Politica

Un miliardo per l’housing sociale

Varato il piano casa del governo

di Redazione

A tanto ammonta la dotazione della neonata Sgr controllata dalla Cassa depositi e prestiti. Obiettivo: 20mila case ad affitti calmierati Roma 2009, nasce l’housing sociale di Stato. A sancirlo, lo scorso 24 febbraio, sono state le firme dei presidenti dei tre enti che hanno dato vita alla Cdp Investimenti Sgr Spa. Franco Bassanini, numero uno della Cassa depositi e prestiti (a cui farà capo il 70% delle azioni), Corrado Fissola per Abi (15% del capitale) e Giuseppe Guzzetti dell’Acri (il restante 15%). Il capitale sociale complessivo ammonterà a 2 milioni di euro.
Obiettivo dichiarato: realizzare 20mila alloggi da destinare a quella fascia di popolazione troppo “ricca” per accedere all’edilizia residenziale pubblica, ma troppo povera per stare sul mercato. L’esempio classico è quello di una famiglia composta da quattro persone con un reddito netto di 2mila euro al mese. Che in questo modo, per un’abitazione di 80 metri quadrati, andrebbe a pagare un affitto di circa 450 euro.
Il varo della società costituisce il primo passo verso l’attuazione di quel “piano-casa” fortemente voluto dal tandem Berlusconi-Tremonti, che costituiva uno dei sette pilastri dell’ultima campagna elettorale. Naturalmente 20mila case non esauriscono un fabbisogno abitativo valutato in 600mila persone, ma certamente con questa iniziativa si può dire che il modello del social housing decolla anche in Italia, seppure in ritardo di qualche anno rispetto a Paesi come Francia e Inghilterra, dove già dal 2004 con questo modello si sono costruite rispettivamente 80mila e 30mila abitazioni.
«Rispetto a molti altri Paesi, in Italia l’offerta di social housing è ancora inadeguata», nota a proposito Massimo Verazzani, amministratore delegato della Cdp. «Vi sono quindi ampie potenzialità di crescita che vanno sfruttate soddisfacendo il fabbisogno abitativo dei cittadini e al contempo consentendo agli investitori rendimenti certamente non speculativi, ma comunque interessanti».
Sono due le novità che dovrebbero consentire all’operazione di colpire nel segno. Il meccanismo di gestione e la discesa in campo del pubblico. Come funzionerà infatti la nuova società? Enti pubblici, fondazioni, privati e non profit in partnership a livello locale dovrebbe disegnare i contorni del bisogno e raccogliere il 60% dell’investimento per poi presentare il progetto alla Cdp Investimenti che, in caso di approvazione, contribuirebbe con il mancante 40%.
Di fatto, quindi, la Sgr gestirà un Fondo di fondi che partirà con una dotazione di almeno un miliardo di euro. Il fatto, infine, che come capofila ci sia un ente pubblico qual è la Cassa depositi e prestiti, sarà auspicabilmente una garanzia per evitare le lungaggini burocratiche legate alla gestione locale del territorio che troppo spesso finora hanno bloccato sul nascere progetti analoghi.
«Questa iniziativa è fondamentale per dare respiro nazionale a un ampio progetto di social housing», postilla il direttore generale dell’Acri Stefano Marchettini. «Occorre ora garantire che questo Piano», conclude infine il parigrado dell’Abi Giuseppe Zadra, «proceda senza rallentamenti».


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