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Un pozzo per Nadia e un ministero della pace per tutti i caduti

Entra nel vivo il processo per la morte della volontaria dell'Operazione Mato Grosso, Nadia De Munari, uccisa in Perù nell'aprile 2021. Pochi giorni fa, la sorella ha inaugurato un pozzo costruito in suo ricordo con le donazioni italiane. Una memoria che, insieme a quelle di Regeni, Attanasio, Paciolla, fa rilanciare la proposta di un dicastero che si occupi di questi temi

di Cristiano Morsolin

“Mia cugina Laura ha terminato oggi, 11 settembre, il suo viaggio in Perù , in questi giorni è a Chimbote , ci sarà oggi l’inaugurazione del pozzo nuovo e domani ripartono per tornare in Italia. Riguardo al ricordo di Nadia nelle persone in Chimbote e dei volontari italiani nelle missioni, continua a scrivere sui media italiani”, è il messaggio che rilancia a VITA, Vania De Munari, sorella di Nadia, missionaria laica dell’Operazione Mato Grosso – Omg, uccisa in Perú nell’aprile 2021.

Quale è stato l’obiettivo di questo viaggio in ricordo di Nadia? De Munari aggiunge: “Mia cugina Laura (coetanea di Nadia, 51 anni) è partita il 18 di agosto per il Perù in compagnia di altri sia per fare un trekking ad alta quota (con le guide Omg) e poi al ritorno passa da Nuevo Chimbote, andrà a vedere gli asili e il pozzo a Carbonera (parrocchia di Padre Samuele Fattini) che per sua iniziativa e con il supporto di tanti parenti e amici, è stato finanziato”.

Un pozzo per Nadia

VITA ha raggiunto Laura De Munari: “Il progetto ‘Un pozzo per Nadia’ non è un più un obiettivo, ma una realtà concreta da cui oggi sgorgano acqua e speranza di un mondo migliore, grazie all’impegno di chi in sua memoria, in Italia e in Sud America, si è dato da fare per costruire un’opera buona. E utile. E’ stato infatti completato nei giorni scorsi, in Perù e più precisamente nella comunità di La Carbonera, terra di missioni, lo scavo con la struttura dotata di pompa idraulica annessa che, grazie alla generosità dei vicentini, consentirà alla popolazione locale di attingere all’acqua del sottosuolo. Necessaria se non vitale per il fabbisogno delle famiglie e per le colture, contrastando in questo modo l’arido territorio della zona rurale. L’opera è stata resa possibile dal ricordo di Nadia De Munari, appunto, la volontaria di Schio che ha perso la vita in un agguato a scopo di rapina nella notte del 24 aprile 2021”, prosegue De Munari. “Una raccolta di donazioni personali da parte di parenti e amici, con l’impegno costante dell’associazione Mato Grosso tanto caro a Nadia, oltre ad altre iniziative come il concerto di Natale di Isola, hanno permesso di raccogliere la somma necessaria per l’avvio dei lavori iniziati agli sgoccioli del 2021. Cantiere chiuso di recente prima dell’inaugurazione ufficiale avvenuta la scorso fine settimana, per un pozzo della profondità di 60 metri.

Nel sito, che si trova a circa 500 chilometri dalla capitale peruviana Lima, alla cerimonia siamo stati presenti, insieme al mio compagno Luca Cortiana, per conto della famiglia De Munari, anche il missionario Padre Samuele”, conclude De Munari.

Il prete missionario Samuele Fattini – membro dell’Omg – spiega a VITA che “si tratta in pratica di un villaggio con poco più di 500 abitanti, ma in espansione grazie alle coltivazioni introdotte in anni recenti, un luogo dove mancano ancora parecchi servizi essenziali, a cominciare da fognature e rete elettrica. L’installazione del nuovo pozzo oggi dedicato alla volontaria scledense, a portata di mano della piccola comunità peruviana, è stato reso possibile grazie alla volontà della famiglia d’origine e alla grande generosità di chi le ha voluto bene e la ricorda con affetto. E per tutti i familiari in Italia di Nadia, che dal primo giorno si sono rimboccati le maniche insieme per renderle omaggio come merita la sua memoria, si tratta di un risultato importante. In attesa di raggiungerne altri sempre nel segno della solidarietà e dell’aiuto. I circa 15 mila euro necessari sono stati raccolti attraverso le azioni concrete in primis di Operazione Mato Grosso, di cui proprio Nadia è stata a lungo in pilastro in questi luoghi, dopo la scelta coraggiosa di lasciare l’Altovicentino per dedicarsi ai bambini, come maestra, e alle loro famiglie in terre povere”, conclude P. Fattini.

