Politica

Un permesso di lavoro per i clandestini sfruttati

Questa la risposta del ministro Amato dopo il caso degli schiavi dei campi denunciato da MSF.

di Redazione

I primi regolarizzati potrebbero essere proprio i coltivatori di pomodori ridotti in condizioni di schiavitù nei campi del foggiano. A denunciarne lo sfruttamento è stata l’associazione Medici Senza Frontiere, che dal 2003 segue un progetto sul campo, ora dal ministro dell’Interno è arrivata la risposta. Sembre aprirsi la strada per un permesso di soggiorno ai lavoratori stranieri irregolari vittime di sfruttamento che denunciano i loro aguzzini e una commissione ad hoc per verificare queste situazioni inaccettabili.
Sono due degli strumenti che il min. dell’Interno Giuliano Amato vuole mettere in campo per contrastare i casi di sfruttamento dei lavoratori stranieri spesso molto vicini, come testimoniano le cronache di questi giorni, alla riduzione in schiavitù.
Amato, come conferma una nota del Viminale, “sta studiando una modifica dell´articolo 18 del Testo Unico sull’immigrazione che prevede una speciale tutela, anche attraverso la concessione di un permesso di soggiorno, per gli stranieri clandestini sottoposti a sfruttamento da parte di organizzazioni sulle quali si indaga per reati di particolare gravità”. Oggi l’articolo 18 viene applicato per lo più per dare protezione alle donne straniere sottratte al racket della prostituzione, con la modifica si estenderà la tipologia dei reati, “offrendo così una copertura più ampia agli immigrati sottoposti a inaccettabili forme di sfruttamento”.
Ieri il Ministro dell´Interno ha concordato con il Capo della Polizia, Prefetto Giovanni De Gennaro, l´istituzione di una commissione che verificherà in tempi brevi le situazioni di illegalità connesse allo sfruttamento dei lavoratori extracomunitari. Della commissione faranno parte anche rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. L’azione di Amato ha subito raccolto l’adesione del ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro e coinvolgerà, spiega ancora la nota, anche i ministeri del Lavoro e della Giustizia.

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