Non profit

Un mondo di paure

Rapporto del Censis: a Roma la maglia nera della sfiducia. Il ruolo dei media

di Maurizio Regosa

Vulnerabili, insicuri, pieni di paure. È il quadro che emerge dalla ricerca condotta dal Censis presentata da Giuseppe Roma. Un focus che prende svolto in dieci grandi città del mondo (Londra, Parigi, Roma, Mosca, Mumbai, Pechino, Tokyo, New York, San Paolo e Il Cairo) intervistando un campione rappresentativo d’età compresa fra i 15 e i 75 anni. Infine, se si chiede ai romani da quale soggettualità si sentano più sostenuti nel contrasto alle proprie paure, l’84,8% risponde dalla famiglia. L’epoca della paura Non vi è dubbio che l’insicurezza sia uno stato d’animo sempre più diffuso.

Il 90,2% della popolazione intervistata ammette di avere almeno una piccola ansia quotidiana, il 42,2% avverte con maggiore intensità una o più angosce, mentre solo l’11,9% sembra lasciarsi sopraffare dalla paura. Quanto alle forme della paura, in cima alle preoccupazioni le paure ancestrali: il timore di perdere i propri cari, di essere colpiti da una malattia invalidante, di perdere l’autosufficienza (stati d’animo che si attestano rispettivamente al 15,9% e al 14,9). Seguono la paura di subire violenze (segnalata dall’11,7% degli intervistati), la preoccupazione di non riuscire a mantenere la propria posizione sociale (11,9%), di perdere il lavoro (9,7%) o la casa (10%). In fondo alla classifica la paura legata al verificarsi di catastrofi naturali, di attentati terroristici epidemie o intossicazioni alimentari.

Naturalmente le risposte sono legate anche all’età degli intervistati (quella di perdere le proprie facoltà intellettive è avvertita più dagli anziani; l’ansia da prestazione più dai giovani) e al contesto (a Tokyo la paura di essere colpiti da un terremoto è indicata dal 16,1%; a New York i timore più diffusi è quello di perdere il proprio tenore di vita, al 17,2%, e di attentati terroristici, 16,6%). Tale sentimento è cresciuto, in questi anni, anche in relazione all’appartenenza a specifici segmenti sociali: nelle classi sociali più agiate, il 29,6% degli intervistati dichiara aumentata la propria paura personale – percentuale che, fra le classi meno fortunati – sale al 57,7%. I risultati italiani Insomma in tutto il mondo la paura è in continua crescita, con differenze anche significative tra le città analizzate: a Tokyo, San Paolo, New York e Roma l’incremento della paura personale si attesta su livelli molto diversi (si va dal 61,7% della prima al 46,6% della capitale italiana). Del resto la capitale italiana detiene, secondo il Censis, la maglia nera della sfiducia: la paura fisiologica è contenuta al 12,2% ma prevale un senso diffuso di incertezza (il 46% degli intervistati la rileva).

Se però si vanno a vedere quali siano le paure indicate dai romani intervistati, al primo posto si colloca il timore di essere colpiti da una malattia invalidante o avere un incidente (21%), al secondo di perdere le persone care (al 19,4%), perdere le facoltà intellettive (18,6%). Seguono il timore che i figli abbiano una vita peggiore della propria (14%) e quella di subire violenze e aggressioni fisiche (9,8%).

Chi alimenta la paura? Secondo il 30,7% degli intervistati è la diminuzione del livello di protezione sociale ad alimentare la paura; quasi il 30% individua nella perdita dei valori di solidarietà e di rispetto la causa di tale incremento, mentre per il 29,6% va imputato all’aumento della violenza. Seguono le difficoltà di sviluppo (rilevante per il 21,3%) e l’uso spregiudicato che i mass media fanno di questo stato d’animo (18,6%). Se queste sono le medie fra le dieci capitali, interessante analizzare i risultati di Roma, dove la diminuzione del livello di sicurezza sociale è per il 37,8% degli intervistati la prima causa dell’incremento della paura. Seguono la crisi della solidarietà (al 27,6%), le preoccupazioni economiche (20,7%) e l’aumento dell’immigrazione clandestina e della criminalità ad essa collegata (al 19,7%). Quando ai romani si è chiesto quali siano i soggetti che aumentano le paure della gente, nel 47,8% dei casi hanno indicato al primo posto i mass media (per catturare audience), seguiti dai politici (28,6%). Dati piuttosto lontani dalla media delle risposte, secondo cui la responsabilità è dei politici per il 29,6% del campione e dei media per il 20,4% degli intervistati. Lottare contro le paure Per contrastare le paure globali, la maggioranza degli intervistati – il 31,% – ritiene necessario ci siano più responsabilità e impegno da parte di tutti; per il 21,3% occorre che ci sia più spazio e attenzione alle relazioni e ai rapporti con le persone. Risultati possibili, per il 31% della popolazione metropolitana, solo con la garanzia di maggior ordine e rispetto delle regole.

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