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Un mondo sempre piu’ povero di biodiversita’
Lo scienziato inglese Norman Myers a Roma per il WWF, nella Giornata Mondiale dell'Ambiente: "Perdiamo decine di migliaia di specie l'anno, generando conflitti e rifugiati ambientali. Per tute
di WWF
“Stiamo assistendo al più grave impoverimento dell’abbondanza e della varietà della vita fin dalla scomparsa dei dinosauri, 65 milioni di anni fa. Stiamo perdendo decine di migliaia di specie ogni anno, ad una rapidità almeno mille volte più grande rispetto al passato. Ciò ci responsabilizza enormemente e fa delle generazioni attuali delle ‘privilegiate’, che possono cioè scegliere di salvare la nostra Terra”. Le parole sono di Norman Myers, lo scienziato inglese tra i massimi esperti mondiali di biodiversità, che il WWF ha portato a Roma in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente promossa dall’Onu. Il suo intervento, nella Sala Giulio Cesare in Campidoglio su “Crisi della biodiversità e strategie di intervento” costituisce la prima delle sei “Biodiversity Lectures” previste dal WWF sul tema della conservazione della biodiversità: un ciclo di sei conferenze svolte dai maggiori esperti mondiali della scienza della conservazione ambientale. Le Giornate hanno il contributo del Ministero della Istruzione, Universita’ e Ricerca Scientifica ed il supporto del Comune di Roma.
Norman Myers, è autore di studi pionieristici sulla conservazione delle foreste tropicali e sull’individuazione dei cosiddetti “hotspots” di biodiversità a livello mondiale, cioè le aree del Pianeta più ricche di vita, tra cui compare anche la regione mediterranea, che devono essere assolutamente tutelate. “Oltre un terzo delle specie di piante terrestri e oltre due quinti delle specie di vertebrati sono confinati in 25 località che rappresentano appena l’1,4% delle terre emerse del Pianeta, aree dove queste specie sono sottoposte a gravi minacce di estinzione. L’ambiente dei 25 “hotspots” è così degradato da aver perso almeno il 70%, spesso il 90%, della vegetazione originaria, ed è probabile che, in assenza di maggiori sforzi per la conservazione, perderanno gran parte di ciò che resta nell’arco di pochi decenni” ha dichiarato Myers. Tutti i 25 punti caldi potrebbero essere salvaguardati con “appena” 500 milioni di dollari l’anno, un ventesimo di ciò che gli europei spendono ogni anno per i gelati. Si ridurrebbero le estinzioni di almeno un terzo. Invece continuiamo a distribuire “sussidi perversi” per 2.000 miliardi l’anno che finanziano la distruzione dell’ambiente, invece di promuovere la sostenibilità: soprattutto in agricoltura, combustibili fossili, trasporto su gomma, acqua, foreste e pesca.
“Le foreste tropicali racchiudono la maggior parte delle specie terrestri, ma subiscono un impoverimento più rapido rispetto a qualsiasi altra area ecologica”, sottolinea Myers. Altissime le responsabilità dei paesi sviluppati: le multinazionali hanno interesse a convertire in pascolo e coltivazioni le aree di foresta. Le foreste tropicali svolgono un ruolo centrale anche nel bilancio globale del carbonio, dato che contengono un quinto di tutto il carbonio delle piante e del suolo del Pianeta. Il “valore della biodiversità” è anche economico: il valore commerciale di tutti i prodotti farmaceutici derivati dalle piante, hanno dimostrato gli studi di Myers, è pari ad almeno 40 miliardi di dollari l’anno.
Le risorse naturali, se saccheggiate e mal gestite, generano anche guerre, conflitti e rifugiati ambientali. Desertificazione, deforestazione e carenze di legna combustibile generano guerre civili e violenze; erosione del suolo, carenze idriche, desertificazione hanno provocato 25 milioni di rifugiati ambientali, che potrebbero raddoppiare entro il 2010. Intanto bussano alla porta dei paesi ricchi i “nuovi consumatori”: diciassette nazioni in via di sviluppo e tre nazioni in fase di transizione contano ora oltre un miliardo di persone (300 milioni solo in Cina) con un potere d’acquisto collettivo pari a quello degli Stati Uniti: i nuovi consumatori possiedono 125 milioni di auto, o il 22% del totale mondiale, ed entro il 2010 tale cifra potrebbe toccare i 300 milioni, ovvero il 38%. Le auto provocano non solo inquinamento locale, ma sono la fonte di emissioni di anidride carbonica che cresce più rapidamente e contribuisce a circa metà dei processi di riscaldamento del pianeta.
Questo scenario non deve scoraggiarci, ma, al contrario, esaltarci. “Viviamo in un periodo senza precedenti nella storia dell’uomo – sostiene Myers . Siamo davvero fortunati perché siamo di fronte ad una sfida cui possiamo ben dire “o adesso o mai più”. Le generazioni passate non hanno avuto questa opportunità perché i problemi ecologici non avevano queste dimensioni. Le generazioni future non avranno questa stessa opportunità, perché se non agiremo noi al più presto, i nostri discendenti non avranno altro da fare che raccogliere i cocci che lasceremo loro. E’ una sfida enorme, e se saremo all’altezza ci sentiremo senz’altro grandissimi, e ci guadagneremo la gratitudine delle prossime generazioni”.
“E’ fondamentale diffondere a tutti i livelli le migliori conoscenze scientifiche esistenti al mondo su questi problemi – ha dichiarato Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico Culturale del WWF – perché la risposta politica alle gravi emergenze ambientali, purtroppo, è totalmente insufficiente rispetto alla sfida che abbiamo di fronte a noi, come hanno dimostrato i risultati del recente G8 di Evian e quelli del Summit mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg del 2002. Il WWF lavora da sempre alacremente e con proposte operative per cambiare la soluzione: sosteniamo da sempre la proposta di Norman Myers di reindirizzare i sussidi perversi di oltre 2.000 miliardi di dollari l’anno, dati dai governi di tutto il mondo (con i soldi dei contribuenti) per attività contrarie allo sviluppo sostenibile (dal supporto ai combustibili fossili, all’agricoltura industrializzata, alla pesca eccessiva, alla deforestazione ecc.) in sussidi virtuosi per attività ecocompatibili (supporto alle rinnovabili, alla cura e tutela delle foreste, dei bacini idrici, dei banchi di pesce per consentire la loro rigenerazione). E’ arrivato il momento di dare ‘gambe’ concrete a queste proposte ed avviare finalmente percorsi di sostenibilità del nostro sviluppo”.
www.wwf.it
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