Volontariato

Un hotel spericolato Parola di Blasco

È l’ultima iniziativa del consorzio “Mosaico”, ispirata alle teorie rivoluzionarie del professor Angelo Righetti. Ma in tutto il Friuli Venezia Giulia fioriscono locande e osterie [...]

di Luca Razza

Avete per caso deciso di trascorrere le vostre prossime ferie a Nord Est? Bene, sappiate allora che in Friuli Venezia Giulia esistono bar, locande, persino un albergo che non troverete su alcuna guida turistica. Peccato, perché sia in provincia di Udine, sia in quella di Gorizia, queste strutture offrono al visitatore o all?ospite aspetti davvero particolari, alternativi. un ?quid? che le caratterizza e le differenzia da una pur larghissima a agguerrita concorrenza. Questi bar, queste locande e questo albergo sono infatti niente di meno che le attività imprenditoriali avviate e gestite dai disabili mentali e, insieme, da operatori sanitari e soci del consorzio ?Mosaico?. Ma le sorprese non finiscono qui. Già, perché altrettanto reale, magari sorprendente, è il fatto che la celebre rockstar Vasco Rossi più che nel ?suo? bolognese e storico Roxy Bar sia di casa in questi bar, in queste locande e in questo albergo del Friuli Venezia Giulia. Pazzesco? Niente affatto, anche se – durante l?inaugurazione del loro albergo ?Al Bosco? di Grado (tel. 0431/83373) – gli stessi pazienti inseriti in questo progetto riabilitativo fanno autoironia mostrando insieme a Vasco una t-shirt con lo slogan ?Roba da matti?. In realtà, l?ideatore di questa rivoluzionaria strategia di cura e inserimento, il professor Angelo Righetti, responsabile del Dipartimento di salute mentale di Palmanova, pare avere idee chiare e una irrefrenabile, quasi contagiosa carica da pioniere: caratteristiche che, nell?ambito della psichiatria, lo rendono un indiscusso personaggio in una regione che già con il triestino Franco Basaglia è stata sicuramente di frontiera.
«Sono giunto in questo distretto sanitario poco più di due anni fa», racconta il professor Righetti, emiliano di Zocca, coetaneo e amico fraterno quindi di quel ?Blasco? che per le iniziative del consorzio Mosaico è testimonial di sicura ricaduta nazionale. «Al mio arrivo a Palmanova», continua Righetti, «mi sono subito scontrato con una realtà contraddistinta da un distretto con un?alta densità di pazienti, privi però spesso dei necessari supporti assistenziali e riabilitativi. La recente chiusura, tra l?altro, di un ospedale psichiatrico femminile proprio all?interno dello stesso distretto rendeva quanto mai indispensabile un nuovo e diversificato impegno verso le pazienti fuoriuscite che si sommavano così agli altri già in cura presso le nostre strutture».
Con la sua équipe, giorno dopo giorno, Righetti si trova quindi davanti a persone prive materialmente di tutto, e quindi prive di un ruolo, di uno stimolo all?interno di una società velocissima a classificare, a generalizzare e ancora di più a emarginare. «Diventava pertanto chiaro che la strada da percorrere per ridare dignità e vita a persone abbandonate a se stesse passava attraverso progetti guidati e specifici di riabilitazione, non attraverso un unico e sterile assistenzialismo». A questo punto, al professor Righetti e alla squadra di collaboratori che ha sposato il rivoluzionario credo terapeutico del medico di Zocca serviva solo una ?formula magica? in grado di assicurare ai malati una casa, un lavoro, una esistenza più attiva, volta soprattutto alla riabilitazione all?interno e non all?esterno della società. «In questo senso», riprende il professor Righetti, «il primo passo è stato creare cooperative, sia di livello A che di livello B, dentro le quali i malati cominciassero ad avere un ruolo diverso da quello marginalizzante dell?assistito».
Più materialmente, l?acquisto delle locande delle osterie, dell?albergo di Grado si è poi reso possibile investendo in Bot i risparmi che i malati avevano accumulato negli anni; Bot messi solamente a garanzia dei mutui ipotecari necessari per l?acquisto degli immobili che, così, non rappresentano solo attività commerciali tese a garantire, con i proventi, i pagamenti delle rate di rientro, ma anche immobili dove i malati hanno ora una loro vera casa, una loro libertà, in collaborazione più o meno stretta con operatori sanitari e volontari delle cooperative di ?Mosaico?.
