Formazione

Un manuale di educazione sessuale

di Don Antonio Mazzi

Leggevo ieri su Panorama una notizia che mi butta fuori di testa. Mentre stiamo lottando con le unghie perché i nostri ragazzi capiscano che è inutile drogarsi, ubriacarsi, buttare i soldi nei giochi, correre come pazzi in moto e in macchina, assumere anfetamine a gogò, arriva dalla Germania un best-seller che spiega ai giovanissimi (sottolineo giovanissimi) tecniche, posizioni, trucchi per godere al meglio ogni tipo di gioco sessuale.
256 pagine, 16 euro e una infinità di foto-verità (si dicono così) scattate a dei ragazzi prestati all’operazione editoriale. Credo che nella prefazione, Camila Raznovich, che ben conosco, ci dirà che è meglio una sveltina che una fiutatina (tiro ad indovinare).
Torniamo su questo Make Love. “Un manuale di educazione sessuale”.
Siamo nel decennio dell’educazione e mentre noi cattolici facciamo tavole rotonde e dichiarazioni teoriche trite e ritrite, il 20 aprile esce questo serafico manualetto. In Germania in poche settimane ha venduto 200 mila copie.
Sarà una gioiosa scoperta, con sottinteso invito che le foto del libricino, potrebbero magari essere rifatte dal vivo, con più efficacia e aderenza alla realtà. Spreco, dunque, di telefonini in classe, tra fanciulli (fatemi dire così), fanciulle e animaletti vari.
Le mamme, i professori, le maestre, saranno felici!? Le edicole, le librerie, metteranno questo maledetto manualetto, in vetrina in modo che possa essere venduto e acquistato? Batterà tutte le classifiche in pochi giorni?
Piangeremo, ancora una volta, quando acqua sporca e bambini saranno buttati nel gorgo fetido del provare tutto il più presto possibile. L’indagine dice che il 53,7 per cento dei maschi e il 55,9 per cento delle femmine evitano di fare confidenze e domande di questo “tenore” ai genitori. Lo sappiamo da sempre. Ma è su questo terreno che vanno giocate le nuove metodologie famigliari e scolastiche.
Abituare fin dall’infanzia i bambini alla sincerità, alla confidenza, alla tenerezza, aiuta (anche se non risolve) e previene il periodo buio, rischioso, sempre più pericoloso della prima adolescenza.
Non è certo l’informazione quello che manca ai nostri figli, ma la formazione.
E la formazione significa: presenza, pazienza, parlare…

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