Cultura
Un patto educativo nella catastrofe educativa
Nella storia esistono momenti in cui è necessario prendere posizione davanti ai possibili scenari futuri. Questo è uno di quelli. Papa Francesco non esita a parlare di catastrofe educativa e chiama a un Global Compact on Education, che metta al centro la persona senza standardizzazioni. Che non confonda istruzione e educazione. Che insegni a vivere in armonia. Con sette impegni concreti.
di Redazione
«Nella storia esistono momenti in cui è necessario prendere decisioni fondanti, che diano non solo un'impronta al nostro modo di vivere, ma specialmente una determinata posizione davanti ai possibili scenari futuri. Nella presente situazione di crisi sanitaria — gravida di sconforto e smarrimento — riteniamo che sia questo il tempo di sottoscrivere un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l'umanità intera, nel formare persone mature». Sono queste le parole di Papa Francesco, che ha rilanciato ieri l’urgenza di un nuovo Patto Educativo mondiale. «Oggi ci è richiesta la parresìa necessaria per andare oltre visioni estrinsecistiche dei processi educativi, per superare le semplificazioni eccessive appiattite sull'utilità, sul risultato (standardizzato), sulla funzionalità e sulla burocrazia che confondono educazione con istruzione e finiscono per atomizzare le nostre culture; piuttosto ci è chiesto di perseguire una cultura integrale, partecipativa e poliedrica. Ci serve il coraggio di generare processi che assumano consapevolmente la frammentazione esistente e le contrapposizioni che di fatto portiamo con noi; il coraggio di ricreare il tessuto di relazioni in favore di un'umanità capace di parlare la lingua della fraternità. Il valore delle nostre pratiche educative non sarà misurato semplicemente dal superamento di prove standardizzate, bensì dalla capacità di incidere sul cuore di una società e di dar vita a una nuova cultura. Un mondo diverso è possibile e chiede che impariamo a costruirlo, e questo coinvolge tutta la nostra umanità, sia personale che comunitaria».
Era il settembre 2019 quando Papa Francesco lanciò il Global Compact on Education. A maggio 2020 avrebbe dovuto tenersi un evento mondiale per “Ricostruire il patto educativo globale”: «un incontro per ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione» Per «costruire un “villaggio dell’educazione” dove, nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte». Il meeting, rinviato a causa Covid-19, si è tenuto ieri online. Il tema si è dimostrato ancora più urgente. «Nell’educazione abita il seme della speranza: una speranza di pace e di giustizia. Una speranza di bellezza, di bontà; una speranza di armonia sociale», ha detto il Papa, chiamando all’impegno su sette punti concreti e ricordando che «le grandi trasformazioni non si costruiscono a tavolino» ma al contrario «c'è una "architettura" della pace in cui intervengono le varie istituzioni e persone di una società, ciascuna secondo la propria competenza ma senza escludere nessuno».
Il Covid-19, ha detto Papa Francesco, «ha accelerato e amplificato molte delle urgenze e delle emergenze che riscontravamo e ne ha rivelate tante altre. Alle difficoltà sanitarie hanno fatto seguito quelle economiche e sociali. I sistemi educativi di tutto il mondo hanno sofferto la pandemia sia a livello scolastico che accademico. Ovunque si è cercato di attivare una rapida risposta attraverso le piattaforme educative informatiche, le quali hanno mostrato non solo una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche, ma anche che, a causa del confinamento e di tante altre carenze già esistenti, molti bambini e adolescenti sono rimasti indietro nel naturale processo di sviluppo pedagogico. Secondo alcuni recenti dati di agenzie internazionali, si parla di “catastrofe educativa” – è un po’ forte, ma si parla di “catastrofe educativa” – di fronte ai circa 10 milioni di bambini che potrebbero essere costretti a lasciare la scuola a causa della crisi economica generata dal coronavirus, aumentando un divario educativo già allarmante (con oltre 250 milioni di bambini in età scolare esclusi da ogni attività formativa). Davanti a questa realtà drammatica, sappiamo che le necessarie misure sanitarie saranno insufficienti se non verranno accompagnate da un nuovo modello culturale».
