Welfare

Un paese di vecchi? E se fosse una fortuna…

Michele Mangano, presidente di Auser: «I dati del nostro ultimo rapporto sono desolanti, ma l'invecchiamento attivo non è una chimera». A patto di mettere in campo strumenti nuovi. Partendoi dai crediti sociali

di Martino Pillitteri

Siamo un Paese che invecchia più degli altri, deteniamo la percentuale più alta di over 80 il 5,8% della popolazione nel 2011; siamo secondi dopo la Germania per quanto riguarda la percentuale di ultrasessantacinquenni (20,3% contro il 20,6% della Germania). La regione più vecchia è la Liguria dove gli over 55 sono il 40% della popolazione residente. Siamo il Paese dove il 30% degli anziani con più di 65 anni vive da solo  e il record spetta alle donne con il 37,5% contro il 14,5% degli uomini. In 5 regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino Alto Adige, Liguria e Sicilia la quota di donne anziane che vivono sole supera la soglia del 40%.

Solitudine e povertà. Due gravi emergenze sociali  emergono dai dati del V Rapporto Nazionale sul Filo d’Argento (in allegato l'abstract), il servizio di telefonia sociale di Auser, presentato a Roma.
 Nel triennio 2009/2011 la crisi economica ha accentuato ulteriormente l’isolamento e il disagio di una quota importante di anziani e la loro necessità di sostegno. Il sistema di protezione sociale si rivela fortemente inadeguato anche alla luce delle recenti misure varate con il decreto Salva Italia. Almeno 4 miliardi di euro di prestazioni sociali a favore degli anziani sono stati “bruciati” (soppressione fondo  non autosufficienza, blocco indicizzazioni delle pensioni superiori a 1400 euro, raffreddamento della spesa regionale, taglio ai trasferimenti statali agli enti territoriali).

L’invecchiamento attivo sembra un miraggio? Michele Mangano, presidente di Auser non la pensa così. «Tutt’altro. L’aumento delle nostre prestazioni e del numero degli  utenti dimostra che tra i volontari e gli anziani c’è una grande vitalità, un grande impegno nel sociale. Poi, guardiamo al volontariato civico nazionale. Registriamo partecipazione da parte degli anziani ad esempio nelle biblioteche, nei musei. Guardiamo al museo Palazzo dei Diamanti di Ferrara, è il lavoro degli anziani che permette di tenerlo aperto alla comunità. I dati del rapporto confermano la voglia e la vitalità da parte degli anziani di progettare il loro futuro, di stare dentro la società e sentirsi utili per se stessi ed anche per la comunità dove vivono».
Quali proposte farebbe per tradurre nella pratica  l’invecchiamento attivo?   «Se guardiamo agli aspetti legati alla patologie, c’è bisogno di un interveto quadro serio sulla non autosufficienza per le persone e per le famiglie.

Un altro elemento è riconoscere l’impegno civile delle persone anziane attraverso una legge quadro nazionale  che attribuisca crediti sociali agli anziani sull’esempio dei crediti formativi che si danno ai giovani che si impegno nel volontariato. La riconoscenza del proprio impegno favorisce un impegno maggiore.
Poi un intervento sulla previdenza permanente. C’è una grande voglia di aggiornarsi, di aumentare le conoscenza sull’informatica, sulla lingue straniere. Abbiamo le università invase da anziani che ci chiedono di essere aggiornati su questi temi».
 

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.