Formazione

Un pezzo di Cisl cambia veste

A sorpresa il sindacato in pole position

di Maurizio Regosa

Nel 2010 le Camere di commercio devono creare i registri speciali per le imprese sociali. E l’istituto di formazione del sindacato è stato tra i primi a farsi avanti Ci si è messo anche un grande sindacato (la Cisl). O meglio una sua struttura, lo Ial, che da 50 anni si occupa di formazione e di riqualificazione dei lavoratori: dalle 16 realtà regionali che lo compongono nasceranno altrettante imprese sociali, cui se ne affiancherà una nazionale. «Una scelta nella continuità», premette Graziano Trerè, amministratore delegato (nella foto), «lo Ial è da sempre una realtà non profit. Dunque la scelta verso l’impresa sociale è stata naturale». Sarà, ma per essere non profit, diciamolo, lo Ial (con circa 2.700 dipendenti, un piccolo esercito di consulenti, un’utenza di circa 50mila lavoratori e un fatturato “consolidato” di 240 milioni), ha pur sempre percorso una strada abbastanza in discesa. O piuttosto in significativa sintonia con il flusso dei fondi che le Regioni decidevano di stanziare: non a caso dove i governatori sono stati più sensibili alla formazione dei lavoratori, ci sono oggi gli Ial più importanti (al primo posto c’è quello siciliano).
«Oggi il 90% delle risorse ha provenienza pubblica», aggiunge Trerè, «ma con questa trasformazione contiamo di ridurre questa percentuale al 40, incrementando le risorse private, provenienti da vari soggetti, anche non profit. Tra le risorse private consideriamo i fondi interprofessionali, nati da un accordo tra aziende e sindacati». Impresa sociale come strumento di autonomia dunque: entrare nel mercato, competere con esso e con le sue regole (e di conseguenza responsabilizzare ulteriormente i dirigenti, che non saranno più scelti “politicamente”) potrebbe consentire di ribadire la propria indipendenza dalla politica e dai partiti. Una scelta lodevole. Viceversa la mission non cambia; semmai si precisa: «Intendiamo caratterizzarci soprattutto sulla formazione lungo tutto l’arco della vita, consapevoli che un percorso di riqualificazione può consentire al lavoratore, magari in cassa integrazione, di aprirsi nuove possibilità senza interrompere il rapporto con l’azienda». Le nuove 16 imprese sociali regionali avranno ovviamente autonomia: «il modello è quello della rete, alla quale la struttura nazionale farà da rappresentanza». Quanto ai tempi, dovrebbero essere rapidi: il percorso sarà concluso entro i primi sei mesi del 2010. I risultati li conosceremo nei prossimi bilanci sociali ai quali dovrebbe affiancarsi un «bilancio sociale consolidato per informare circa gli effetti di sistema che questa trasformazione sicuramente porterà con sé», chiosa Trerè.


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