Cultura

Un fondo superstar. Due mesi, 180 milioni

Il grande gruppo bancario si è buttato sul mercato dei prodotti socialmente responsabili con grande convinzione. E i risultati si vedono

di Francesco Maggio

Non ci sono dubbi: il palmares spetta al gruppo Unicredit. La decisione, nel 2001, di uscire definitivamente dal settore delle armi. L?acquisto, nello stesso periodo, della più gloriosa casa di investimento americana, Pioneer Investment (115 miliardi di euro di asset gestiti), la prima al mondo a lanciare un fondo etico. Un amministratore delegato, Alessandro Profumo, che dichiara a ogni pie? sospinto che la responsabilità sociale d?impresa è la carta vincente per fare profitti e ci scrive su un libro insieme a un autorevole esponente della società civile organizzata, Giovanni Moro. Un direttore Corporate Identity, Pier Luigi Celli, che rompe gli schemi e afferma: «Mai un consulente che venga pagato per dubitare. Sembra sconveniente. E invece sarebbe una benedizione». Un fondo obbligazionario socially responsible che, lanciato il 10 ottobre scorso, raccoglie in due mesi 180 milioni di euro. Una fondazione, Unidea, impegnata in progetti sociali, alla quale ogni anno va l?1% dei profitti realizzati da Piazza Cordusio (e stiamo parlando di almeno un paio di decine di milioni di euro a botta). Sì, l?elenco dei punti di forza di Unicredit è lungo, l?etica è entrata a pieno titolo nella mission aziendale e i vertici non hanno paura di percorrere strade inedite per affermare questa cultura. Peccato che tra quanto proclamano i ?capi? e quanto mettono in pratica i dipendenti ancora ce ne corre. Lo abbiamo constatato qualche mese fa con una nostra inchiesta, da cui è emerso che in una grande filiale di Unicredito nel centro di Milano, nemmeno sapevano che la banca stessa, tramite la sgr Pioneer, avesse in portafoglio un fondo etico. Profumo e company in quell?occasione hanno accettato le critiche, dimostrando di saperle ascoltare e di tenerne conto. Anche in questo, in fondo, si sono dimostrati degli innovatori. Unico neo, la recente esclusione dalla versione europea del Dow Jones della sostenibilità.


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