Politica
Un piano per mettere in sicurezza il reddito di tutti
Cristiano Gori, Asvis e Forum Disuguaglianze e Diversità hanno proposto due misure per mettere in sicurezza immediatamente il reddito dei 6-7 milioni di lavoratori rimasti fuori dal "Cura Italia": «Situazioni eccezionali richiedono risposte eccezionali, però bisogna evitare di ridursi a inseguire le emergenze della settimana. Serve un piano che parli a tutta la società, non solo a pezzi di essa». Eccolo spiegato
Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD) e Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), assieme a Cristiano Gori, docente di politica sociale all’Università di Trento, hanno avanzato una proposta per fronteggiare immediatamente la perdita di reddito delle famiglie dovuta alla crisi innescata dalla pandemia Covid-19, integrando il Decreto “Cura Italia”. Vita ha già presentato i due nuovi strumenti che sono stati portati nel dibattito, il Sostegno di Emergenza per il Lavoro Autonomo (SEA) e il Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza (REM). Ma è l’intero frame della proposta ad aver conquistato attenzione nel dibattito politico ed istituzionale. Ne parliamo con Cristiano Gori.
Qual è il senso complessivo della vostra proposta, a monte rispetto agli strumenti specifici che avete indicato? Il vostro slogan è “nessuno resti indietro”…
La proposta vuole raggiungere tutte le persone e le famiglie colpite da una caduta di reddito a seguito della pandemia, colmando i buchi lasciati dal Cura Italia. Se guardiamo ai lavoratori privati, che sono circa 21 milioni, il Cura Italia ne mette in protezione circa 13-14 milioni: noi interveniamo sugli altri 6-7. “Universalismo” vuole dire non parlare a singole parti della società, ma alla società nel suo insieme. Questo per noi è molto importante: ci è spiaciuto, ad esempio, che inizialmente della nostra proposta abbia suscitato interesse quasi solo il Rem-Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza, mentre per noi “non c’è REM senza SEA”, cioè il sostegno straordinario ai lavoratori autonomi, e viceversa. È necessario un piano che guardi alla società nel suo complesso: ci deve essere un momento in cui il Governo faccia un annuncio di questo tipo, “per i prossimi quattro/cinque mesi mettiamo in sicurezza il reddito di tutti, differenziando le risposte in base alle specifiche esigenze di ognuno”. È chiaro per esempio che per qualche mese con il REM si debba allentare un po’ l’aspetto dei controlli e delle sanzioni: ciò è equo e accettabile se contemporaneamente si rafforza la protezione per tutti gli altri.
Questa è la prima obiezione mossa alla vostra proposta: perché dare un reddito a chi fino a ieri lavorava in nero?
Perché è al limite della sopravvivenza. Ma è una misura a tempo e bisogna dirlo chiaramente. Ciò si può fare solo se intanto hai dato protezione ai dipendenti, con la cassa integrazione e hai costruito un sostegno solido per i lavoratori autonomi. È l’unico modo: appunto un piano che guardi a tutta la società.
Perché dare un reddito a chi fino a ieri lavorava in nero? Perché è al limite della sopravvivenza. Ma è una misura a tempo e bisogna dirlo chiaramente. Ciò si può fare solo se intanto hai dato protezione ai dipendenti, con la cassa integrazione e hai costruito un sostegno solido per i lavoratori autonomi. È l’unico modo: un piano che guardi a tutta la società
Cristiano Gori
Perché insistete molto sul fatto che le misure dovrebbero essere temporanee?
Situazioni eccezionali richiedono risposte eccezionali… Da un lato, i tempi della crisi impediscono di costruire risposte complesse e articolate, dall’altro però bisogna evitare di ridursi a un eterno breve periodo, nel quale si inseguono le emergenze settimana dopo settimana. Temporaneo per il REM significa allargare la possibilità di ricevere il Reddito di Cittadinanza, per un periodo limitato (l’allentamento dei controlli deve assolutamente essere solo per un periodo limitato); ma per il SEA vuol dire sviluppare, di nuovo con una misura temporanea, la scelta inedita fatta con il Cura Italia, che per la prima volta ha riconosciuto un sostegno ai lavoratori autonomi in difficoltà occupazionali. Adesso non c’è tempo di farlo, ma superato questo primo periodo bisognerà mettersi nell’ottica di disegnare uno strumento strutturale per le fasce fragili degli autonomi in difficoltà occupazionali, partendo appunto dal SEA.
