Sostenibilità
Un pachiderma sul Giglio
I rischi ambientali dopo il naufragio della Costa Concordia
Il naufragio della nave da crociera Costa Concordia domina logicamente le prime pagine dei quotidiani, molti gli approfondimenti e i racconti delle tante storie di solidarietà. Una vicenda tutt’altro che conclusa, anche per i notevoli rischi di disastro ambientale che si stanno concretizzando, in una delle zone marine protette più preziose del Mediterraneo.
- In rassegna stampa anche:
- FAMIGLIA
- GOVERNANCE POLL
- BUSINESS SALUTE
- RUANDA
“Il grande naufragio per un piccolo favore” è il titolo a tutta pagina del CORRIERE DELLA SERA, e fa riferimento all’incredibile verità che sta emergendo in queste ore, ossia che la rotta così vicina all’isola del Giglio sia stata decisa dal comandante Schettino per rendere omaggio al maitre e a un vecchio ufficiale, che poi si trovava in realtà a Grosseto. Una manovra sconsiderata ma non infrequente, come rivela il quotidiano. Molte le pagine dedicate al disastro in mare. Splendido pezzo dell’inviato Marco Imarisio alle pagine 2 e 3, ricostruisce l’accaduto: “L’imperdonabile leggerezza del comandante, la definizione è di Francesco Varusio, procuratore capo di Grosseto, voleva essere al tempo stesso un omaggio a Mario Palombo, una leggenda tra i comandanti della Costa crociere, e un favore all’unico gigliese a bordo, il capo maitre Antonello Tievoli. «Mai avrei immaginato di sbarcare a casa mia» ha detto ai suoi compaesani che lo hanno soccorso a riva. Ci sono brave persone che diventano vittime inconsapevoli della stupidità degli altri. Venerdì sera: Tievoli, figlio del vecchio parrucchiere del Giglio, ex ristoratore e gestore di un camping, imbarcato dodici anni fa, viene chiamato sul ponte di comando da Schettino e dai suoi attendenti. «Antonello vieni a vedere, che stiamo sopra al tuo Giglio» gli hanno detto. Forse era anche una presa in giro amichevole, perché il capo dei camerieri doveva «scendere» dalla nave la settimana precedente, ma non era arrivato il rimpiazzo ed era dovuto restare a bordo. Lui si è affacciato, ha guardato, ha visto. Non ha ruoli in macchina o in coperta, ma ha gli occhi per guardare. «Attenti, che siamo vicinissimi alla riva» ha detto al comandante. Troppo tardi”. A pagina 5 Goffredo Buccini racconta: “L’elicottero porta in salvo il commissario eroe”. A pagina 9 approfondimenti sulle possibili tecniche per rimuovere la nave dai fondali: “Rimorchiata o Fatta a Pezzi, i 2 Scenari”. E Alessandra Mangiarotti si occupa delle tecniche di salvataggio: “Telecamere e Sonar i Sub in azione con un «Guinzaglio»”. Ma è solo un pezzo di Fulco Pratesi, storica figura del Wwf, a pagina 8, ad affrontare il tema ambientale: “Via quelle navi dalle zone marine più preziose”. Scrive Pratesi: “Se si fosse verificato uno sversamento di carburante dai serbatoi della nave (più di 2.000 tonnellate di vischioso e nero olio pesante) e se il mare fosse stato, come capita d’inverno, agitato o in burrasca, non so cosa sarebbe potuto avvenire ai tesori paesistici e naturalistici di questi luoghi. La costa maremmana e le isole toscane sono un concentrato di aree di valore inestimabile. Basti pensare al Parco nazionale dell’Arcipelago che, partendo dalla Gorgona, passando per Capraia, Pianosa, Montecristo, Giglio e Giannutri, forma una mezzaluna islamica con al centro la stella costituita dall’Elba. E al litorale con i promontori dell’Argentario, dei Monti dell’Uccellina nel Parco regionale della Maremma, di Punta Ala, di Populonia col Golfo di Baratti. E le Riserve naturali Oasi Wwf di Burano, Orbetello, Orti Bottagone, la nidificazione del rarissimo gabbiano corso al Giglio, i nidi dei falchi pellegrini su tutti gli scogli e gl’isolotti, le palme nane abbarbicate alle falesie, le capre selvatiche di Montecristo. Senza contare balene e delfini che popolano il Santuario internazionale dei cetacei, e la foca monaca che si fa vedere nelle acque di Capraia. Una vera cristalleria in cui i pachidermi navali passano con precauzione ma non senza incidenti”. Il