Volontariato

Un passaporto per le armi

Esclusiva. Ecco i contenuti della relazione al Parlamento sulle esportazioni di armi da guerra italiane nel mondo nel 2004.

di Benedetta Verrini

Sono gli elicotteri da combattimento e i missili i nuovi ?gioielli? del made in Italy. I clienti stranieri che contano, in anni di generale contrazione economica e di insicurezza mondiale, sono quelli che frequentano il mercato delle armi. E non badano a spese: lo testimonia la Relazione 2005 sulle esportazioni di materiali da guerra, un documento che quest?anno riserva molte sorprese e che Vita ha potuto analizzare prima della sua presentazione ufficiale alla Camera dei deputati. Quasi un miliardo e mezzo di ordini Dopo la crescita record dell?anno precedente, in cui il portafoglio ordini delle industrie italiane della difesa aveva toccato una crescita del 40%, i nuovi dati confermano l?andamento: tra il gennaio e il dicembre 2004 il ministero degli Esteri ha rilasciato ben 948 autorizzazioni all?esportazione di armi, per un valore complessivo di 1.489.777.678,49 euro (+16,18% sul 2003). Colpisce il ?peso specifico? dei singoli ordini: appena l?1% del totale (7 autorizzazioni in tutto su 948), riguarda acquisti di armi da guerra per un valore pari a oltre 700 milioni di euro, quasi il 50% del totale. Fra questi super-affari, due si trovano in testa alla classifica: quello dell?Agusta con la Norvegia, che ha acquistato una partita di elicotteri NH-90 per oltre 168 milioni di euro, e quello della Mbda con il Regno Unito, relativo a un accordo siglato nel 2003 per la produzione in serie di sistemi terrestri e missilistici del valore di 170 milioni di euro. Da sole, queste due operazioni hanno rappresentato il 22,73% del totale delle esportazioni definitive autorizzate. Se si osserva la classifica dei primi Paesi stranieri acquirenti, il quadro appare quasi ?tranquillizzante?: tra i principali destinatari delle autorizzazioni alle esportazioni definitive, nel 2004 compaiono il Regno Unito (con il 15,52% di autorizzazioni) seguito da Norvegia (13,36%), Polonia (8,89%), Portogallo (8,55%) e Stati Uniti (6,50%). Ecco però figurare altri clienti che, nonostante la retorica della Relazione metta tra i partner ?sicuri?, membri della Nato o comunque estranei ai divieti posti dalla legge 185 (l?essere sotto embargo, trovarsi in grave situazione di povertà, o violare in modo ?grave? i diritti umani), fanno sorgere leciti dubbi. Si tratta della Malaysia (5,02%), della Turchia (3,24%) e, tra i clienti con ordinativi meno consistenti, anche di Algeria, Bangladesh, Cina, Nigeria, Ghana, Perù. Difficile non chiedersi, ancora, cosa significhi leggere che «il governo ha mantenuto una posizione di cautela verso Paesi in stato di tensione», quando sono stati autorizzati ordinativi per oltre 19 milioni di euro all?India e per altri 12 milioni al Pakistan. La parte del leone? Finmeccanica Inutile dire che la classifica dei big dell?industria protagonisti delle operazioni nel 2004, mette ai primi posti le aziende del gruppo Finmeccanica, il colosso italiano della difesa: si tratta di Agusta (514 milioni di euro di esportazioni autorizzate), Mbda (200 milioni), Alenia Marconi Systems (173 milioni), Oto Melara (152 milioni), Avio (71 milioni), Fincantieri Cantieri Navali (71 milioni), Selenia Communications (61 milioni) Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (36 milioni), Galileo Avionica (35 milioni). Ricompare, tra l?altro, anche il gruppo Fiat con Iveco (29 milioni), che pure con la cessione di Avio sembrava voler uscire dal settore bellico. Al di là della fotografia della Relazione, si può davvero dire che il 2004 è stato l?anno d?oro di Finmeccanica. La holding guidata da Pier Francesco Guarguaglini ha concluso tre giganteschi affari, che l?hanno proiettata in un quadro internazionale dove si troverà a primeggiare. Il primo è stato l?accordo con Bae Systems nel settore dell?elettronica per la difesa, che consente a Finmeccanica di diventare addirittura il sesto gruppo al mondo (e il secondo in Europa). Poi c?è stata la realizzazione di due joint ventures nel settore spaziale con Alcatel, che ha determinato la creazione del primo gruppo spaziale in Europa. Infine, nel dicembre 2004, l?assegnazione della famosa gara per la fornitura dell?elicottero utilizzato dal presidente degli Stati Uniti, che rafforzerà la strategia di penetrazione della società elicotteristica Agusta (ormai tutta di Finmeccanica, dopo l?acquisizione della quota di proprietà della britannica Gkn) nel mercato americano. La 185 di nuovo sotto attacco La Relazione 2005 sull?export di armi doveva essere quella della svolta. Doveva mostrare quanto i cambiamenti legislativi intervenuti sulla legge 185 del 1990 ?pesavano?, in termini di eticità e trasparenza, sui commerci italiani. Di fatto, i timori e le prospettive che gli analisti prefiguravano si stanno realizzando uno per uno. Infatti, tra i dati e le tabelle prodotti dai sette ministeri che si occupano del commercio di armi si scoprono molte cose interessanti. Ad esempio, che per il 2005 il governo tenderà ad assestare il colpo definitivo alla legge 185. Si legge nell?introduzione al report, infatti, che c?è in programma l?elaborazione di «uno studio per un progetto governativo di riscrittura della legge 185/90, alla luce dei vari provvedimenti legislativi che ad essa più o meno direttamente afferiscono e all?ambiente europeo in cui comunque deve operare». La licenza globale di progetto Un?indicazione che fa tremare i polsi, dal momento che la tanto declamata ?armonizzazione? agli standard europei della normativa italiana conduce a un progressivo abbassamento dei controlli nelle esportazioni di armi da guerra. La riforma legislativa, tra l?altro, andrebbe di pari passo a un piano, da parte del ministero del Tesoro, per risolvere anche il ?problema? dell?uscita delle banche italiane dal mercato delle armi (cfr. l?inserto E&F). Ma si va anche oltre: sebbene non siano ancora state effettuate operazioni di esportazione di materiali autorizzati con Licenza globale di progetto (il famoso ?passaporto? per esportare armi con maggiore facilità nei Paesi Nato e dell?Unione europea), il governo annuncia di voler ?agevolare? i rapporti di interscambio «con i Paesi alleati o che comunque rientrino nelle apposite intese intergovernative». E di voler proseguire in quel percorso di partnership militare con gli Stati Uniti che ha condotto le truppe italiane in Iraq e che a fine 2004 è stato ?consacrato? dall?accordo di vendita degli elicotteri Agusta al presidente George W. Bush. E se qualcuno ha pensato che dopo la riforma della legge 185, a fine 2003, il peggio fosse passato, farebbe meglio a dare una scorsa alla Gazzetta Ufficiale. Si trova infatti in via di pubblicazione il nuovo regolamento operativo della legge che, come preannuncia la Relazione, affida alla Presidenza del Consiglio il compito di individuare i programmi a cui può essere concessa la Licenza globale di progetto. Difficile non pensare, con questo nuovo passaggio, a un?ulteriore militarizzazione della politica estera italiana.


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