È ripartita la corsa verso l’esplorazione del pianeta Marte, in vista di una futura colonizzazione umana. Il parassita che sta rapidamente devastando il Pianeta Azzurro, l’unico che presenti il miracolo della vita, potrà così tra pochi anni infettare anche il Pianeta Rosso.
“E che ce vo’ ?, dicono gli esperti. In fondo sono solo 566 milioni di chilometri e solo sedici mesi di viaggio: “Che volete che sia? Già oggi gli equipaggi dei sottomarini nucleari trascorrono chiusi periodi più o meno equivalenti.”
“Ma poi volete mettete la gioia di poter posare il piede in un luogo in cui la temperatura media è di 60 gradi sottozero, un’atmosfera per il 95% composta da anidride carbonica (Co2),con una gravità di un terzo di quella terrestre e le continue tempeste e radiazioni solari in un deserto di sabbia e sassi senza una traccia di acqua o di vita vegetale? Un vero sballo!”
Il costo? Una bazzecola: solo mille miliardi di dollari, un po’ più del deficit dell’Italia.
E già file di decerebrati fanno la fila per poter trascorrere una vacanza da marziani. Una coppia si è già prenotata per le ferie del 2018.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” diceva il padre Dante.
E così, per superare le ultime Colonne d’Ercole, un’umanità incosciente si prepara a spendere cifre immani. L’obbiettivo? Si tratta, dicono gli esperti, di un investimento sul nostro futuro. Nientemeno che sulla sopravvivenza dell’umanità!
L’idea è che su Marte si possano trovare risorse minerarie essenziali. La nostra fame di materie prime potrebbe finalmente trovare uno sbocco , riuscendo così a liberarci dall’incubo di vivere su un pianeta “finito”, cioè con risorse scarse che a un certo punto si esauriranno. La logica avida e irresponsabile che spinge a saccheggiare le ultime risorse, non solo minerarie, del nostro Pianeta, potrà trovare sfogo su Marte. E già si intravedono carghi spaziali colmi di uranio, platino, oro, diamanti fare la spola tra la Terra e Marte, nutrendo un’umanità che non si rassegna a porsi dei limiti nella sua ingordigia e nella sua dissennata crescita.
D’altra parte l’assalto ai Poli, favorito dallo scioglimento dei ghiacci, per succhiare petrolio, scavare nichel e uranio, e risparmiare sui viaggi per mare sono un modello da esportare ovunque. E la devastazione delle ultime foreste tropicali per coltivare soia, palme da olio e foraggi per il bestiame, il saccheggio degli stock ittici, la cementificazione dei suoli agricoli, lo sperpero delle risorse idriche, l’inquinamento dell’aria respirabile, altro non sono che i tremendi sintomi di una irresponsabile e suicida visione della vita.
Il sogno, sfatato oramai quello delle colonie lunari, rivelatasi una bufala pazzesca, titilla i cervelli di tanti intrepidi personaggi che, del tutto indifferenti ai disastri che le loro idee stanno già adesso inferendo a Madre Terra, vagheggiano fughe in avanti in colonie marziane dove trasferire il surplus della popolazione umana che veleggia serenamente verso gli 11 miliardi di “bocche da sfamare”.
Il vecchio Ugo La Malfa disse un giorno che gli italiani si comportano come un popolo nomade il quale, esauriti i pascoli e le foreste di un territorio, migra verso altri luoghi da sfruttare.
E’ proprio quello che si sta verificando anche a livello globale. Un Pianeta usa e getta o “vuoto a perdere” per una popolazione cieca e ingorda che non accetta limiti e diversi stili di vita.
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