commento all’intera vicenda, in prima, nell’editoriale di Pier Luigi Battista: “È grave se la sicurezza dei cittadini, dei turisti, di chi ha deciso di imbarcarsi per una crociera, dell’ambiente, dei nostri mari, delle nostre coste, delle nostre isole sia messa così a repentaglio da persone inaffidabili. Al di là del profilo penale che verrà confermato dalle indagini sulla tragedia del Giglio, c’è un profilo umano e morale che lascia sgomenti e che non permette soluzioni accomodanti. Perché quella nave si trovasse lì, e per quali imperscrutabili ragioni ce l’avessero condotta esige risposte chiare, nette. Chiare e nette come non lo sono state finora. Come chiaro e netto deve essere l’impegno di chiunque organizzi queste crociere a riesaminare senza indulgenze la capacità professionale di chi ne è alla guida. E anche l’impegno delle autorità portuali a non lasciare che degli incompetenti solchino i nostri mari per andare a cozzare contro degli scogli che stanno lì da sempre, conosciuti da tutti. Mai più”.
Ovviamente anche LA REPUBBLICA titola su “Concordia, una notte di errori e bugie” e dedica alla sciagura molte pagine. Cominciando dalle colpe del comandante, dalla impreparazione dei marinai e della struttura per arrivare alla fatica dei soccorsi. Fra queste diverse storie personali: “Ho salvato moglie e figli e sono tornato da papà ma lui già non c’era più” è il titolo di un pezzo nel quale si racconta la vicenda di Claudio Masia, cassintegrato cagliaritano che ha perso il suo padre 85enne. Come la diciassettenne Stefania: «quando è suonato l’allarme mia madre e la sua amica sono andate in cabina a prendere i giubbotti e da allora non l’ho più vista», racconta. Segue una pagina dedicata a “L’ufficiale-eroe della Costa «Scivolato in una buca mentre aiutato i passeggeri»”. Manrico Giampedroni, il commissario di bordo, che è stato salvato in elicottero con una gamba rotta. Ha aiutato molte persone ad evacuare e poi è caduto: «una botola si è aperta sotto i miei piedi… sono precipitato per quattro o cinque metri, ho sentito un gran dolore alla gamba». Adriano Sofri invece racconta la reazione degli isolani: “Il bimbo davanti alla balena spiaggiata «Piangevano, gli ho dato le mie coperte»”. «La provvidenza è stata suor Lina che era missionaria in Venezuela ed è parsimoniosa e all’asilo aveva messo insieme una quantità di coperte e vestiti…. Nella chiesa dopo il viavai dei passeggeri è arrivata la bassa forza dell’equipaggio, e si sono seduti a bere il tè a occhi bassi e stavano zitti zitti finché suor Wilma e suor Maria hanno scambiato con loro due parole e loro erano filippini e indonesiani, è stata un’emozione fortissima, e le due suorine si sono illuminate come candele e poi non la smettevano di chiedere e raccontare». E poi anche l’aiuto dato da Don Lorenzo, che da sempre ha affisso il numero di cellulare sul portone della sacrestia. Un marinaio locale commenta: «Le isole chi non le conosce meglio che stia alla larga. In Italia la sicurezza non è più la prima cosa. Orari lunghi, meno personale, filippini che non parlano l’inglese, che non hanno nessun brevetto. Ho lavorato in Inghilterra con equipaggi indiani, ma erano marinai provetti». Di sicurezza appunto parla il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini: «servono nuove regole. Basta con la gestione di queste navi che vengono usate come fossero dei vaporetti… Questo non è turismo sostenibile, ma turismo pericoloso. Dobbiamo intervenire rapidamente e con decisione per evitare che queste grandi navi arrivino vicino ad aree ambientalmente sensibili». “Nuove regole per quei colossi” è anche il titolo del commento di Salvatore Settis, che analizza l’impatto che navi alte fino a 60 metri possono produrre a Venezia nei cui canali si insinuano regolarmente. «Nessuno ha calcolato gli effetti della pressione di migliaia di tonnellate d’acqua sulle fragili rive di Venezia» (dove il 23 giugno 2011 si è sfiorato un incidente simile: una nave di soli 200 metri si incagliò a pochi metri dalla Riva degli Schiavoni).
IL GIORNALE apre con una foto della nave inclinata sul pelo dell’acqua e il titolo “Vergogna mondiale”. «Salgono a 5 le vittime. Il capitano sempre più nei guai: non lanciò neanche l’sos» recita il sommario. La cronaca degli avvenimenti è a cura di Gian Marco Chiocci. Il commento in vece è dell’ex direttore Vittorio Feltri. “Quella gara di stupidità tra uomo e tecnologia” il titolo, scrive «la natura se ne infischia della tecnologia e ogni tanto lo dimostra in modo violento, quasi una ribellione al tentativo velleitario dell’uomo di domarla». Insomma una catastrofe che Feltri non vuole accreditare all’imperizia del comandante «l’impressione è che lo abbiano già condannato. È in prigione: un anticipo di pena». Diego Pistacchi all’interno firma “Ora criminalizzano le navi dei sogni” in cui scrive «Tutti d’accordo: non è l’ora delle polemiche. Almeno finché non arriva il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Che da un lato è giustamente preoccupato del rischio ambientale da scongiurare e della necessità di “intervenire rapidamente per evitare disastri in zone delicate”. Ma dall’altro non si limita all’emergenza attuale e pensa già a vietare alle navi da crociera di fare il loro lavoro, cioè portare turisti alla scoperta delle perle d’Italia. “Dobbiamo intervenire rapidamente e con decisione per evitare che queste grandi navi arrivino vicino ad aree sensibili – aggiunge il ministro -. Basta con la gestione di queste navi che vengono usate come vaporetti”. Parole assai poco tecniche e molto politiche. Politicamente schierate sulla linea delle associazioni ambientaliste e di consumatori».
Il naufragio della Concordia è, per LA STAMPA, «il gigantesco monumento all’errore umano». In’intervista il ministro Corrado Clini, dice «non doveva succedere e basta» e annuncia misure di prevenzione: non saranno divieti e atti di forza del governo ma «collegare la gestione di queste rotte alle buone pratiche, ancorarle agli obiettivi di protezione ambientale». Quanto al rischio ambientale legato alle 2.300 tonnellate di carburante nelle stive della nave, «siamo pronti a intervenire se ci fossero sversamenti, appena possibile il carburante andrà portato via e certo bisognerà togliere di lì la nave, ma ci vorrà qualche mese». Intanto annuncia «un contributo di solidarietà sul petrolio movimentato per mare». Venendo alle storie, una pagina è dedicata al capo commissario Manrico Giampetroni, indicato unanimemente come l’eroe del naufragio: «Non sono e non mi sento un eroe, ho fatto solo il mio dovere», ha detto sulla barella che lo metteva in salvo, dopo aver salvato decine di passeggeri, essersi rotto una gamba ed essere rimasto intrappolato a mollo nell’acqua per 36 ore. «Lui dice di no – commenta la moglie Laura – ma per me è un eroe. Diversamente da altri non ha pensato a se stesso ma ai passeggeri. Lo ha fatto a rischio della sua vita». Una seconda pagina è dedicata all’assistenza sull’isola, dove «dopo questo naufragio nulla sarà più come prima», dice il parroco don Lorenzo, che ha accolto nella sua chiesetta 400 passeggeri e ieri ha celebrato messa con sull’altare un giubbotto di salvataggio, una fune, un caschetto. L’intero paese si è mobilitato per portare coperte, acqua, cibo all’enorme popolo di 4mila persone, «un’invasione fatta di umanità dolente. Ho visto i bambini del Giglio aiutare i genitori a distribuire un po’ di caffè e questo gli ha fatto capire cosa significhi aiutare il prossimo più di cento lezioni di catechismo».
