La Camera ha recentemente approvato un disegno di legge per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Ora si attende il passaggio al Senato. Il Presidente Mattarella, all’inaugurazione dell’anno scolastico a Sondrio, ha invitato ad una “Alleanza contro il bullismo”. Contemporaneamente, in Regione Lombardia è in discussione una legge regionale con il medesimo argomento. Il tema è scottante. I fatti di cronaca di questi giorni impongono una riflessione da prima pagina.
Il fenomeno è vasto e vede in campo violenti, vittime e spettatori, attori questi ultimi sempre più importanti e numerosi. Folle inimmaginabili possono assistere, commentare, condividere e fare sorrisini davanti ad una scena postata in rete. Senza questa platea non innocente, il bullo sarebbe solo un piccolo meschino invece, con gli applausi degli idioti diventa quasi un eroe.
Fenomeno prevalentemente adolescenziale e giovanile o comunque che attecchisce tra i ragazzi. È perciò nei luoghi dei ragazzi che va intercettato: sicuramente la scuola ma anche le associazioni sportive, gli oratori, i centri di aggregazione.
Gli adulti sono completamente impreparati davanti a questo problema, si va dalla enfatizzazione eccessiva di fronte ad un gesto o una parola anche fuori luogo, pesante e censurabile ma tipica degli eccessi della adolescenza, ad una quasi totale indifferenza di fronte a comportamenti prepotenti e offensivi messi in atto sistematicamente.
Cominciamo perciò col dire che per affrontare decentemente il fenomeno del bullismo servono adulti capaci di osservare, capaci di cogliere i segni , di guardare e leggere le relazioni tra i ragazzi. Di norma gli insegnanti o gli allenatori, nei loro percorsi formativi, non hanno sostenuto esami di “competenza relazionale”, ma questa, come altre competenze, si può apprendere con un adeguato percorso e con un affiancamento con una agenzia educativa.
Il secondo passo, dopo una attenta osservazione, è che cosa fare, come intervenire. E qui occorre che i politici, i legislatori, le istituzioni in genere stiano attente: non basta prevedere la costituzione di Osservatori nazionali o regionali, sempre troppo lontani dai problemi quotidiani, fare bandi da quattro soldi per sostenere progetti sporadici, servono risposte vicine, nel momento in cui si manifesta il bisogno.
Il consiglio di classe che individua una problematica urgente che sta coinvolgendo pesantemente alcuni studenti, così come l’educatore o l’allenatore preparato che si accorge di una dinamica pericolosa tra ragazzi, spesso non sanno come sia meglio intervenire, se sia opportuno chiamare prima le famiglie o prendere in disparte il gruppo intero o alcuni singoli, se vi siano rilevi di natura penale o più semplicemente se sia grave quello che stanno osservando. Spesso non sanno a chi rivolgersi per una risposta immediata. Per questo a volte, extrema ratio, si rivolgono alla stampa! Gran bella soluzione …
Una politica attenta, che non guarda solo alle scadenze elettorali, deve pensare e porre tutte le condizioni per creare una rete di presidi educativi territoriali dedicati al disagio adolescenziale in tutte le sue svariate forme, ivi compresa quella del bullismo. Presidi stabili con adeguata competenza educativa in grado di supportare le scuole, le famiglie, le associazioni con consulenze, percorsi contro la dispersione scolastica, interventi specifici su casi individuali o su gruppi. Per far questo occorre una mentalità, una volontà e dei tempi che sono propri di una politica alta e nobile che sa investire sul futuro delle giovani generazioni con un occhio di riguardo per i ragazzi più fragili. Una politica attenta sa che, alla lunga, tutto questo si traduce in un maggior benessere civile e in un grande risparmio economico.
Franco Taverna – Semi di Melo
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