Leggi

Un nuovo decreto scavalca la 185. Armi, che business

Pochi controlli sui prodotti dual use, utili per scopi bellici. "L’Italia riduce tutto a commercio" dice Tino Bedin.

di Benedetta Verrini

Rischiava di passare inosservato, col titolo che si ritrova. Decreto legislativo di “attuazione del Regolamento europeo n. 1334 del 2000 in materia di controllo delle esportazioni di prodotti e tecnologie di duplice uso”. Eppure, questo anonimo decreto, attualmente all?esame del Parlamento, “apre un altro fronte parlamentare sul commercio delle armi”, avverte il senatore Tino Bedin (Ulivo). Un nuovo caso 185, insomma. “Sì, effettivamente ritornano qui alcuni dei punti nodali della modifica della legge 185 del 1990”, spiega il senatore, che il 12 marzo scorso è intervenuto con una dettagliata serie di richieste di modifica nella giunta per gli Affari europei del Senato, di cui è segretario. “In questo schema di decreto, emerge la volontà di abbassare a merce qualsiasi, da sottoporre alle sole regole del mercato, i materiali ad uso militare”, dice. “Solo che in questo caso il Parlamento ha molte meno opportunità, dovendosi limitare a esprimere un parere su un decreto delegato”. ?Use? ad alto rischio Ma cosa sono i prodotti dual use? Materiali, software e tecnologie suscettibili di essere utilizzati nell?industria civile così come in quella militare: si va dai materiali utilizzabili per la costruzione di reattori nucleari ai prodotti chimici, dagli agenti patogeni che è possibile impiegare per scopi offensivi fino ai software impiegabili in processi di armamento. Il tema del commercio dei sistemi di armamento è assai vivo nell?Unione Europea e il regolamento mira a far prevalere le priorità di politica estera e di sicurezza rispetto a quelle commerciali. Senonché, avverte il senatore Bedin, “nella trasposizione dalla norma europea a quella nazionale l?Italia dà una valutazione diversa rispetto all?Europa”. Mero commercio La prima incongruenza è che nel decreto la responsabilità d?indirizzo e di gestione del settore è tutta in capo al ministro delle Attività produttive, senza il coinvolgimento dei ministri degli Esteri e della Difesa. Proprio questa lacuna, secondo Bedin, abbasserebbe volutamente il profilo della materia, “e rende ancora più chiaro il disegno complessivo che il governo ha in mente con la contrastata modifica della legge 185”. Tralasciati i controlli Infatti, evitando qualsiasi riferimento alla normativa italiana, “il decreto utilizza tutte le possibilità di riduzione delle procedure consentite dal regolamento europeo, mentre si guarda bene dal cogliere le norme che consentono, ad esempio, di evitare i rischi di triangolazione”, prosegue. Si sfruttano infatti quattro modalità di autorizzazione, “due delle quali con controlli difficilissimi. Così, ancor prima di modificare la 185, attraverso l?esportazione in un Paese Ue che non ha le nostre stesse regole, sarà possibile evitare le garanzie della legge italiana”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA