La legge che è stata licenziata il 30 maggio dalla Camera è figlia di un cammino intrapreso anni fa dalla società civile. È grande quindi il nostro orgoglio nell?apprendere la notizia. Sappiamo di aver contribuito in modo significativo – anche con Federsolidarietà, nostro rappresentante in sede politico-sindacale – all?espansione di un?idea. Oggi il concetto di impresa sociale è conosciuto e condiviso: l?idea che dei soggetti privati possano svolgere una funzione pubblica non sembra più ?eretica?. Fra Stato e mercato, fra l?impresa capitalistica che produce utili e lo Stato che li ridistribuisce con il fisco, si è dispiegato qualcosa di diverso, di riformatore, cioè la cooperazione sociale che ha favorito la riflessione che oggi ha portato a questa legge. Una legge che rende il mercato plurale, più democratico, indicando la strada di una responsabilità sociale d?impresa non episodica né legata soltanto a meccanismi di marketing. Quando si rende legittima la possibilità di una compartecipazione di imprese profit a soggetti che non intendono realizzare lucro, si scombinano giochi antichi e si sollecita una visione di più lungo respiro. È possibile pensare che un soggetto come Cgm-Welfare Italia e alcune aziende profit possano allearsi per il bene comune? Fino a pochi giorni fa era possibile grazie alla buona volontà dei singoli. Questa legge favorirà maggiori alleanze.
Vi è inoltre una novità culturale. Potranno diventare soci dell?impresa sociale non solo soggetti privati profit, ma anche Comuni, enti locali, volontari, fruitori. Quale possibilità potranno aprirsi in termini di partecipazione e di democrazia? Credo molte. La crisi del nostro Paese è legata anche alla qualità dei suoi dirigenti: l?impresa sociale potrà essere un laboratorio dove imparare a essere dirigenti del territorio, a farsi carico di progetti e soluzioni, a diventare soggetti attivi del bene comune.
Tuttavia alcuni aspetti sono da precisare, come i decreti applicativi. Dovremo seguire anche questo iter perché una legge può essere modificata da ?piccoli? decreti. Sono però convinto che, visto l?ampio appoggio delle forse politiche, i decreti applicativi saranno frutto di confronto.
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