Non profit

un milione di soci per sfidare la povertà

Le Acli ripensano le proprie strategie associative

di Redazione

A Milano la Conferenza organizzativa e programmatica.
Che proporrà a Sacconi una nuova social cardDall’8 al 10 aprile, a Milano, le Acli affrontano le loro elezioni di midterm. Ma con i dati della vigilia, non si prospetta nessuno tsunami: nei primi due anni targati Andrea Olivero, infatti, la galassia Acli ha visto crescere i soci, che stanno per raggiungere il milione. È proprio Olivero che definisce l’imminente Conferenza organizzativa e programmatica come «un tagliando di metà mandato», con lo sguardo concentrato sull’associazione stessa. «Che non è un ripiegarsi su noi stessi, perché il costruire comunità è la nostra prima mission e ciò che la società si aspetta da noi», precisa subito Olivero.
Vita: Da dove partite?
Andrea Olivero: Abbiamo intitolato il congresso «Sentinelle del territorio. Costruttori di comunità». Sulla carta, di territorio parlano tutti, però il nostro approccio è diverso. Ci domandiamo se a noi non tocchi il compito di rappresentare quelli che non sono rappresentati, cioè i poveri. Per farlo bene, però, dobbiamo attrezzarci di più come organizzazione.
Vita: Cosa ha in mente?
Olivero: Far sì che nei circoli le persone trovino delle risposte. È di questi due anni la sperimentazione di un nuovo modello aggregativo, il Punto famiglia, ma anche il grosso lavoro con i fondi creati dalle diocesi per reagire alla crisi. Non è un caso che la Cop sarà a Milano, perché qui insieme alla Caritas stiamo gestendo il progetto «Famiglia Lavoro».
Vita: Che cosa comporta l’attenzione specifica alle povertà?
Olivero: Alla Conferenza lanceremo una proposta per riformare la social card. È uno strumento che abbiamo criticato, però con questa rilettura ci pare si possa arrivare a rispondere ai bisogni reali delle persone, in tempi brevi. Deve diventare uno strumento universalistico, togliendo i limiti di età e tenendo conto dei carichi familiari nel reddito, perché ad oggi le famiglie sono state penalizzate.
Vita: Che bilancio presenta?
Olivero: Oltre alla crescita dei soci, una buona riorganizzazione delle attività, con nuovi oggetti e nuovi soggetti. Stiamo lavorando con i giovani e cercando di aggregare soggetti che fino ad oggi abbiamo solo intercettato con i servizi, come i lavoratori atipici o le colf. E stiamo affrontando i servizi con logica nuova: un tempo il servizio serviva a fornire risorse all’associazione, oggi è in se stesso un obiettivo. Il direttore di un patronato o di un Caf sa leggere la povertà del proprio territorio con in mano dati che nemmeno il pubblico ha: sono una risorsa da valorizzare nell’immaginare strategie di contrasto alla povertà.
Vita: Come cambieranno le Acli nei prossimi due anni?
Olivero: Abbiamo alle spalle la forza di un grande organizzazione, che talvolta è anche il peso di una struttura complessa. Bisogna tener dentro e valorizzare anche quelli che semplicemente passano da noi.

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