La mobilitazione della societa civile ottiene giustizia

Ho conosciuto personalmente la missionaria Nadia de Munari, durante vari campi di lavoro nel vicentino durante gli anni ’90 con l’Operazione Mato Grosso.

Secondo le informazioni della stampa locale – Ancash al Dia – si tratta di Moisés López Olórtegui, 24enne, il reo confesso dell’uccisione della missionaria laica dell’Operazione Mato Grosso, presa a mazzate sedici mesi fa. "La sera del 20 aprile 2021 alle 9 ero sdraiato nel mio letto pensando che avevo bisogno di un cellulare da molto tempo, poi mi sono ricordato che nella casa dei bambini 'Mamma Mi'” lasciano i cellulari all’ingresso delle camerette, ecco perché ho deciso di andarci perché è vicino a casa mia", sarebbe stata la confessione agli inquirenti del giovane omicida come riporta il quotidiano locale Ancash Dia. Doveva essere solo un furto, di notte, ma la missionaria laica scledense ha sorpreso il ladro quando aveva già rubato due cellulari e questi ha reagito con violenza, usando un martello. E ha infierito su di lei. La cinquantenne vicentina è sopravvissuta solo pochi giorni, è stata dichiarata morta il 24 aprile.

La confessione dell’autore del crimine efferato è il risultato di una strategia e pressione della societa civile italiana in America Latina che ha canalizzato la richiesta di giustizia e verita, espressa anche a VITA nell’articolo I sacrifici di missionari e costruttori di pace chiedono a gran voce un Ministero della Pace , da parte di Vania, sorella di Nadia e di Katia, cugina di Nadia, gia assessore all’istruzione del comune di Schio (Nadia era originaria di Giavenale), all’importante presa di posizione della presidente del Congresso (parlamento) peruviano, nel maggio 2021, Mirtha Vásquez (leader ambientalista progressista), che, in risposta a un tweet di chi scrive, così si era espressa così: “Sono costernata, la mia condanna e indignazione per questo attacco brutale. Nadia, come molti altri volontari stranieri, viene per vocazione ad aiutare in modo solidale il nostro Paese. Pretendiamo dal ministero dell’Interno una seria indagine”.

A questa pressione si era unito anche il vescovo de Chimbote, monsignor Ángel Francisco Simón Piorno, “preoccupato delle ripercussioni internazionali di questa sconcertante norte di una missionaria che non aveva mai ricevuto minacce”.

In questo percorso si sottolinea che vari mass media peruviani, come per esempio La Republica di Lima, Ancash al Dia, el Comercio e Peru21 di Lima, hanno mantenuto accesi i riflettori mediatici, aggiornando l’evoluzione del processo, anche per il riconoscimento locale del lavoro missionario dell’Operazione Mato Grosso, che ha avviato anche la causa di beatificazione per assessinato del sacerdote Daniele Badiali, attraverso la Diocesi di Faenza.

Vania, sorella di Nadia, con coraggio e determinazione, nel giugno 2021 aveva incontrato personalmente il Papa, chiedendo a Francesco aiuto per spezzare “il muro di omertà che circonda questo delitto”. Ora Vania de Munari rivela dettagli della recente udienza di accusazione della giudice, Sara Chira Tello, che romperebbe il muro di omertá e insabbiamento che invece caratterizza altri casi simili come Mario Paciolla in Colombia e Giulio Regeni in Egitto.

La morte tragica della missionaria Nadia De Munari rivela l’ostinazione della sorella Vania per ottenere giustizia e verità per Nadia, se accompagnata dalla richiesta di un’indagine giudiziaria indipendente (dai poteri locali), efficace e con standard internazionali, come sollecitata dalla presidente del parlamento nazionale, Mirtha Vasquez, con la pressione mediatica locale, ha provocato l’impegno del magistrato incaricato che sta chiedendo la massima pena, l’ergastolo per questo efferato crimine, subito documentato dal quotidiano Anchas al Dia, che ha pubblicato integralmente la confessione dell’autore”.

