«L’America non deve certo prendere lezioni di democrazia dal Libano. Ma la rinascita della sinagoga di Beirut è un segnale non indifferente e che va ascoltato, perché arriva da un Paese nel quale quando si attacca Israele si dice ancora Yahud, gli ebrei». A dirlo è Gad Lerner, giornalista e scrittore, nato a Beirut nel 1957 da un famiglia di ebrei stabilitasi in Palestina prima della nascita di Israele, e milanese dall’età di tre anni.
Vita:Un monumento di un tempo che non c’è più o un luogo di dialogo nel Medio Oriente martoriato dall’odio?
Gad Lerner:Più che un omaggio alla comunità ebraica, ridotta a nemmeno un centinaio di persone quasi invisibili a Beirut, il luogo di culto è un messaggio di tolleranza che va dritto all’uomo della strada e raggiunge anche gli sciiti più integralisti.
Vita: In America si discute del centro islamico a Ground Zero. Non è che il Libano si trasforma in un Paese più tollerante degli States?
Gad Lerner: Obama ha tirato dritto sulla questione e ha respinto le polemiche citando il primo emendamento che garantisce le cinque libertà fondamentali dei cittadini statunitensi. Con certi parallelismi perciò ci andrei piano. Per il momento la sinagoga di Beirut rimarrà semivuota, e solo tra qualche anno capiremo se questo edificio sarà il mattone per la rinascita di una comunità ebraica libanese.
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