Famiglia

Un garante europeo. Ecco cosa serve

Affido/ Intervista a Marida Bolognesi: lo scorso inverno firmò un accordo con il governo bielorusso. Oggi dice: "Ci vuole un'unica regia"

di Sara De Carli

Lo scorso inverno Marida Bolognesi era a Minsk, come membro della Bicamerale per l?infanzia, a trattare per la firma del protocollo tra la Commissione adozioni internazionali e il governo bielorusso. Un protocollo salutato con sollievo dalle 500 famiglie italiane che dal 2004 vedevano le loro domande di adozione bloccate sui tavoli bielorussi. Vita: Onorevole, cosa succederà a queste famiglie dopo la vicenda di Cogoleto? Marida Bolognesi: Sono preoccupata, come gran parte dei genitori in attesa. Questa vicenda ha dato un alibi a chi in Bielorussia dice «non abbiamo bisogno di nessuno». D?altra parte in questi giorni le relazioni tra i due paesi si sono dimostrate molto salde, credo possa essere l?occasione per sbloccare una volta per tutte le adozioni in sospeso e la presentazione di nuove domande. La Bielorussia a giugno si è impegnata a dare entro il 1° settembre una risposta motivata alle 500 domande di adozione bloccate: non è successo, ma dalle famiglie so che qualcosa cominciava a muoversi? Certo il caso di Maria non può avere un esito diverso da quello degli altri bambini. Vita: E per i soggiorni temporanei? Bolognesi: La Bielorussia li ha bloccati, ma non credo che su quello ci saranno problemi. L?esperienza di questi vent?anni è il più grande progetto di accoglienza a livello europeo. Ma proprio perché si tratta di una realtà così grande non possiamo permetterci di ragionare solo sulle emergenze che vengono a galla di volta in volta. Vita: Cosa intende? Bolognesi: C?è bisogno di un?unica cabina di regia, sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri o sotto la Bindi: oggi le competenze sono suddivise tra il ministero alla Famiglia, gli Esteri, la Solidarietà sociale… E magari anche di un garante dei bambini, europeo. Questa vicenda poi segnala il bisogno di governare le dinamiche che si instaurano tra le famiglie e i bambini. Non è un male se alcune esperienze si trasformano in adozioni, però occorre anche chiarire che un soggiorno temporaneo e un?adozione sono due cose diverse. Vita: Cosa ha in mente? Bolognesi: Un tavolo di discussione per creare esperienze di affido internazionale a progetto. Si tratta di rafforzare i progetti di accoglienza, che possono anche essere più lunghi, ma a patto che siano più strutturati. Penso soprattutto alla scuola, a una sorta di Erasmus per i piccoli, magari coinvolgendo un intero gruppo classe che fa in Italia tutto un anno scolastico. Oppure a esperienze di affido legate a un progetto di salute. L?importante è che ci sia un progetto preciso, pensato per rispondere ai bisogni del bambino.


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