Ma dalle osterie alle locande, sino all?albergo di Grado cui ?Mosaico?, in breve farà acquisire la qualifica di un ?quattro stelle?, i progetti della cooperativa ideata dal professor Righetti sono appena all?inizio. «Le potenzialità legate a questa metodologia», dice un Righetti abbracciato all?amico Vasco, «sono ampliabili, migliorabili ed esportabili perché, semplicemente, mettono al centro l?individuo. Ma, attenzione, i progetti non sono e non devono essere mirati ?per gli altri?, bensì ?per e con gli altri?. Il fatto che molti giovani, attraverso le nostre cooperative, abbiano trovato un lavoro di operatore sanitario che, per loro, ora è diventata una ragione di vita, testimonia chiaramente l?ampia valenza del nostro impegno. Impegno di cui beneficiano prima di tutto i nostri malati che, attraverso gli altri, riacquistano i loro diritti di singoli, ma un impegno anche che tende a rivalorizzare territori e piccole realtà quali le locande, le osterie che tendono a ricucire, nei paesi, storie e vite spesso sfilacciate da un modo di vivere convulso e vuoto anche in aree quasi rurali».
Tutto proteso verso nuove iniziative, il vulcanico Righetti non vuole sentire troppo parlare di bilanci. «Sono sicuramente più che positivi», afferma comunque, «e , lo dimostra chiaramente il fatto stesso che dalle osterie si sia passati oggi a inaugurare un albergo dalla ricettività elevata e che, presto, oltre ad accogliere pazienti del nostro e di altri distretti, aprirà al pubblico ?in toto?. Nello specifico, penso che qui, nell?albergo di Grado, oltre a un direttore e a uno staff da noi formati, aiuto cuoco sarà invece Massimo, un paziente che ha trascorso quindici anni nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino (la stessa struttura da cui, di recente, è evaso un pluriomicida – ndr) e con noi ristabilitosi fino al punto di essere una delle nostre colonne portanti nonché una prova delle metodologie da noi adottate».
Ovviamente, qui a Grado, una delle più rinomate spiagge dell?alto Adriatico, con massiccia presenza di turismo d?oltralpe, l?apertura di un albergo che tanti hanno subito bollato ?dei matti? non poteva passare inosservata, specie da parte delle associazioni di commercianti e da un campeggio confinante con la struttura alberghiera.
«Effettivamente», prosegue Righetti, «Nas, controlli dei carabinieri, proteste e mugugni assortiti, qui, non sono mancati. Tutto questo, purtroppo, fa parte di un sistema un po? perverso che da una parte si auspica e reclama interventi nel sociale, salvo poi mal digerirli o boicottarli da un?altra. Evidentemente questo è un aspetto che mette in risalto quanto si debba congiuntamente lavorare sul piano culturale per ?deghettizzare? soprattutto certe forme mentali: quelle della società dei normali, ovviamente».
E Vasco, che non smette di stringere mani, di farsi fotografare e di parlare e ascoltare con i suoi amici pazienti, come la penserà sull?argomento? «Beh», il cantante allarga le braccia in avanti, «se io ho la fortuna di stare fuori lo devo sicuramente a dottori come Angelo Righetti». Un altro abbraccio all?amico di gioventù, e poi giù, con nuove considerazioni a ruota libera: «Anche se nessuno, in una società come la nostra, può dire a qualcuno: ?Tu sei matto e io no?, è evidente che alcune situazioni, alcune persone più deboli vadano tutelate proprio perché a volte figlie di un disagio spesso generato dai cosiddetti ?normali?. Le soluzioni che propone Angelo», continua un affabilissimo Vasco, «son sicuramente a lunga scadenza, di grande impegno proprio perché sottintendono una crescita culturale soprattutto, lo ripeto, dei cosiddetti normali. Righetti come me predilige le situazioni difficili. Ma a ben pensarci le soluzioni non sono mai semplici, anzi, sono sempre così terribilmente difficili…».
E mentre un Vasco Rossi che come personaggio e come uomo non finisce mai di stupire inforca l?auto in direzione Festivalbar, il suo amico professore prepara e promette nuove aperture ?per e con i malati?, per e con i non-malati. «Entro l?anno, in provincia di Udine, apriremo sicuramente un?altra osteria e un?altra locanda». Poi, e ce lo dice nell?orecchio il suo braccio destro, il professor Paolo Bertoli, sarà la volta di un altro albergo. Stavolta a Cortina d?Ampezzo. Con buona pace dei Vip che estate e inverno popolano la località dolomitica.

«Troppe false chiusure»

In molte regioni si stanno operando «false chiusure» di ospedali psichiatrici o «chiusure amministrative» che non modificano i livelli di assistenza: una «vera mistificazione che continua a perpetrare il vecchio stile custodialista del trattamento psichiatrico». Il duro atto d?accusa si legge nella relazione illustrata dal presidente della commissione Affari sociali della Camera , Nicola Carlesi (An), al Comitato per il monitoraggio della chiusura degli ospedali psichiatrici. La relazione si basa sulle audizioni degli assessori regionali alla sanità e su alcune missioni da cui sono emersi «sufficienti elementi che depongono per un ritardo del processo di chiusura e per un?inadeguata modalità di applicazione delle norme». E se le strutture private finiscono per «mantenere la logica dell?isolamento» facendo anche «levitare la spesa», le Residenze sanitarie assistenziali istituite negli ex manicomi o in strutture private «spesso rappresentano un vero scandalo».

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