Economia

Un miliardo di dollari di finanza a impatto per l’Africa

Presentato l’Education Outcomes Fund per l’Africa e il Medio Oriente. «Promosso dal Global steering group for Impact Investment e dalla Education Commission di Gordon Brown, è un nuovo modello di partenariato pubblico-privato che coinvolge donatori, investitori, settore sociale, agenzie di sviluppo e governi», sottolinea Giovanna Melendri, presidente di Social Impact Agenda per l’Italia

di Paolo Biondi

L’Education Outcomes Fund per l’Africa e il Medio Oriente ha un valore di un miliardo di dollari, una grande operazione di finanza ad impatto per collegare il rendimento finanziario a interventi e modelli che producano risultati sociali positivi e misurabili nel settore dell’accesso all’istruzione e all’alta formazione.

Le menti istruite sono l'infrastruttura più importante di un Paese

Amel Karboul

Il fondo è stato presentato a Roma, nella Sala Zuccari del Senato, da Amel Karboul, Ceo del Fondo ed ex ministra nel primo governo democratico della Tunisia. Si parte dall’educazione perché «le menti istruite sono l'infrastruttura più importante di un Paese», ha sottolineato Amel Karboul insistendo sulla necessità di «spostare l'attenzione del mondo dalla scuola all'apprendimento».

È un nuovo modello di partenariato pubblico-privato che coinvolge donatori, investitori, settore sociale, agenzie di sviluppo e governi

Giovanna Melendri

Come ha spiegato Giovanna Melendri – presidente di Social Impact Agenda (Sia) per l’Italia – ai lettori di Vita con il suo articolo (Vita Magazine, marzo 2019, pagg. 18-19) «l’Education outcomes Fund per l’Africa e il Medio Oriente, promosso dal Global steering group for Impact Investment e dalla Education Commission di Gordon Brown, è un nuovo modello di partenariato pubblico-privato che coinvolge donatori, investitori, settore sociale, agenzie di sviluppo e governi attorno ad una programmazione strategica e condivisa basata su uno specifico obiettivo sociale da raggiungere. Nel disegno del Gsg, l’Outcome Fund, infatti, raccoglie risorse di diverso tipo (filantropiche, pubbliche, Csr privata) destinate a sostenere modelli di Payment by Result per contrastare le povertà educative. Secondo lo schema classico del PbR, un investitore privato anticipa le risorse necessarie per sostenere un intervento volto a risolvere un problema sociale; se l’obiettivo viene raggiunto, l’Outcome Fund, a fronte di un rigoroso processo di valutazione dell’impatto prodotto, restituisce il capitale investito più un rendimento finanziario calibrato sui risultati sociali ottenuti».

Emanuela Del Re, vice ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale, ha detto che «il governo italiano è sempre stato in prima linea per quanto riguarda i progetti educativi nel mondo e in Africa in particolare» ed ha poi concluso che si devono «favorire nuovi modelli di alleanza fra i governi». Erano presenti all’incontro una serie di esponenti del mondo dell’impresa e della finanza che hanno portato le loro testimonianze.

Per il presidente di Enel Patrizia Grieco «siamo consapevoli che il modello di sviluppo che abbiamo adottato fin qui non tiene. Soltanto imparando a ragionare nel medio e lungo termine si impara a fare impresa». Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo, ha raccontato l’esperienza sviluppata con i salesiani in favore di 1.300 giovani inseriti «fin dall’inizio del programma in un rapporto con gli educatori e con le aziende che devono assumere. Alla fine dei corsi a 400 dei giovani è stato possibile dare un contratto di lavoro a tempo indeterminato e a 240 a tempo determinato. Ci siamo posti il problema di quelli che abbiamo perso prevedendo un ulteriore percorso di formazione».

Non si fa un’operazione per riparare i danni dello sviluppo, ma si avviano iniziative indispensabili per rendere possibile lo sviluppo: si capovolge cioè l’impostazione politica

Carlo Borgomeo

Anche Lapo Pistelli, vice presidente di Eni («la più africana di tutte le imprese internazionali»), ha raccontato una serie di esperienze in campo educativo della sua azienda, compresa «la scuola di agricoltura nel delta del Niger (e fra 30 anni la Nigeria sarà il terzo Paese del pianeta per popolazione) che riguarda 300 comunità: un intero pezzo di regione che è stato trasformato profondamente». Il presidente della Fondazione con il Sud Carlo Borgomeo ha raccontato i 270 progetti dei quali 230 in moto con i quali «non si fa un’operazione per riparare i danni dello sviluppo, ma si avviano iniziative indispensabili per rendere possibile lo sviluppo: si capovolge cioè l’impostazione politica».

In conclusione, Giovanna Melandri ha detto che «dobbiamo riuscire a rompere il diaframma nell’interlocuzione con il governo» ed ha invitato tutti i presenti ad associarsi all’Education Outcomes Fund «perché dobbiamo essere più forti per convincere i governi».

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