Reo confesso rischia ergastolo

Vania de Munari, sorella di Nadia, da Schio (Vi) commenta: “Proprio giovedì 23 luglio 2022 c’è stata l’udienza (online) “de Accusacion” a cui seguirà il processo. Avvocata, Alessandra può fare poco dall’Italia ma siamo fortunati che la Fiscal, Sara Chira Tello sta lavorando accuratamente. Il reo-confesso è l’unico indiziato e rischia l’ergastolo.

La cugina Katia De Munari, ex assessore all’istruzione di Schio (Vicenza), era riuscita ad ottenere una presa di posizione del Parlamento europeo, dove il capogruppo del Partito democratico, Brando Benifei, in una interrogazione ha sottolineato che: “Nella missione di Nuevo Chimbote e in altre missioni in Perù, abitate da migliaia di persone in condizioni di estrema povertà – lavorano altri 350 volontari italiani che ora temono per le proprie vite, perché è forte il sospetto che l'omicidio non sia avvenuto a scopo di furto ma per motivi legati al lavoro della missione, che potrebbe essere "scomodo" per alcuni. La polizia locale sta indagando sul caso, ma è urgente fare pressioni per una sua veloce risoluzione e punizione dei colpevoli e proteggere le vite dei volontari e dei poveri da loro assistiti”. L’Alto Rappresentante/Vicepresidente Josep Borrell a nome della Commissione europea, aveva risposto che “nell'ambito del monitoraggio continuo della situazione della sicurezza in Perù, la delegazione dell'UE solleva regolarmente il tema della sicurezza dei volontari in Perù durante le sue riunioni consolari con gli Stati membri e adotta misure adeguate nell'ambito delle sue competenze e in stretto coordinamento con le autorità nazionali”.

Impegno del vescovo Giorgio

E’ adesso importante l’impegno mediatico di VITA per dare costantemente attenzione all’evolversi del processo di Nadia – che accompagnava 500 bambini poveri delle periferie abbandonate di Nuevo Chimbote, simbolo del mondo veneto della solidarietà – dove anche il Vescovo di Huari, Mons. Giorgio Barbetta la definisce “martire della carità” anche davanti al Papa Francesco. Il coraggio di Vania De Munari, sorella di Nadia, si sta riflettendo anche nello spronare l’Operazione Mato Grosso Omg (fondata dal salesiano padre Ugo De Censi) a un maggior impegno. Per esempio il vescovo di Huari, mons. Barbetta, oggi figura di riferimento ecclesiale dell’Operazione Mato Grosso, dopo la morte del padre De Censi, ha dato la sua benedizione formale (scrivendo due lettere) affinché centinaia di volontari italiani e catechiste e laici peruviani degli oratori delle Ande, che lavorano nell’Operazione Mato Grosso – protestino a Anchash e Lima, con mobilitazioni, marce, manifesti, slogan, affinché il presidente della Repubblica, Castillo non tolga le licenze dei rifugi andini, costruiti in alta quota da tanti giovani italiani e peruviani che servono a finanziare le missioni Omg nelle Ande. Il vescovo Barbetta, 51 anni, arringa la mobilitazione dei giovani missionari.

Un ministero per onorare i caduti della pace

Per fare memoria di Nadia De Munari, del nostro ambasciatore in Congo, Luca Attanasio, di altri “costruttori di ponti e di pace in zone di guerra e conflitti strutturali” come i già citati Paciolla e Regeni, il prossimo Governo dovrebbe promuovere il ministero della Pace, come richiesto da varie voci della società civile italiana come Comunità Papa Giovanni 23, Focsiv, Cipsi, Osservatorio Selvas, Comunita Sant’Egidio (Paolo Ciani), Pax Christi. Il ministero della Pace “garantirebbe un dialogo illuminato per elevare, articolare, indagare e facilitare soluzioni strategiche nonviolente ai conflitti interni e internazionali, fornirebbe all’interno del governo una competenza nella trasformazione nonviolenta dei conflitti, attraverso la quale si potrebbero attuare tutti gli spazi inesplorati della Carta delle Nazioni del ’45”.

*esperto di diritti umani in America Latina, dove vive dal 2001, qui il suo blog

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