Welfare
Un padre mi scrive: volevano l’eutanasia per mio figlio…
Un inno alla vita
«Quando mio figlio aveva otto anni ed era ricoverato in un reparto di rianimazione, ci fu proposto di usargli l?eutanasia, staccandogli il tubo del respiratore. Non accettai allora questa spicciola soluzione, e lottai fino allo spasimo per mantenere in vita quella mia creatura. Non per bravura mia, ma per la forza di vivere che aveva allora il mio bambino e che ha tuttora il mio ragazzo, nonostante i suoi notevoli e molteplici handicap»: così mi scrive un genitore, dopo aver letto la mia rubrica su Vita dedicata all?eutanasia. Un inno alla vita nonostante tutto, con rabbia per chi non ha capito, per chi non ha aiutato, ma con tanto amore per un figlio che ostinatamente reclama un?esistenza possibile. Quante storie come questa? Tante di sicuro. E se oggi torno sul tema è perché vivo l?amarezza profonda di chi sta constatando come questo mestiere di giornalista stia diventando sempre più spesso cinico e smemorato.
Francamente mi indigna vedere che a distanza di pochi giorni dalla lettera ?scandalo? inviata al presidente Napolitano da una persona con distrofia, il circo Barnum dell?informazione abbia già spento i riflettori per passare ad altro. Ma è possibile che non ci sia un altro modo di fare informazione? E dunque di incidere sulla società civile, sulla consapevolezza delle istituzioni, sulla sensibilità di tutti?
Preferisco lasciare l?ultimo pensiero a Giorgio Tremante: «Il mio Alberto quest?anno ha compiuto 30 anni, sono molto fiero di lui, nonostante le preoccupazioni che il suo stato comporta, e le garantisco che se, in un?altra vita, dovesse capitarmi ancora di difendere la sua vita, senza dubbio lo rifarei».
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