Mondo

Un piano Marshal? No, apriamo i mercati

Parla Lucio Caracciolo, docente di politica internazionale."All’Africa non servono operazioni di ingegneria finanziaria"

di Paolo Manzo

Ha ancora senso fare cooperazione internazionale verso l?Africa, visti i numeri di Pil pro capite, in costante calo nel continente nero, negli ultimi 30 anni? Vita lo ha chiesto a Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, una delle più autorevoli agorà di riflessione e informazione geopolitica in Europa. «Certamente non è e non sarà la cooperazione a risolvere i problemi dell?Africa. Dobbiamo avere il senso della misura: potrà incidere in alcune realtà locali, creerà in alcune realtà una cultura più avanzata ma non potrà cambiare i grandi numeri dell?Africa, né in termini di Pil né tanto meno in termini di Pil pro capite», spiega Caracciolo, con i suoi modi gentilissimi ma, allo stesso tempo, chiari, netti, ragionati all?ennesima potenza. Vita: Quindi sull?Africa ?smettiamola di prenderci in giro? è il suo messaggio? Caracciolo: No. Ritengo si faccia bene a fare cooperazione e, anzi, faremmo bene a farne di più. La metà dei nostri aiuti pubblici allo sviluppo va in Africa, ma la nostra cooperazione oggi è – di fatto – quasi azzerata. Vita: Perché a suo avviso? Caracciolo: Per le note vicende di carattere politico giudiziario di inizio anni 90, che hanno consigliato i nostri governi di ridurre molto la cooperazione internazionale. Sia nel budget complessivo, sia nella proiezione esterna. Vita: Per quanto concerne le politiche di aiuto internazionale del passato, quali quelle da cui prendere le distanze e quali su cui – a suo avviso – bisogna puntare? Caracciolo: Qualsiasi politica di cooperazione dipende, oltre che dalla volontà e dalla disponibilità del Paese più ricco, chiamiamolo il Paese ?offerente?, anche dal carattere, dalla disponibilità e dai metodi del Paese e, soprattutto, del governo ?recipiente?. Il guaio fondamentale dell?Africa è che in molte parti del continente nero non abbiamo strutture statuali e, quando le abbiamo, molto spesso sono gestite in modo patrimoniale da alcuni leader politico, religiosi o tribali. Perciò sappiamo che una buona parte di quelli che possono essere i nostri aiuti, nonostante le nostre migliori intenzioni, finiranno in mani che non ne fanno un uso particolarmente mirato sui bisogni della popolazione. Questo è un collo di bottiglia, un ?bottle neck? per dirla all?inglese, da cui è difficile uscire, se non con delle iniziative da società a società che, però, in regimi autoritari e/o in situazioni caotiche – che sono i casi classici dell?Africa – funzionano con molta difficoltà. Vita: Per risolvere il problema della scarsità degli aiuti da parte degli Stati ?offerenti?, il ministro delle Finanze di Blair, Gordon Brown, ha proposto una sorta di Piano Marshall per l?Africa. Che ne pensa? Caracciolo: Che da quando hanno fatto il Piano Marshall gli statunitensi, tutti provano ad imitarlo. In questo caso temo che siamo ancora nell?ambito delle cattive imitazioni? Vita: In che senso, scusi? Caracciolo: Nel senso che tutti sanno che sono stati posti degli obiettivi in sede internazionale per l?aiuto all?Africa e ai Paesi meno sviluppati, che questi obiettivi sono molto lontani dall?essere raggiunti e che, infine, si fanno molte iniziative estemporanee per distogliere l?attenzione da questa? lontananza. Ecco, mi pare che la proposta Gordon Brown rientri sicuramente in questa fattispecie? Vita: Un escamotage per arrivare solo contabilmente ai Millennium Goals? Caracciolo: Esattamente. Per salvarsi l?anima bella, senza ottenere risultati concreti. D?altronde ci sono delle questioni strutturali che riguardano l?Africa e che non sono mai affrontate. Per esempio il fatto che le maggiori potenze economiche, compresa l?Europa, abbiano fatto delle politiche protezionistiche nei confronti del mondo meno sviluppato in generale e, in particolare, verso l?Africa. L?apertura dei nostri mercati a quelle poche merci che, comunque, possono essere prodotte in quei Paesi sarebbe già un aiuto importante. Così come sarebbe fondamentale l?abbattimento del debito estero di quei Paesi.


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