Cultura

Un granaio per la mia Africa

La fondatrice della Banca dei cereali era in Italia alla Marcia della pace, l’abbiamo incontrata.

di Paolo Giovannelli

Il seme, sì proprio lui, come unità di moneta. Semi di miglio, di sorgo, di soia. Nessun caveau o cassette di sicurezza, piuttosto magazzini ben areati, dove ?la ricchezza? è sparsa coi rastrelli su tavole di legno. Nel consiglio di amministrazione siedono solo donne. Una donna anche dietro la scrivania più importante. È Monique Kaboré, quarantenne, fermamente decisa a lottare per l?emancipazione femminile sia nel suo Paese, il Burkina Faso, sia nel resto del continente. Presiede l?associazione femminile Pag-La-Yiri (tradotto dalla lingua nazionale mooré il termine significa ?la donna è il focolare?), organizzazione che ha inventato la Banca dei cereali, fondata nel 1984.
Scansando i molto nervosi D?Alema e Bertinotti, alla Marcia della pace Perugia-Assisi, preferiamo incontrare lei mentre sfila nel suo tradizionale costume, giallo-oro, con l?identica fantasia floreale del turbante ?a-fiocco-a-destra? che indossa. «Venti anni fa», spiega, «fummo in cinque a prendere coscienza dei nostri problemi di donne e di madri. Oggi siamo in più di 11 mila, lottiamo per cambiare la nostra condizione e quella dei nostri figli». Poi subito precisa, con un pizzico d?orgoglio: «La banca ha un Comitato di gestione composto da sole donne. Nonostante questa e altre cose, che potrebbero sembrare ?stranezze?, dettiamo legge sul mercato nazionale. Per il benessere del popolo del Burkina Faso».
Infatti la Banca dei cereali garantisce alla gente di sopravvivere proprio nel periodo dell?anno più difficile, quello della siccità e della carestia. Riuscendo anche a ricavare propri utili. Oggi sono attive, in tutto il Burkina Faso venticinque filiali della Banca dei cereali. E Monique Kaboré, per l?importanza sociale acquisita dalla Banca dei cereali, è stata eletta senatrice alla Camera bassa del parlamento del Burkina Faso.
Signora Kaboré, come funziona la Banca dei cereali?
«Il meccanismo è piuttosto semplice. Si compra una volta all?anno, al momento del raccolto, quando la produzione cerealicola è elevata e il prezzo è di conseguenza basso, poiché sul mercato ci sono a disposizione grandi quantità di sorgo, di piccolo miglio, di riso, di arachidi e di soia. Un Comitato di gestione decide quanto e come acquistare, oltre a scegliere il momento più opportuno per incamerare i cereali. Ben badando, ovviamente, alla qualità del prodotto».
Poi conservate questi cereali…
«Sì. In appositi magazzini, non tanto grandi, dove vengono ?depositati? su ampie tavole ben rialzate da terra. Si tratta di ambienti costantemente puliti e disinfettati dagli esperti del Consorzio statale per l?agricoltura. In questo, anche il governo ci dà una mano».
Quando riimmettete tali scorte sul mercato?
«Nel momento in cui la gente ne ha più bisogno, ossia quando nel Paese scarseggia da mangiare. I mesi difficili sono maggio, giungo, luglio e agosto. È allora che la nostra Banca dei cereali immette sul mercato le proprie riserve, ottenendo lo scopo di bilanciare i prezzi, altrimenti decisi esclusivamente da grossi commercianti sempre pronti a eventuali speculazioni. In pratica, ?calmieriamo? il mercato (funzione che, in situazioni di crisi, spetterebbe direttamente alle autorità statali,ndr), facendo sì che il prezzo dei cereali resti sempre accessibile a tutti».
Quanto è importante che siano le donne a gestire una banca così singolare?
«È fondamentale, perché è stato anche attraverso questa esperienza che le donne hanno progressivamente acquistato coscienza dei problemi della società del Burkina Faso, del loro ruolo in essa e delle proprie potenzialità per essa. Come in molte altre parti dell?Africa, il carico della famiglia pesa innegabilmente sulla donna. Quando un bambino ha fame alza gli occhi verso la madre; non cercherà mai il cibo da suo padre ma correrà sempre verso la mamma. È quindi importante che queste donne e madri dimostrino a tutta la popolazione del Burkina Faso che sono capacissime di gestire un servizio economico positivo per tutti. Con le stesse logiche con cui tutelano gli interessi delle loro famiglie».
Come siete sostenute dal governo del vostro Paese?
«Oggi il governo del Burkina Faso paga lo stipendio del presidente della Banca dei cereali, che è poi la mia remunerazione. Su altri versanti, per esempio, ha sostenuto Pag-La-Yiri mettendo a disposizione della nostra associazione un certo numero di presse per spremere la noce di karité, frutto da cui si ottiene un burro che in Burkina Faso utilizziamo soprattutto in cucina. Ma, in Occidente, questa sostanza è nota per il suo impiego in molti prodotti per la bellezza femminile, specie nelle creme per il viso e il corpo».
Esistono associazioni, in altri Paesi africani, che imitano la vostra Banca dei cereali?
«Siamo conosciuti in quasi tutta l?Africa. Al punto che molte altre associazioni a base popolare vengono a studiare l?esperienza burkinabé allo scopo di dinamizzare le loro. Del resto, nel far crescere la Banca dei cereali, le difficoltà non sono state poche. Si pensi solo che, per iniziare, è stato necessario insegnare a leggere e a scrivere alle oltre mille donne coinvolte nell?iniziativa». ?

La scheda

Sebben che siamo donne…

Il simbolo dell?associazione Pag-La-Yiri sono quattro donne che, schierate quasi a difesa di una capanna, si tengono per mano. «All?inizio», spiega la presidente della stessa organizzazione popolare, Monique Kaboré, fummo in cinque a prendere coscienza dei nostri problemi di donne e di madri. Ora», ha proseguito Kaboré «in più di 11mila lottiamo per cambiare la nostra condizione e quella dei nostri figli».
L?associazione Pag-La-Yiri è sorta nel 1975 a Zoaga, un villaggio a circa 15 chilometri da Zabré, abitato della provincia del Boulgou. L?associazione è organizzata in 703 gruppi, presenti in 200 villaggi delle tre province burkinabé di Boulgou, Zoundwéogo e Yatenga. Fra le principali attività curate dall?associazione lo sfruttamento di piantagioni collettive, il rimboschimento, la sensibilizzazione alla lotta contro la desertificazione, la riparazione di strade, accanto all?alfabetizzazione, all?educazione sanitaria e all?aiuto alimentare.
Per informazioni: Association des femmes Pag-La-Yiri, 09 BP 335 Ouagadougou 09. Tel: (226) 363400; fax: (226) 312421. Oppure Emmaus Italia, via Aretina 230, 50136 Firenze. Telefono e fax: 055/6503458 (e-mail: emmausfi@ats.it). Emmaus collabora in Burkina Faso con l?associazione Pag-La-Yiri.

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