Se il tragico è un ingrediente necessario del romanzo, esso non coincide però con la sua natura, che è piuttosto una natura avventurosa, cavalleresca. Oltrepassare il tragico mantenendo la narrazione allo stesso livello drammatico, fino al trionfo finale – come in Proust o in Joyce o in Bellow – è il più titanico degli sforzi, e richiede momenti di fede cieca e assoluta. Talvolta, viceversa, la tragedia riacciuffa il racconto obbligandolo a tornare indietro su sé stesso e distruggendo così il romanzo. Se però l’autore è un grande scrittore, allora quella distruzione assumerà un volto profetico, e il fallimento guadagnerà qualcosa che la vittoria non sa. Come ne “Il Processo”.
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