Non profit

Un redditometro per i costi dell’adozione internazionale

Definite le spese da pagare, paese per paese, con le autorità straniere

di AiBi

Da domani una coppia italiana disponibile ad adottare, a secondo del reddito familiare, pagherà da un minimo di Lire 1.500.000 (con un’entrata economica annuale di 28 milioni,) ad un massimo di Lire 8.500.000 (con un reddito annuo di almeno 130 milioni).

Da Folgarida, dove Amici dei Bambini ha chiuso i lavori del convegno internazionale “Com’è cambiata l’Adozione Internazionale” vengono due proposte da attuare in Italia e nei paesi stranieri.

Amici dei Bambini attiverà un redditometro per i costi da sostenere in Italia: uno strumento che permetterà ai genitori adottivi di pagare in proporzione alle proprie entrate economiche.

Così la coppia che meno guadagna meno spenderà: non ci saranno più ostacoli economici per aiutare dei genitori disponibili ad accogliere un bambino.

Ma anche all’estero è necessario un cambiamento: le autorità straniere di Albania, Bulgaria, Colombia, Federazione Russa, Perù ed Ucraina, presenti a Folgarida, hanno proposto di fissare dei tetti di spesa, da concordare con gli Enti Autorizzati e la Commissione italiana per le Adozioni Internazionali, in base al costo della vita nei diversi paesi. La proposta è stata accettata dalla Commissione italiana per le Adozioni Internazionali.

Un figlio non ha prezzo, ma specularci sopra no. L’adozione internazionale ancora oggi però porta con sé questa possibilità: i costi sono variabili, ogni ente stabilisce arbitrariamente quanto far pagare ad una coppia di genitori adottivi.

Da qui lo spettro di un mercato dove ogni bambino ha il suo prezzo: da paese a paese le differenze “tariffarie” sono notevoli, da ente ad ente il conto ha delle variabili estreme.

Marco Griffini, Presidente di Amici dei Bambini dichiara: “ Insieme al 50% delle spese detraibili, previsto dalla nuova legge, il redditometro renderà l’adozione internazionale alla portata di tutte le coppie, non solo di quelle più ricche. Questa è la proposta dire basta al mercato dei bambini.”

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