Mondo

Un piccolo passo. Aspettando l’Europa

Parla Marina Sereni, responsabile esteri Ds.

di Ettore Colombo

“Nella nuova risoluzione Onu vedo chiaroscuri più che una svolta, ma ora venga avanti l?Europa”, condensa il suo pensiero Marina Sereni, parlamentare e responsabile Esteri dei Ds, in un?intervista a Vita che fa intravedere molte novità nella posizione dell?Ulivo sull?Iraq. Magari dopo le elezioni. Vita: è il momento della tanto sospirata svolta con la nuova risoluzione Onu per l?Iraq? Marina Sereni: Gli Usa, dopo la scelta della Spagna di ritirare le proprie truppe e con l?avvicinarsi delle elezioni, hanno accettato quello che prima negavano. La risoluzione del Consiglio di sicurezza non è affatto inutile e promette sviluppi interessanti ma siamo lontani dalla definizione di svolta, dai fatti nuovi che abbiamo chiesto anche in Parlamento come Ulivo, cioè dal conferimento all?Onu dell?effettiva guida politica e militare della transizione in Iraq. Sul piano politico la risoluzione si concentra solo sui rapporti che si stabiliranno tra governo provvisorio iracheno e forza di occupazione. Sul piano militare, poi, la risoluzione è particolarmente insoddisfacente perché se c?è l?invito ad altri Paesi a contribuire alla forza multilaterale e l?impegno a riferire al Consiglio di sicurezza, non si modifica la catena di comando militare, che resta nelle mani degli Usa. Le truppe d?occupazione devono cooperare con il governo provvisorio, ma se questo non è d?accordo con i militari sulle decisioni operative da prendere, a chi spetta l?ultima parola? Vita: Un quadro a chiaro-scuro più che una vera svolta? Sereni: La nuova risoluzione dell?Onu era e resta un atto dovuto e rappresenta un?indubbia accelerazione. Il punto di equilibrio trovato, grazie soprattutto alle pressioni della Francia, è sul graduale passaggio di poteri alle autorità irachene. In questo quadro però non è indifferente la composizione del nuovo governo ad interim. Il delegato dell?Onu, Brahimi aveva chiesto la nomina di personalità indipendenti, meglio se tecnocrati e professionisti neutrali, non legati all?attuale autorità militare e non interessati alle prime elezioni politiche, previste per il 2005. Il nuovo governo provvisorio è invece il risultato di una mediazione tra il governatore Bremer e il consiglio governativo uscente, entrambi espressioni solo degli Usa. Brahimi, su questo punto, ha protestato in modo ben poco diplomatico. Un vizio d?origine che pesa. Vita: Cosa deve fare il nuovo governo iracheno per dimostrarsi credibile? Sereni: Il nuovo governo ad interim deve riuscire a dimostrare di essere realmente indipendente dagli Usa, tema sul quale la popolazione è molto sensibile, e deve dimostrare di saper riuscire ad affrontare i problemi della vita quotidiana della sua gente, afflitta dalla mancanza di servizi e risorse essenziali. Bisogna dare agli iracheni la percezione che sta finendo l?occupazione militare, che si volta pagina. Se questo non accade, la violenza aumenterà invece di diminuire. E non c?è solo il terrorismo, in Iraq, ma anche una vera opposizione interna armata. Vita: Alla luce della risoluzione, cambierà la posizione dell?Ulivo sul ritiro delle truppe? Sereni: Come lista unitaria crediamo, a differenza della sinistra radicale, che se le Nazioni Unite assumono la guida politica e militare della forza multinazionale, l?Italia deve contribuire anche sul piano militare alla transizione. Specie dopo le torture l?avvicendamento graduale tra le forze occupanti sarebbe salutare, ma non vedo una reale apertura degli Stati Uniti alla presenza militare dei Paesi europei che non erano d?accordo con la guerra (Francia e Germania) né dei Paesi arabi e mediterranei, come da noi sempre richiesto. Con la nuova risoluzione è essenziale comunque un?iniziativa unitaria dell?Europa che ottenga la presenza militare dei Paesi che si sono opposti alla guerra e sono membri del Consiglio di sicurezza o ad esso candidati. L?Italia dovrebbe promuovere e favorire una concertazione a livello europeo per dare un seguito alla risoluzione e perché l?Europa decida tutta assieme che cosa fare in Iraq.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA