Volontariato
Un nuovo inizio è possibile. Ecco come
L'editoriale di Riccardo Bonacina che apre il numero del magazine di dicembre. Una riflessione nella Giornata del volontariato e un augurio per il Natale e per un anno che sta per cominciare con le parole di Hannah Arendt
Hanno preso un van rosso, sulla fiancata in bianco l’hashtag #diecistoriepropriocosì e sono partite in viaggio per l’Italia, le tappe previste quelle in cui la criminalità mafiosa ha seminato più sofferenza, in Sicilia, Calabria, Campania, quelle impreviste, ma suggerite dallo stesso viaggio in cerca delle ferite e delle sorprendenti energie che da quelle ferite sono nate, a Roma, Milano e in Brianza dove la criminalità si è insediata nella finanza, negli affari, nei grattacieli milanesi o nelle villette brianzole.
Loro sono un gruppo di giovani donne dell’associazione The Co2 Crisis Opportunity Onlus, appassionate di racconto sociale e di teatro, armate di curiosità, taccuini e videocamere. Hanno messo in fila tanti incontri, alcuni con realtà già note, come Goel o Addiopizzo, altre meno conosciute come la Cooperativa “Al di là dei sogni” di Sessa Aurunca o l’Osteria sociale “La Tela” a Rescaldina, non lontano da Milano. Sono partite nel 2011 e sono ancora in viaggio, con il loro gusto dell’incontro hanno dato vita ad una vera rete di associazioni e di scuole, gli appunti di viaggio di Giulia Minoli, Noemi Caputo, Giulia Agostini sono diventati, con l’aiuto di Emanuela Giordano un copione teatrale, un documentario prodotto da Rai Cinema, e infine uno spettacolo che ha coinvolto già più di 40mila studenti come spettatori e protagonisti nei laboratori che precedono l’andata in scena. Quel che poi sorprende è che lo spettacolo è davvero bello, da applausi, un raro esempio di teatro civile, e se ne sono accorti i principali teatri italiani, il Piccolo a Milano, il San Carlo di Napoli, il Teatro Argentina a Roma. E si tratta di uno spettacolo e di un progetto multimediale in progress che via via si arricchisce di nuove storie, quelle incontrate nel viaggio che non finisce. Un viaggio che è riuscito a coinvolgere come attore un protagonista di quelle storie, lo straordinario Salvatore di San Giovanni in Teduccio.
“Il palcoscenico della legalità” è il titolo del progetto messo in campo nel 2011, ed è l’unico aspetto discutibile del viaggio, #diecistoriepropriocosì racconta ben di più della legalità, racconta storie di responsabilità, di libertà, racconta della dignità di persone che si mettono in gioco per costruire percorsi di dignità, di libertà, di responsabilità laddove queste sono state umiliate dalla criminalità o dall’indifferenza e dalla paura. La legalità è importante. Ma la legalità è solo uno strumento, un mezzo, una condizione, un terreno per raggiungere il vero obiettivo che si chiama giustizia. La legalità deve saldarsi alla responsabilità che deve chiamare ciascuno di noi a fare la propria parte, altrimenti resta nella sua fredda realtà di norma e procedura.
Storie di libertà, di innovazione, percorsi di giustizia saranno protagonisti anche il prossimo 14 dicembre a Base a Milano nell’iniziativa promossa da Vita e Cgm, “Impresa sociale anno uno”, nel pomeriggio si racconteranno dieci storie di imprenditoria sociale che stanno rigenerando territori e comunità, Progetto Quid, Pastificio 1908, Il Bettolino, Sphere 2020, La Polveriera, Refugees Welcome, Fattoria sociale Fuori di Zucca, Orchestra Allegro Moderato, Open care. Immagini, volti, oggetti in scena per una narrazione di altre storie di giustizia. Dieci, cento, mille e ancora molte di più sono le storie che stanno riparando e innovando il nostro Paese. Ogni storia ha i suoi protagonisti, uomini e donne che non si sono girati dall’altra parte ma si sono rimboccati le maniche per mettere in campo percorsi di giustizia, nel lavoro, nell’inclusione, nella riqualificazione urbana, nella moda e nell’artigianato, nella cultura e nella cura delle persone e dei beni comuni. Storie che sarebbe sbagliato rinchiudere nella retorica buonista o in quella della legalità perché dicono molto di più.
Ci raccontano, per usare le parole di Hannah Arendt, di come: «Con la parola e con l’agire ci inseriamo nel mondo umano, e questo inserimento è come una seconda nascita, in cui confermiamo e ci sobbarchiamo la nuda realtà del nostro essere al mondo. Il fatto che l’uomo sia capace d’azione significa che da lui ci si può attendere l’inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile. E ciò è possibile solo perché ogni uomo è unico e con la nascita di ciascuno viene al mondo qualcosa di nuovo nella sua unicità». Il gesto e la fede nella vita e nell’uomo che ognuno delle numerosissime storie implica ci raccontano di come tocchi a ciascuno di noi guadagnare il senso del nostro essere al mondo, rischiando anche ciò che parrebbe improbabile.
È questo che vorrei augurare a tutti noi per il Natale e per un anno che sta per cominciare. Ancora con la Arendt: «Il miracolo che salva il mondo, il dominio delle faccende umane, dalla sua normale, “naturale” rovina è in definitiva il fatto di nascere, in cui è ontologicamente radicata la facoltà dell’azione, la seconda nascita. Solo la piena esperienza di questa facoltà può conferire alle cose umane fede e speranza, le due essenziali caratteristiche dell’esperienza umana. È questa fede e speranza nel mondo che trova forse la sua più gloriosa e stringata espressione nelle poche parole con cui il Vangelo annunciò la lieta novella dell’avvento: “Un bambino è nato per noi”».
Auguri.
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