Formazione

Un primo, timido passo

La discussione sul turismo sostenibile al vertice di Cancun

di Alfredo Somozza

Al vertice Wto di Cancun c?era anche l?Organizzazione mondiale del turismo, che a dicembre diventerà Agenzia specializzata delle Nazioni Unite per il turismo. In un vertice dominato dall?argomento agricoltura e caratterizzato da forti tensioni, il turismo, che fa parte del pacchetto Gats (l?accordo sui servizi) non sono state affrontate direttamente. Ma la riflessione su questo settore è stata avviata con un documento del segretario dell?Omt, Francesco Frangialli, che ha lanciato uno slogan: «La liberalizzazione turistica dal volto umano».
L?idea è che il turismo, per espandersi soprattutto nei Paesi meno avanzati, deve darsi come priorità la lotta alla povertà, l?equità e lo sviluppo sostenibile. Concetti cari al movimento, che denuncia un modello turistico che invece è patrimonio di grandi gruppi transnazionali del Nord, che non ha contribuito a creare un reddito duraturo e distribuito equamente e che ha provocato guasti all?ambiente.
Come nella stessa Cancun, del resto. In quella città messicana si vede cosa non funziona nell?industria turistica: alberghi di proprietà straniera, spreco di risorse idriche per turisti (3 milioni l?anno), piscine e campi da golf, mentre gli abitanti hanno acqua per poche ore al giorno e alcuni non sono raggiunti dall?acquedotto, gestito dalla francese Suez. La costa è cementificata e la laguna in via di atrofizzazione per via delle discariche. L?indotto del turismo sui piccoli e medi commercianti è minimo perché i turisti soggiornano con la formula ?all inclusive? pagata nei Paesi di provenienza.
Per questo una delle richieste del documento dell?Omt, ovvero «identificare e ridurre le cosiddette fughe di benefici del turismo verso i tour operator dei Paesi del Nord» è senz?altro lungimirante. Ma si scontra con la logica che sottende alla stessa Wto che ha sempre favorito i grandi gruppi in grado di spostare capitali dai Paesi ad alto reddito non investendo nel tessuto produttivo e sociale del Paese ospitante.
Forse il turismo dovrà aspettare a lungo prima di essere oggetto di discussione a livello mondiale, ma è arrivato il momento in cui i suoi protagonisti non possono più dire che non sanno cosa non è sostenibile. Basta fare due passi a Cancun.

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