Leggi

Un golpe a tavola. Non c’è più l’etichetta

Non c’è più obbligo di indicare l’origine delle materie prime alimentari. Come volevano le grandi industrie del settore. Ma la Coldiretti non ci sta ...

di Gabriella Meroni

È passata in sordina, appena prima della crisi di governo, una norma che cancella dalle etichette le indicazioni sulla provenienza degli alimenti. Un tentativo di vanificare una battaglia di trasparenza vinta dai consumatori, e che aprirebbe la strada a produzioni alimentari derivati da prodotti agricoli stranieri senza che i consumatori ne sappiano nulla. E stiamo parlando di prodotti presenti sulle nostre tavole ogni giorno, come l?olio d?oliva, la pasta o i salumi.

La norma ?cancella etichette? è contenuta nella legge comunitaria 2007, approvata in Consiglio dei ministri, che abroga alcuni passaggi fondamentali della legge 204 del 2004 sull?etichettatura degli alimenti; una legge che venne approvata sulla scorta del milione di firme raccolte dalla Coldiretti proprio a sostegno della trasparenza e della tracciabilità. Ora la legge comunitaria dovrà passare all?esame del Parlamento, ma contro la sua approvazione si stanno già muovendo molte associazioni ambientaliste e di difesa dei consumatori, da Legambiente a Italia Nostra, da Greenpeace al WWF, dalla Lipu al Club di Papillon. Oltre naturalmente alla promotrice della legge sull?etichettatura degli alimenti, cioè la Coldiretti. Il nuovo presidente, Sergio Marini, 42 anni, eletto a febbraio col 99% dei voti, è chiarissimo. «Si tratta di un grave tentativo di colpo di spugna», spiega a Vita. «Cancellerebbe una norma che gli italiani hanno voluto e in cui credono, che fornisce garanzie ai consumatori e tutela la tipicità del made in Italy».

Non è un tentativo di protezionismo

Difficile capire quindi come mai la Comunità europea ne abbia proposto l?abrogazione. Ma Marini ha una spiegazione: «La Comunità europea ha mal interpretato la norma, pensando che si trattasse di una legge protezionistica. È vero il contrario. Infatti non è solo l?Italia ad avere una ricchezza tradizionale di qualità e tipicità, ma anche gli altri Paesi, ed è giusto che ciascuno conservi la propria. Compresi i Paesi emergenti. Per spiegare questo ci siamo incontrati di recente con il commissario europeo all?Agricoltura, Mariann Fischer-Boel cui abbiamo cercato di spiegare la ratio della legge italiana, trovando un riscontro abbastanza positivo». Marini sa anche con precisione da chi è partito l?attacco alla trasparenza, ovvero chi può avere interesse a utilizzare materie prime alimentari senza specificarne l?origine: l?industria alimentare, con in testa Federalimentare. L?associazione dei produttori ha anche messo a punto un dossier contro la legge 204, in cui definisce l?obbligo di indicare l?origine delle materie prime alimentari «devastante per il settore».

Dietro alla legge, la lobby dei produttori

«La strategia dei produttori è miope», taglia corto Marini. «La loro tesi è che ciò che conta è la ricetta della preparazione, e non la provenienza delle materie prime. Secondo questo ragionamento potremmo trovare l?etichetta ?made in Italy? su un olio d?oliva ricavato, in realtà, da olive tunisine, o su una bresaola fatta con carne brasiliana. Agire il questo modo svuoterebbe di significato il marchio italiano, mancando di rispetto alla qualità che tutti ci riconoscono, e alla lunga danneggerebbe anche i produttori industriali». «Crediamo quindi», conclude, «che nel medio periodo anche loro si ricrederanno e potremo trovare un?intesa».

Una battagliadella nuova agricoltura

Da neopresidente, Marini tiene particolarmente a questa battaglia, tanto da averla inserita nei primissimi punti del suo discorso di insediamento. «Dobbiamo puntare a un?agricoltura multifunzione», spiega, «che risponda ai bisogni veri della società e dei cittadini-consumatori. Basta con l?eccessiva dipendenza dagli aiuti economici comunitari, che orientano le scelte solo in direzione delle linee di finanziamento, senza ascoltare le richieste dei cittadini. Oggi la gente chiede sempre più qualità e tipicità, come ha dimostrato il milione di firme che abbiamo raccolto a favore della legge 204. Anche per questo la battaglia per difenderla sarà a tutto campo, e in tutte le sedi. In Italia e in Europa».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA