Famiglia

Un nuovo razzismo? Tahar Ben Jelloun: l’Islam ha paura

Lo scrittore di origine marocchina ribalta il luogo comune di questi giorni: non è l’Occidente a sentirsi in pericolo, ma i musulmani. «Siamo sempre noi le prime vittime dei terroristi»

di Benedetta Verrini

Proprio il 10 settembre, il giorno prima dell?attentato a New York, dalle pagine di Repubblica aveva scritto una recensione di fuoco contro l?ultimo romanzo di Michel Houellebecq, Plateforme, in cui il protagonista detesta i musulmani, gli arabi e in particolare i palestinesi.
Tahar Ben Jelloun, lo scrittore di origine marocchina autore del bestseller Il razzismo spiegato a mia figlia, aveva così voluto sottolineare il suo disgusto civile e intellettuale per un?opera letteraria che giustificava l?odio razziale: «La colpa è degli editori e di certi giornalisti che si permettono di pubblicare e difendere un libro ambiguo, considerando che il razzismo antiarabo e antimusulmano è nello spirito dei tempi», aveva scritto. Oggi queste parole suonano ancora più drammatiche. Vita lo ha contattato a Parigi, per domandargli come vede il futuro degli immigrati di origine musulmana in queste difficili ore.

Vita: Signor Ben Jelloun, dopo l?attentato di martedì scorso c?è la reale preoccupazione di reazioni razziste ai danni della popolazione musulmana in Europa?
Tahar Ben Jelloun: Penso di sì, perché tutti, persino gli uomini politici, tendono a mescolare terrorismo, Islam, islamismo, mondo arabo. Purtroppo l?uomo della strada fa la stessa cosa, confonde questi concetti perché non ha la cultura del mondo arabo, e pensa che tutti i musulmani siano capaci di prendere un aereo e di farlo precipitare su un grattacielo. Per questo gli arabi hanno paura. Ci sono molte famiglie di immigrati, anche qui in Francia, che temono di subire violenze perché avvertite come straniere.
Vita:Lei pensa che ci sia anche un?ostilità culturale al mondo islamico?
Ben Jelloun: Non si può parlare di ostilità perché non c?è cultura, non c?è conoscenza del mondo arabo, che resta ancora oggi un terreno per specialisti. Ma qualcosa, in questo senso, sta cambiando. Ho letto che in quest?ultimo fine settimana le librerie francesi hanno venduto molte copie del Corano. Insomma, credo che i giovani stiano cercando di informarsi, e spero che comprendano che il Corano è come la Bibbia: è contro il suicidio, punisce severamente le persone che si suicidano e chi uccide. L?Islam è una religione pacifica come il cattolicesimo o l?ebraismo.
Vita: Il fondamentalismo è un male che insidia anche l?Europa?
Ben Jelloun: Sono proprio i musulmani le prime vittime del fondamentalismo. In Algeria sono gli algerini a essere uccisi. E questi giovani terroristi non sono musulmani, anche se pretendono di esserlo. Appartengono a una setta, sono indottrinati per andare a morire. Ebbene, non esiste nessuna religione che predichi la morte come sacrificio supremo. Mi viene in mente solo l?episodio della setta del Sole, che alcuni anni fa provocò centinaia di morti: giovani che si tolsero la vita per obbedire al loro capo. A mio avviso, questi dunque non sono dei rappresentanti di una religione, ma di una setta.
Vita: La società civile può fare qualcosa per aiutare il cammino dell?integrazione in Europa?
Ben Jelloun: La prima cosa da fare è aprirsi, non rinunciare al dialogo. È necessario conoscere meglio le popolazioni immigrate, apprenderne la cultura, la geografia, la storia. Lo dico e lo ripeto da anni, ho fatto dozzine di articoli per sensibilizzare i francesi e anche gli italiani a interessarsi di questa gente, che arriva con un doloroso bagaglio di storia, a domandarsi da dove vengono, perché sono arrivati fin qui, quali sono le loro tradizioni. In questo momento, ammetto che ci sono dei problemi. Bisogna neutralizzare questa idea sommessa e accecante che i giovani musulmani che lavorano in Europa possano trasformarsi in terroristi. La cosa paradossale, infatti, è che mentre le famiglie musulmane vivono nel timore, correndo il rischio di essere vittime della xenofobia, i veri terroristi vivono tranquillamente. E li troviamo in Paesi civilissimi, come l?Inghilterra, la Germania o il Belgio.
Vita: L?integrazione, in altre parole, in questo momento corre il rischio di essere cancellata?
Ben Jelloun: Certamente vive una profonda crisi, agevolata dal fatto che l?Islam è stato messo sotto accusa. All?integrazione, comunque, continuano a lavorare tutti, europei e immigrati. E questo è un segno di speranza, anche se il cammino è ancora molto lungo.

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