Cultura

Un leader sovranista ostaggio in un Cie: l’escamotage narrativo del noir sull’accoglienza

Nasce da questo eclatante spunto "Le colpe del nero" edizioni del Capricorno, del giornalista torinese Gioele Urso, esperto della politica di Torino e del centro di via Brunelleschi che usa per immergersi nella struttura e nella quotidianità dei suoi abitatori, operatori sociali e forze di polizia comprese

di Noria Nalli

E se un leader di un partito sovranista emergente, Alberto Locatelli del fantomatico Fronte indipendentista padano, decidesse di fare visita, a scopo propagandistico al Cie centro di identificazione ed espulsione di corso Brunelleschi ed un recluso lo prendesse in ostaggio?

Nasce da questo eclatante spunto "Le colpe del nero" edizioni del Capricorno, il bel romanzo noir del giornalista torinese Gioele Urso. Con una interessante scelta narrativa, il sequestro fa da inquietante contorno ad un crimine efferato, l'uccisione di una prostituta nigeriana parte di un cinico serial killer.

Urso è un esperto della politica cittadina che ha seguito a lungo per lavoro la questione di Corso Brunelleschi e la situazione drammatica delle persone recluse all'interno del Cie. Il libro usa le tensioni narrative, tipiche del noir per immergersi nella struttura e nella quotidianità dei suoi abitatori, operatori sociali e forze di polizia comprese.

"Le colpe del nero" è un libro che cavalca l'attualità con sobrietà, riportando con equidistanza tutti i punti di vista in campo, arricchendo l'attuale dibattito di importanti elementi. Persino Locatelli, ricorda Salvini solo alla lontana ed il ruolo affidato ai rappresentanti dell'informazione cittadina è forse un po' velleitario, ma sicuramente poetico.

Leggere il romanzo di Gioele Urso può favorire la comprensione e lo spirito di accoglienza. Cerca in fondo di fare la sua parte per mitigare gli animi dello scontro politico e non è cosa da poco. Urso fa sentire anche l'importanza delle reazioni dei Torinesi alla nascita del Cie. Gli abitanti del capoluogo piemontese in gran parte odiano e temono questa struttura di cui non capiscono e l'esistenza, come se avesse spezzato la città.

Azzeccato è il siparietto degli anziani che hanno comprato con mille sacrifici una bella casa, che si affaccia sulla struttura e ne vedono svalutare enormemente il valore. L'attacco del romanzo poi è da manuale e fa pensare di essere scivolati in un incubo di Stephen King. Spicca la figura del commissario Montelupo a cui tocca la gatta da pelare di seguire le indagini e di scontrarsi con un muro di interessi contrastanti e sotterranei. Nella vicenda ha un ruolo importante anche il movimento anarchico cittadino, con tutte le ambivalenze e le incomprensioni che questa realtà porta con sé.

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