Politica
«Un modello da importare»
Il parere di Gianpiero Griffo del Consiglio italiano per la disabilità
di Redazione
«Purtroppo nel nostro Paese il nodo della rappresentatività è ancora insoluto» R appresentatività, finanziamenti, obiettivi comuni: ecco cosa manca alle associazioni dei disabili nostrane per diventare come Edf. La critica (costruttiva) viene da Gianpiero Griffo, rappresentante del Consiglio italiano per la disabilità.
Vita: Qual è il segreto di Edf?
Gianpiero Griffo: La rappresentatività, prima di tutto, che deriva dagli intensi legami con gli organismi nazionali. Edf è una struttura davvero rappresentativa e al tempo stesso flessibile. Ma non solo.
Vita: Che altro?
Griffo: Ogni settimana arrivano report, mail e atti di convegni sulla disabilità che si svolgono in tutta Europa. Parallelamente all’attività di lobbying, i consigli nazionali organizzano campagne nei Paesi membri: l’ultima è quella sull’accessibilità delle prossime elezioni europee del 6 e 7 giugno.
Vita: Perché in Italia tutto questo è fantascienza?
Griffo: Ci dividono storie e contesti istituzionali molto diversi: i nostri politici sono troppo schierati per riuscire a raggiungere un consenso bipartisan sulle nostre proposte. Dovremmo dialogare con tutti e 20 i consigli regionali perché sono le politiche regionali e locali a far la differenza per i disabili italiani. E poi non abbiamo certo la struttura di Edf, e nemmeno i fondi…
Vita: Quindi non c’è nulla da fare?
Griffo: No, certamente. Sull’organizzazione del lavoro, Edf è modello. Lo scoglio principale, in Italia, è la frammentazione della rappresentanza. Ci sono due federazioni dei disabili (Fish e Fand, ndr ) e non una. Il nostro è un sistema che privilegia alcune associazioni piuttosto che altre.
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