Politica

Un giorno e una notte a sant’Egidio. Luce su Trastevere

Sono famosi nel mondo per la loro attività e abilità diplomatica. Ma il cuore della loro esperienza è nel servizio ai poveri, agli emarginati, ai giovani. E nella preghiera.

di Barbara Fabiani

Alle otto di ogni sera, la basilica di Santa Maria in Trastevere si riempie di gente. Arrivano da tutte le parti della città e del Paese, spesso da nazioni straniere. Quasi non li vedi entrare alla spicciolata dal portale, mentre fuori il quartiere si anima di quella vitalità festaiola per cui è oggi famoso. Dentro, la basilica è illuminata dalla luce che si riflette sull?oro del mosaico bizantino dell?abside. I fedeli cantano, tutti. «All?inizio eravamo stonati, ma in trent?anni l?armonia è andata migliorando», bisbiglia Mario Marazziti, uno che era presente quando la Comunità faceva i primi passi, assieme ad Andrea Riccardi, il fondatore, e monsignor Vincenzo Paglia, attuale vescovo di Terni. Alla fine la gente fa capannelli tra le panche, si saluta, discute. Ma quanti siete? «A Roma, 10mila». Disseminati in città, silenziosi come se dovessero ancora riconoscersi disegnando una croce sulla polvere, li abbiamo seguiti in alcune delle cose che fanno. L?acqua delle docce Al centro San Francesco d?Assisi ci sono una ventina di persone che preparano pacchi di vettovaglie e dividono la biancheria; si sente l?acqua scrosciare dalle docce. Qui ogni martedì, fanno la fila 800 persone. Francesca Zuccari da vent?anni coordina questo servizio; ha 45 anni ma ne dimostra 35, capelli corti e ricci, occhi azzurri e non un filo di trucco. «Andavo al ginnasio. Eravamo un gruppo di amici coinvolti dai più grandi», dice riferendosi ad Andrea Riccardi, fondatore di Sant?Egidio. «Mi chiesero se volevo fare doposcuola a bambini di famiglie povere. Accettai ed entrai nelle baraccopoli degli immigrati calabresi al quartiere Acilia. Non avrei mai creduto che nella mia città ci potessero essere persone che vivevano in quelle condizioni». Ma la vera rivelazione fu un?altra: «Per la prima volta vedevo le parole del Vangelo entrare nella vita vera; io, che della religione avevo perso interesse, come tanti, quasi per inerzia». A questo punto l?ascoltatore laico, in genere, comincia ad agitarsi, sente un formicolìo sulla pelle, allergico com?è alla manipolazione a sfondo religioso. Ma questa volta i campanelli d?allarme tardano a squillare: è il pudore di Francesca nel raccontare di sé che toglie ogni sensazione di minaccia. Mettere i poveri al primo posto, trattarli da amici perché «Cristo si è fatto povero»: a questo si pensa incontrando Anna, una donna senza dimora seduta su una sedia a rotelle in attesa che faccia effetto la tinta per capelli che ha in testa. Nel centro, infatti, c?è uno sgabuzzino ?ad uso? parrucchiere. Nessuno in Comunità ?aiuta? l?altro, se non nel senso che tra amici ci si aiuta. «Vedete come si amano tra loro?», scrisse Tertulliano riportando quel che si diceva dei primi cristiani nel III secolo. «La gente ci conosce per le attività in favore della pace, e non immagina che l?impegno internazionale è la conseguenza dell?incontro con queste persone», chiarisce Daniela Pompei, viso tondo e sguardo aperto come fosse affacciata a una finestra che dà sul mondo. Pessimi quartieri Anche lei ?chiamata? vent?anni fa dagli amici del liceo (ma che le sponde del lago di Genezareth si siano trasferite nei cortili delle scuole?), per mesi tenne nascosti ai genitori i pessimi quartieri che aveva preso a frequentare. Molti degli amici di Daniela frequentano la scuola d?italiano che sta sopra la mensa di via Dandolo. Si cominciò a fare lezione vent?anni fa a un centinaio di stranieri, oggi seguono i corsi in 2mila. Laura Nunberg, logopedista per bambini autistici, si è adattata con entusiasmo all?insegnamento interculturale. Con poche esitazioni racconta di sé: della sua ricerca della spiritualità, cominciata da giovane, e poi dell?incontro con la concretezza della Comunità. Racconta tutto e poi, sempre sorridente, chiede di non parlarne con nessuno, per amicizia. Alessandra Capon, invece, ha conservato lo sguardo un po? tagliente di chi ha fatto molto rumore a scuola. Difficile immaginare una perplessità maggiore di quella dei suoi familiari quando ha cambiato convinzioni. «All?inizio si preoccupavano perché secondo loro la Comunità mi prendeva troppo. C?era l?università e poi il lavoro e il resto, quella che per loro era la vita», ricorda. «Poi, però, hanno capito che stavo bene, che avevo smesso di rimuginare sulle piccole cose che pensi siano importanti e che invece non lo sono». C?è un?altra cosa che colpisce di queste persone, ed è l?indifferenza per la carriera. Mentre il mondo si è arreso all?equazione tra realizzazione professionale e vita individuale, loro affermano una cosa scandalosa: «Il tempo è prezioso, e là dove è il tuo cuore è il tuo tesoro», dice Paolo Cian, che il tempo lo passa nei doposcuola e nei campi zingari. Anche lui ha sul viso molti anni meno dei suoi 30 e su questo ha una teoria: «È perché non siamo arrabbiati», dice, «e siamo contenti della vita che facciamo». Il dubbio pagano Facciamo un giro in macchina di notte con Lucia, andiamo a trovare i suoi amici che dormono per strada. Raggiungiamo il posto di Andrea e Claudio con il loro cane, a ridosso della vetrina di un negozio di arredamento. «A rega? non ve faccio entra? in camera da letto perché c?avete le scarpe sporche», scherza Andrea vedendo Lucia avvicinarsi con panini e tè. Tutte le attività anticipano o seguono sempre la preghiera serale. Non tutti vi partecipano, né è chiesto loro di farlo. «Se la fede è un dono di Dio, allora chi non ce l?ha è perché Dio non vuole dargliela?», cerca di far quadrare il cerchio del suo dubbio il non credente; ma Mario Marazziti, preso quasi in contropiede, risponde diritto al cuore: «Forse bisogna prima riuscire ad accettare l?idea che c?è qualcuno che ti ama». E svanisce ancora una volta quella sensazione di minaccia. Alla Comunità di Sant?Egidio partecipano anche molti non credenti, forse traendo la loro energia dalla consapevolezza che si deve fare il giusto anche se nessuno ci ama, e della vita dei primi cristiani condividono l?amicizia e la concretezza per il Bene; nessuno penserà mai che non fanno parte della Comunità.


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