Oggi serve il coraggio di generare processi che assumano consapevolmente la frammentazione esistente e le contrapposizioni che di fatto portiamo con noi; il coraggio di ricreare il tessuto di relazioni in favore di un'umanità capace di parlare la lingua della fraternità. Il valore delle nostre pratiche educative non sarà misurato semplicemente dal superamento di prove standardizzate, bensì dalla capacità di incidere sul cuore di una società e di dar vita a una nuova cultura. Un mondo diverso è possibile e chiede che impariamo a costruirlo, e questo coinvolge tutta la nostra umanità, sia personale che comunitaria
Papa Francesco
In tale contesto, «non bastano le ricette semplicistiche né i vani ottimismi». Il Papa cita Michel De Certau, e parla del «potere trasformante dell’educazione: educare è scommettere e dare al presente la speranza che rompe i determinismi e i fatalismi con cui l'egoismo del forte, il conformismo del debole e l'ideologia dell'utopista vogliono imporsi tante volte come unica strada possibile». Educare, prosegue Francesco, «è sempre un atto di speranza che invita alla co-partecipazione e alla trasformazione della logica sterile e paralizzante dell'indifferenza in un'altra logica diversa, che sia in grado di accogliere la nostra comune appartenenza». L'educazione «è una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia. L'educazione è soprattutto una questione di amore e di responsabilità che si trasmette nel tempo di generazione in generazione. L'educazione, quindi, si propone come il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell'io e nel primato dell'indifferenza. Il nostro futuro non può essere la divisione, l'impoverimento delle facoltà di pensiero e d'immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione».
Di cosa c’è bisogno quindi? «Di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società. Ascoltiamo il grido delle nuove generazioni, che mette in luce l'esigenza e, al tempo stesso, la stimolante opportunità di un rinnovato cammino educativo, che non giri lo sguardo dall'altra parte favorendo pesanti ingiustizie sociali, violazioni dei diritti, profonde povertà e scarti umani».
Francesco ha fatto appello «in modo particolare, in ogni parte del mondo», «agli uomini e alle donne della cultura, della scienza e dello sport, agli artisti, agli operatori dei media, affinché anch'essi sottoscrivano questo patto e, con la loro testimonianza e il loro lavoro, si facciano promotori dei valori di cura, di pace, di giustizia, di bene, di bellezza, di accoglienza dell'altro e di fratellanza». Come ha scritto nell’enciclica Fratelli tutti, «non dobbiamo aspettare tutto da coloro che ci governano, sarebbe infantile. Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e nuove trasformazioni. Dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite». Con capacità di «armonizzare».
Sono sette gli impegni personali e comuni a cui il Papa chiama e a cui si impegna:
- a mettere al centro di ogni processo educativo formale e informale la persona, il suo valore, la sua dignità, per far emergere la sua propria specificità, la sua bellezza, la sua unicità e, al tempo stesso, la sua capacità di essere in relazione con gli altri e con la realtà che la circonda, respingendo quegli stili di vita che favoriscono la diffusione della cultura dello scarto.
- Secondo: ad ascoltare la voce dei bambini, dei ragazzi e dei giovani a cui trasmettiamo valori e conoscenze, per costruire insieme un futuro di giustizia e di pace, una vita degna per ogni persona.
- Terzo: a favorire la piena partecipazione delle bambine e delle ragazze all'istruzione.
- Quarto: a vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore.
- Quinto: a educare ed educarci all'accoglienza, aprendoci ai più vulnerabili ed emarginati.
- Sesto: a impegnarci a studiare per trovare altri modi di intendere l'economia, di intendere la politica, di intendere la crescita e il progresso, perché siano davvero al servizio dell'uomo e dell'intera famiglia umana nella prospettiva di un'ecologia integrale.
- Settimo: a custodire e coltivare la nostra casa comune, proteggendola dallo sfruttamento delle sue risorse, adottando stili di vita più sobri e puntando al completo utilizzo di energie rinnovabili e rispettose dell'ambiente umano e naturale secondo i principi di sussidiarietà e solidarietà e dell'economia circolare.
Qualsiasi reazione al messaggio del Santo Padre, idea o proposta, potrà essere inviata alla Congregazione per l’Educazione Cattolica, incaricata di attuare il Patto, attraverso l’indirizzo mail secretary@educationglobalcompact.org
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.