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Un identikit per l’attentatore alla chiesa di Alessandria

di Redazione

Arriva la firma per la strage di Alessandria d’Egitto della notte di Capodanno. A rivendicare la carneficina di cristiani nella chiesa dei Santi sarebbe stato il gruppo Al-Mujahidin, legato ad al-Qaeda. Lo scrive Ynet, il sito internet del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.

La polizia egiziana è in possesso dell’identikit dell’uomo accusato di aver fatto saltare in aria l’autobomba che ha colpito nella notte di Capodanno la chiesa di Alessandria, provocando la morte di 22 persone. Secondo quanto riporta il giornale egiziano ‘al-Ahram’, alcuni testimoni oculari sostengono di aver visto una persona rimanere a lungo alla guida dell’auto prima dell’esplosione: si tratta di un uomo di corporatura media, di carnagione olivastra e di media statura che indossava una giacca di pelle color beige.

Secondo uno dei testimoni, George Adil, 24 anni, il presunto attentatore sarebbe rimasto in auto da solo per circa mezz’ora prima di farsi esplodere. Prima dell’attentato il kamikaze non era da solo, perché è stato visto a bordo della sua Skoda con altri due uomini, che sono scesi prima dell’esplosione. “L’attentato terroristico di Alessandria ci ha profondamente segnati e ha provocato in noi un forte sdegno”. E’ con queste parole che il re del Marocco, Muhammad VI, si è rivolto al presidente egiziano Hosni Mubarak per condannare l’attentato terroristico contro la chiesa di Alessandria.

In una missiva inviata al Cairo, e pubblicata dal quotidiano Hespress, il monarca, che è anche la guida religiosa islamica di tutti i marocchini, ha sottolineato che “noi condanniamo questo attentato terroristico che ha colpito la chiesa di Alessandria e degli innocenti. Rigettiamo ogni forma di terrorismo che lede i diritti dell’uomo, così come la rigetta la religione islamica. Invitiamo invece alla tolleranza e al rispetto reciproco tra le diverse civiltà e fedi, e in particolare alla salvaguardia della sacralità della vita”.

Dopo l’attentato, che ha provocato 21 morti e quasi 100 feriti, le autorità egiziane hanno intanto imposto un rafforzamento della sicurezza attorno a tutte le chiese del paese. Il ministero degli Interni ha dispiegato un maggior numero di agenti di sicurezza, anche sotto copertura, sono stati istituiti posti di blocco in tutte le province ed è stato vietato posteggiare le auto nei pressi delle chiese.

Secondo i media, centinaia di sospetti sono stati arrestati nel sud del paese. Il ministro della Pubblica Istruzione Ahmed Zaki Badr ha ordinato a tutte le scuole e università di onorare le vittime con un minuto di silenzio. Agli insegnanti è stato chiesto di sottolineare l’importanza dell’unità fra tutti gli egiziani e di evidenziare la matrice “terrorista e non settaria” dell’attentato suicida. I cristiani copti rappresentano il 10% della popolazione egiziana. Già ieri, nel condannare l’attacco, il presidente egiziano Hosni Mubarak ha esortato “i figli dell’Egitto, copti e musulmani “a restare uniti di fronte alla minaccia terrorista”. In un discorso televisivo alla nazione, Mubarak ha accusato “elementi stranieri” di aver compiuto un attacco diretto contro tutto il paese e non soltanto la minoranza cristiana.

Intanto i copti hanno manifestato la loro rabbia in varie parti del paese. Tensione e dolore sono stati particolarmente forti nella chiesa colpita, dove si sono svolti i funerali collettivi delle 21 vittime. Diversi fedeli uomini sono rimasti all’esterno per impedire a giornalisti e telecamere di riprendere la cerimonia funebre e molti si sono lamentati apertamente di non sentirsi protetti dal governo.

Nella provincia meridionale di Assiut, almeno 2mila copti hanno partecipato ad una manifestazione di protesta contro il governo, accusato di non proteggerli abbastanza. Al Cairo circa 150 persone hanno invece manifestato a favore dell’unità fra egiziani cristiani e musulmani, al grido di: “Un paese, una nazione”, oppure “Lunga vita alla mezzaluna e alla croce”. Ma nella stessa capitale egiziana decine di copti hanno assalito l’automobile di Ahmed al Tayeb, rettore dell’università di al Azhar e massima autorità islamica del paese, che era andato a porgere le sue condoglianze al papa copto. Shenouda III.

Al Tayeb ha poi replicato alle parole del Papa all’Angelus: “Perché non ha chiesto la protezione dei musulmani quando venivano massacrati in Iraq?”. Al termine della visita le due autorità religiose hanno poi annunciato la creazione di un comitato paritetico che s’incontrerà su base settimanale per ridurre tensioni settarie.

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