L’altro concetto chiave delle vostre proposte è che risposte devono essere “a misura delle persone”. Vuole provare a concretizzarlo?
Il progetto nel suo insieme è basato sull’idea di arrivare a tutti ma riconoscendo le differenze. Ad esempio, noi non proponiamo 600 euro indistinti a tutti gli automi, come nel “Cura Italia”, ma un contributo di importo differenziato in base a due obiettivi. Per sostenere chi è in maggiore difficoltà, l’ammontare è determinato in modo progressivo secondo le condizioni economiche della famiglia del lavoratore. Per mantenere la capacità produttiva del lavoro autonomo, inoltre, l’importo è anche parametrato alla perdita di guadagno (in proporzione al proprio volume abituale di attività), così da supportare in modo più intenso chi ne è stato maggiormente colpito.
Il SEA va nella direzione di sviluppare la scelta inedita fatta con il Cura Italia, che per la prima volta ha riconosciuto un sostegno ai lavoratori autonomi in difficoltà occupazionali. Adesso non c’è tempo, ma superato questo primo periodo bisognerà mettersi nell’ottica di disegnare uno strumento strutturale per le fasce fragili degli autonomi in difficoltà occupazionali, partendo appunto dal SEA
La necessità di dare risposte velocemente ai tanti colpiti da una caduta di reddito è cruciale. La vostra proposta è davvero concretamene realizzabile in tempi rapidi?
Sì, perché introduce un numero limitato di cambiamenti mirati. Infatti, si basa sulle prestazioni introdotte con il Decreto “Cura Italia” e su quelle di cui già dispone il nostro welfare state, modificandole come necessario ma senza stravolgerle. Vengono mantenute alcune tutele già in essere – cioè le indennità di disoccupazione per i dipendenti stabili e parasubordinati (Naspi e Dis-Coll) e le varie forme di Cassa Integrazione previste a seguito del Covid-19 – e se ne modificano altre, dando vita a due nuovi strumenti, appunto il Sostegno di Emergenza per il Lavoro Autonomo (SEA) e il Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza (REM). Poche misure, dunque, per facilitare la realizzazione del piano e per non disorientare i cittadini.
C’è un tempo entro cui tutto ciò va fatto? Quanto tempo c’è per evitare di cadere nell’eterno breve periodo?
È chiaro che aprile sarà ancora il mese delle misure transitorie. Però, già entro la prima metà del mese il Governo dovrebbe annunciare che ci sarà un piano a partire da maggio e che già da questo aprile le misure saranno modificate in quella direzione.
L’unico modo per pensare al futuro è mettere in sicurezza l’immediato presente. Aprile sarà ancora il mese delle misure transitorie, però già entro la prima metà del mese il Governo dovrebbe annunciare che ci sarà un piano a partire da maggio e che già da questo aprile le misure saranno modificate in quella direzione.
In che senso la vostra proposta si orienta a futuro?
L’unico modo per pensare al futuro è mettere in sicurezza l’immediato presente, appunto con un piano per i prossimi mesi. In questo modo si consentirebbe alle famiglie di guardare avanti con maggiore tranquillità. Inoltre, assicurare al sistema del welfare misure certe in questi mesi successivi all’insorgere del Covid-19 permetterebbe ai decisori e al dibattito di porre attenzione anche sugli interventi necessari nelle fasi successive.
L’altra critica che vi hanno fatto riguarda l’assenza di stime sul costo della vostra proposta. Come risponde?
La risposta ufficiale è che non abbiamo avuto tempo di elaborare stime, per l’esigenza di intervenire subito nel dibattito. Ma la risposta vera è un'altra. Noi per alcune di queste misure abbiamo ipotesi di spesa, ma non le abbiamo mostrate proprio per portare l’attenzione sull’approccio insieme di sistema e concreto che abbiamo voluto proporre alla politica. Se avessimo presentato delle cifre, l’attenzione si sarebbe concentrata su quelle. Mentre, prima ancora di confrontarsi sulla spesa, bisogna convincere la politica ad adottare un approccio che guardi a tutta la società, pensi ad interventi semplici e realizzabili, e metta in sicurezza il reddito delle famiglie nei prossimi mesi.
Foto Unsplash
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