Sostenibilità

Un paese sfortunato e infelice

di Fulco Pratesi

Il 16 settembre scorso, su “Il Venerdì” di Repubblica, il decano dei giornalisti italiani, Piero Ottone,  riferendosi al terremoto di fine agosto, parlava dell’Italia come di un “Paese sfortunato e infelice”.

Questo giudizio, assolutamente condivisibile, dovrebbe però essere integrato, ad uso dei nostri colleghi europei pronti ad elargire critiche e a lesinarci aiuti, con l’elenco delle altre nostre “sfortune”, soprattutto ora che, dopo i disastri dell’agosto  nelle Marche, Umbria e Lazio, la Terra ha voluto inviarci un altro messaggio sismico  che conferma la precarietà del nostro “sfortunato e infelice” Paese

I terremoti,in Europa, imperversano, oltre che nei Balcani e in Turchia, solo in Italia. Le eruzioni vulcaniche, oltre che in Islanda (3 abitanti al chilometro quadrato) avvengono solo in Italia (206 abitanti/kmq).

In più la sua costituzione geologica di recente formazione è soggetta a dissesti idrogeologici, alluvioni e frane più frequenti che altrove nella UE. Non ci risparmiamo neppure, data la posizione geografica che presenta siccità estive imponenti, la piaga degli incendi. Aggiungiamo a questo una malavita organizzata di un livello sconosciuto in altre Nazioni, una corruttela diffusa  (basti vedere gli ultimi arresti a carico di imprenditori corrotti) e una classe politica non sempre all’altezza dei compiti in un  Paese affetto da  cronico individualismo  e scarso senso civico.

Infine, situazione sempre più grave,  l’Europa ci addossa il compito (senza adeguati aiuti) di accoglienza di importanti flussi di disperati, provenienti  per lo più dall’Africa, che l’Italia generosamente affronta mentre altri Paesi non sostengono in maniera adeguata.

La Spagna, ad esempio, con solo 93 abitanti al chilometro quadrato, un passato coloniale non da poco e una distanza dall’Africa assai minore della nostra, ha accolto nel 2015 solo 2.476 migranti e quest’anno nessuno, mentre  il nostro “sfortunato e infelice” Paese ne ha ospitati 93.611  nello stesso anno e oggi sono in continuo drammatico  aumento.

Queste considerazioni dovrebbero in qualche modo servire a far mutare l’atteggiamento dei nostri colleghi della UE, rendendoli più comprensivi nei confronti delle difficoltà che ci condannano ad essere, come scrive Ottone,”un Paese sfortunato e  infelice” spesso senza sue colpe.

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