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Un nuovo nome per l’Agenzia

Pronto un decreto che modifica attribuzioni, poteri e componenti. E non solo

di Gabriella Meroni

Da 10 a 6 membri in carica 4 anni; rapporti più stretti coi ministeri; competenze su sostegno a distanza e impresa sociale. Ma niente trasformazione in authority Non è la tanto attesa trasformazione in authority, ma si tratta comunque di un importante riconoscimento per l’Agenzia per le onlus: l’organismo di via Rovello cambia nome (e competenze) e diventa Agenzia per il terzo settore. Lo prevede un Dpcm già pronto che potrebbe essere approvato entro l’anno, modificando il decreto istitutivo dell’organismo presieduto da Stefano Zamagni (nella foto) istituito nel 2000 e divenuto operativo due anni più tardi.
Il provvedimento prevede un più stretto raccordo dell’attività dell’Agenzia con il governo, amplia il numero degli enti cui potrà estendere l’attività di vigilanza, estende il proprio raggio di azione e, nonostante potrebbe veder aumentato il proprio carico di lavoro, “dimagrisce” passando da dieci a sei componenti.
Andiamo con ordine. Le “attribuzioni” dell’Agenzia (articolo 3 del decreto del 2000) non cambiano ma si rafforzano: il nuovo testo stabilisce infatti che il «monitoraggio dei dati e documenti delle organizzazioni del terzo settore» dovrà essere svolto «mediante raccordi operativi» con i ministeri degli Esteri, dell’Economia e del Welfare oltre che con le Entrate, il Cnipa, l’Istat e le istituzioni che gestiscono i registri degli enti non profit. In tema di vigilanza (sempre all’articolo 3) il nuovo testo introduce «l’attività di sostegno a distanza» tra quelle che l’Agenzia metterà sotto la lente, anche visto lo sviluppo di questa forma di raccolta fondi.
L’Agenzia inoltre potrà esprimere «parere vincolante» sugli scioglimenti non solo di onlus (come prima) ma di tutti gli enti disciplinati dall’articolo 148 comma 8 del Tuir, ovvero tutti gli enti del terzo settore, e avrà voce in capitolo sulla «uniforme applicazione delle norme tributarie» non solo in senso generale ma – novità – inviando al ministero dell’Economia e all’Agenzia delle entrate «proposte su fattispecie concrete o astratte riguardanti il regime fiscale delle organizzazioni, terzo settore e enti». Non solo: vista l’entrata a regime dell’impresa sociale, l’Agenzia avrà voce in capitolo sia per quanto riguarda i casi di cessazione sia per le «modalità di gestione dei registri di settore». Anche l’articolo 5 del vecchio decreto, che riguarda i “poteri” dell’Agenzia, subisce qualche variazione: sì alla «mappatura territoriale» degli enti di terzo settore da parte dell’Agenzia, e sì a una più ampia interlocuzione con «le associazioni che si occupano degli interessi di settore» e non più con le sole associazioni «rappresentative». Infine, la segnalazione di violazioni, che l’Agenzia potrà trasmettere al governo.
Quanto alla composizione dell’organismo, ecco la sorpresa: non più dieci ma sei membri, che rimarranno in carica quattro anni invece di cinque. Ma qui, probabilmente, la decisione ricade nel capitolo «tagli alla spesa pubblica» che negli ultimi anni si cerca di rimpinguare come e quando si può.

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