Mondo

Un milione di figli in più

Inchiesta sul Sostegno a distanza: chi sono, come operano le onp del settore, che gestiscono oltre 300 milioni di euro di donazioni

di Redazione

L’Italia ha un milione di figli in più. Stanno “dall’altra parte del mondo”, perché sono i bambini che gli italiani hanno sostenuto con un’adozione a distanza. Un milione di ragazzini che nel 2011 sono andati a scuola, hanno avuto cure mediche, si sono preparati a un lavoro grazie anche ai soldi che un italiano ha inviato loro.

Fedele a un impegno, portato avanti nonostante la crisi economica. «Perché quando si crea un rapporto con un bambino che ha un nome e un volto, capisci benissimo la responsabilità che hai nei suoi confronti. Non puoi dirgli “scusa tanto, arrivederci”»: a parlare così è Fabrizio Riccò, un geometra della provincia di Reggio Emilia. Ha 43 anni, una moglie e un figlio piccolo. Di sostegni a distanza loro ne hanno tre, con il Ciai: fa 930 euro all’anno, ma «dovendo fare una scelta di risparmio, questa sarà davvero l’ultima cosa che taglierò».

Quantificare il sostegno a distanza è difficilissimo. È un po’ come ai matrimoni: sulla foto di famiglia alla fine manca sempre qualcuno, magari proprio il padre della sposa. In Italia ci sono almeno un migliaio di organizzazioni che fanno sostegno a distanza, ma quelle registrate in qualche albo sono a malapena 400: tutte le altre sono realtà piccolissime e spesso informali, a cui è difficilissimo arrivare. Qualsiasi tentativo di fotografare questa realtà quindi è parziale, incluso il prossimo Censimento del non profit avviato dall’Istat, dove – spiega Marco De Cassan, fino a pochi mesi fa membro dell’Osservatorio SaD creato dall’Agenzia per il Terzo settore, ora chiuso insieme all’Agenzia stessa – «per la prima volta ci saranno due domande specifiche sul sostegno a distanza e sapremo quante sono le organizzazioni che lo propongono e quanti sono i sostegni attivi».

Persino la macchina potente dell’Istat però ha un limite: il questionario raggiungerà solo le realtà già note. E che la differenza potrebbe non essere da poco lo dice l’esperienza di Cristiano Colombi, responsabile della formazione in un progetto che ForumSaD (il maggiore raggruppamento in Italia di organizzazioni SaD, ne conta infatti 92) sta portando avanti in Puglia, Calabria e Sicilia con il contributo di Fondazione con il Sud: «siamo partiti da 7 associazioni locali aderenti a ForumSaD e da una trentina di associazioni registrate, ma battendo il territorio abbiamo già prodotto un database con più di duecento soggetti», spiega.

Fatte queste premesse, possiamo dire che il primo censimento del settore, nel 1999, contò 253mila sostegni a distanza attivi, con una raccolta fondi stimata in 180 miliardi di lire. Nel 2006 un secondo censimento arrivò a 493mila SaD dichiarati. Tra il 2006 e il 2008 i SaD attivi erano 963mila: è l’epoca d’oro del SaD, che aveva messo in cascina i frutti di anni di benessere economico degli italiani, di sensibilità verso i problemi dei Paesi in via di sviluppo e di visibilità mediatica.

 

Leggi l’inchiesta completa sul Sostegno a distanza sul numero di giugno di VITA da venerdì 8 in edicola. Con un’analisi realizzata in esclusiva dall’Istituto Italiano della Donazione e la top 20 delle onp impegnate nel SaD.

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