Mondo

Un Piano dai grandi della Terra. L’Africa e quegli Otto

Una giornata del summit di Kananaskis sarà dedicato alla crisi africana.

di Emanuela Citterio

Segnatevi la data: il 27 giugno viene celebrata la rinascita dell?Africa. Lo annunceranno gli otto potenti della terra riuniti a Kananaskis, in Canada, dal 26 al 28 giugno. Il secondo giorno del G8 sarà infatti dedicato interamente al continente più povero del mondo, subito dopo la conclusione dei lavori su terrorismo ed economia. Protagonista sarà il Piano d?azione per l?Africa, che verrà presentato, approvato e, assicurano i Paesi del G8, fatto partire all?indomani del vertice.

Un Piano Marshall
Annunciato come una sorta di ?piano Marshall per l?Africa?, è un programma di rilancio dell?economia del continente messo a punto sulla base del Nuovo partenariato per lo sviluppo dell?Africa (Nepad – New partnership for Africa?s development), nato dall?iniziativa dei presidenti di Senegal, Sudafrica, Nigeria e Algeria.
Per capire come mai il continente dimenticato sia nell?agenda dei Paesi più ricchi del pianeta bisogna risalire all?ultimo G8 dove, a nome della neonata Unione africana, i presidenti di 5 Paesi hanno presentato non l?ennesima lista di richieste, ma un articolato piano di rilancio del continente: la ?Nuova iniziativa africana?. Un progetto, cioè, che nasce dalle riflessioni di economisti, governanti, politici africani, maturato all?interno dell?Africa, in particolare dalla rielaborazione di due programmi già esistenti: l?Omega, sostenuto dal Senegal, e il Millenium Partnership for African Recovery Programme (Map) di Sudafrica, Nigeria e Algeria.
L?Africa, insomma, che pensa a se stessa, che cerca da sé le soluzioni più idonee per uscire dalla povertà e dal sottosviluppo. «Un radicale cambiamento di mentalità», lo ha definito il presidente del Mozambico, Joaquim Mulembwe al vertice Fao «a cominciare da noi africani, che dobbiamo pretendere di diventare da assistiti ad autentici partners».
I Paesi africani hanno chiesto la collaborazione di quelli occidentali mettendo sul tavolo l?accesso ai mercati dei loro prodotti, l?annullamento del debito e la cooperazione nella creazione di infrastrutture. I Paesi occidentali chiedono invece garanzie sulla democraticità dei governi e impegno per la risoluzione dei conflitti, in modo da attrarre investimenti privati.

La risposta in Canada
La vera risposta su cosa sarà il Piano per l?Africa, quello definitivo e approvato dal G8, si saprà solo a Kananaskis. Dal summit di Genova a oggi, i leader africani del Nepad si sono incontrati più volte, e lo stesso hanno fatto i rappresentanti personali degli ?otto grandi? (più Prodi per l?Ue), incaricati di elaborare programmi concreti di intervento del G8 nel continente. In Africa negli ultimi mesi le reazioni sono state contrastanti. «Il Nepad è stato elaborato dai leader africani, la popolazione dei Paesi interessati non ne sa niente», dice Koubo Singa Gali, direttrice del giornale indipendente ciadiano L?Observateur. «Nemmeno le organizzazioni della società civile sono state coinvolte nell?elaborazione delle linee progettuali. E si tratta di un piano che verrà presentato a nome dei popoli africani».
In Italia, lo scorso 23 aprile è stata indetta una riunione per far conoscere il Nepad. A Palazzo Chigi sono stati convocati esponenti delle imprese. C?era il presidente dell?Eni, il rappresentante di Microsoft e quello di Agriconsulting, esponenti di Confindustria, Confcommercio e Confartigianato. E la Farnesina sta programmando tour di imprenditori nei Paesi dell?Africa occidentale. Sergio Marelli, presidente delle ong italiane ha partecipato come unico rappresentante della società civile. «Le nostre perplessità sono sorte dopo aver lungamente consultato i partner africani, che non sono stati coinvolti per nulla nel Nepad», afferma, «e l?esperienza ci fa dubitare dell?efficacia di grandi piani straordinari calati dall?alto». Fonte di perplessità è anche la forte sottolineatura del ruolo del settore privato. «Nessuno nega la necessità di inserire l?Africa nel mercato», continua Marelli, «anche attraverso gli investimenti privati, purché altrettanta attenzione venga rivolta agli aspetti sociali, come scuola e sanità, attraverso una seria politica di cooperazione. Il pericolo», prosegue, «è che venga presentato un piano a nome degli africani, magari promettendo ?Internet per tutti?, tenendo conto più degli interessi industriali dell?Occidente che dei bisogni dell?Africa».

Primato alla politica
Secondo Jean Leonard Tuadi, giornalista congolese, è necessario recuperare il primato della politica sull?economia: «Il Nepad fa discutere la stessa classe intellettuale, che ha contribuito alla nascita dell?Unione Africana, per il suo linguaggio fortemente neoliberale che concede troppo agli interessi dei privati». «Non si è mai visto che i ricchi facciano gli interessi dei poveri, per questo è indispensabile una visione più ampia, che solo etica e politica possono avere», prosegue. «Ciò non fa venir meno il valore dello stesso Nepad: è la prima volta che i Paesi africani parlano a una sola voce e presentano una proposta comune dopo aver guardato in faccia i propri mali. Il Nepad è un punto di partenza».

cos?è il Nepad
Obiettivi ufficiali: diminuire il divario fra Paesi industrializzati e Africa, incentivare l?ingresso dell?Africa nel mercato globale, aumentare gli investimenti stranieri nel continente,
migliorare le infrastrutture
e i trasporti

Struttura: un segretariato a Pretoria (Sudafrica) e 5 aree regionali
Aree e Paesi: Camerun, Gabon, São Tomé e Principe (Africa centrale); Etiopia , Mauritius, Ruanda (Africa orientale); Algeria, Egitto, Tunisia (Africa del nord); Botswana, Mozambico, Sudafrica (Africa del Sud); Mali, Nigeria, Senegal (Africa occidentale)
I 5 Paesi guida: Algeria, Egitto, Nigeria, Senegal, Sudafrica.
Il leader indiscusso del Nepad: Thabo Mbeki, presidente del Sudafrica
Sito Nepad: www.nepad.org
Sito G8 di Kananaskis: www.g8.gc.ca

Emanuela Citterio
(ha collaborato
Joshua Massarenti)

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