E inoltre sui giornali di oggi:
FAMIGLIA
ITALIA OGGI – A pagina 36 si parla di una sentenza della Cassazione su affido condiviso e spese per i figli. “Affido condiviso, sanzioni strong” titola l’articolo e nel sommario si spiega: “Rischia l’arresto il padre che non paga le spese per il figlio”. In un box riquadrato di verde il principio della sentenza: “Deve scontare la pena della reclusione, essendo una multa insufficiente, il genitore obbligato al mantenimento che non partecipa alle spese mediche e scolastiche del figlio (…)”. Un box a più di pagina, poi spiega la legge sull’affido condiviso.
GOVERNANCE POLL
IL SOLE24ORE – Analizza la nuova edizione del Governance Poll, l’indagine del Ilsole24ore che misura il favore ottenuto dai politici locali nell’anno appena finito. Fra i sindaci vince De Magistris, fra i presidenti di Regione Luca Zaia si mantiene primo, sale Nichi Vendola e crolla Formigoni. Pisapia è alle 76esima posizione su 104, con un decremento del 3,6%. E Matteo Renzi? Meno 14% rispetto l’anno scorso, meno 6,5% rispetto al giorno dell’elezione. Stefano Folli commenta: «Il sindaco di Firenze è figura sicuramente talentuosa e ottimo comunicatore. Era stato eletto a Palazzo Vecchio sull’onda di grandi speranze. L’anno scorso il Governance Poll lo collocava in cima alla graduatoria, al primo posto. Era già primo cittadino da un anno e mezzo ma l’onda lunga della popolarità non era stata scalfita dalle asprezze delle vita amministrativa. Oggi passato un anno è precipitato quasi a metà classifica. Non risulta che il sindaco abbia commesso grossi errori, anzi è stato un amministratore piuttosto dinamico. E il suo profilo nazionale è persino cresciuto essendosi egli proposto come uomo nuovo del centro sinistr riformista. Eppure è partito il treno della disillusione. Quando la crisi morde, c’è sempre qualche categoria che si sente danneggiata più delle altre: dagli albergatori ai commercianti sino ai cittadini di tutti i ceti che ad esempio giudicano sporche le strade o poca curata l’illuminazione. Avere scarsi denari significa aumentare il numero degli scontenti, significa risparmiare oltre misura e non avere strumenti compensativi. Questo spiega il parziale e provvisorio declino di Renzi. Ma spiega anche il caso Pisapia».
BUSINESS SALUTE
LA STAMPA – Cherie Blair si appresta ad inaugurare la prima clinica privata della sua società, la Allele Fund, creata nel 2008 con Gale Lese, americana, repubblicana pura e dura, convinta che «chi vuole deve pagare e che qualunque cosa sia un prodotto, salute inclusa». La Blair vuole investire 35 milioni di sterline. Il primo centro aprirà nel cuore del Villaggio Olimpico, con l’insegna di Mee Healthcare. Operazione commerciale perfetta.
RUANDA
LA STAMPA – Una perizia ora dice che non furono i tutsi a lanciare il razzo contro il jet del presidente, nel 1994, e a dar via al genocidio: il razzo partì dal campo di guardia presidenziale, con un complotto studiato dalle fazioni estremiste degli hutu per regolare i conti della pulizia etnica.
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