Sostenibilità
Un flop annunciato
Verso l'approvazione del debolissimo documento negoziale. Le ong protestano
di Redazione
Sipario su Rio +20, il vertice Onu sullo sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro con 190 Paesi. Confermati in toto i pronostici negativi della vigilia. Associazioni e società civile sono tutte concordi: un documento ”mediocre” e un esito del vertice ”segnato da gravi omissioni”.
Il documento presentato ai Capi di Stato e ai rappresentanti di Governo tre giorni fa, e ormai, a meno di sorprese dell’ultima ora, destinato a essere il testo finale, mette nero su bianco la green economy e avvia un lavoro per arrivare a inserire il conto ambientale nei Pil dei Paesi.
Greenpeace, Oxfam, Wwf , Legambiente presenti a Rio, ma anche la società civile e i popoli che hanno manifestato in questi giorni restano convinti della debolezza del vertice.
“Rio+20 era una Conferenza sulla vita; sulle future generazioni; sulle foreste, gli oceani, i fiumi e i laghi da cui tutti noi dipendiamo per avere cibo, acqua ed energia. Era una Conferenza per affrontare la pressante sfida di costruire un futuro che ci possa sostenere. Sfortunatamente, i leader del pianeta riuniti qui hanno perso di vista questa urgente motivazione. Ma l’urgenza di agire non è cambiata. E la buona notizia è che lo sviluppo sostenibile è una pianta che ha messo radici; crescerà nonostante la debole leadership politica qui a Rio.” dichiara il direttore generale del WWF Jim Leape.
“Abbiamo visto dei leader farsi avanti a Rio, semplicemente non è stato nell’ambito dei negoziati: un’emozionante leadership cresce nelle comunità, nelle città, nei governi e nelle imprese che stanno gettando le fondamenta per proteggere l’ambiente, alleviare la povertà e portare il pianeta verso un futuro più sostenibile.”
“Abbiamo bisogno di azione ovunque: da individui, villaggi, città, Paesi, piccole e grandi imprese e movimenti e organizzazioni della società civile. Dobbiamo tutti prenderci la responsabilità che i leader del pianeta hanno fallito a Rio. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi e sperare che siano utili ad aprire lo spazio politico per portare a termine un processo multilaterale come Rio+20.”
“L’Europa“, aggiunge Mariagrazia Midulla, responsabile policy Clima ed Energia WWF Italia, che ha seguito i negoziati a Rio “si è presentata a Rio con proposte relativamente ambiziose, pure ben poche di queste proposte sono sopravissute nel testo finale. E’ chiaro che il ruolo della UE é cambiato nel contesto globale, e che oggi le economie emergenti hanno assunto un ruolo politico nuovo e primario. Per questo, l’autorevolezza politica europea non può che risiedere nella forza dell’esempio. Come WWF, dunque, sfidiamo la UE: dopo Rio, non solo bisogna comunque cercare di costruire sui pochi risultati ottenuti, ma soprattutto bisogna applicare le proprie posizioni a livello europeo, nel concreto. La green economy e’ anche la ricetta per far fronte alla crisi economica: sarebbe suicida continuare con una logica emergenziale senza avere una prospettiva. Per far questo, occorre non cedere alla tentazione di rattoppare l’esistente, se é in contraddizione con la propria visione.
Le associazioni ambientaliste e i gruppi della società civile hanno presentato la lettera alle Nazioni Unite e ai delegati di Rio+20 in cui hanno preso le distanze dal testo finale:
IL “RIO+20” CHE NON VOGLIAMO
Il “Futuro che Vogliamo” non si trova nel documento che porta questo nome.
Il “Futuro che Vogliamo” non è quello risultato dal processo negoziale di Rio+20.
Il “Futuro che Vogliamo” è fatto di impegni concreti e azione, non di sole promesse. Ha l’urgenza necessaria per risolvere, non posporre, la crisi sociale, ambientale ed economica. E’ fatto di cooperazione ed è in linea con la società civile e le sue aspirazioni, non solo con le posizioni comode dei governi.
Nessuno di questi punti si trova nei 283 paragrafi del documento ufficiale che questa Conferenza lascerà in eredità. Il documento intitolato “Il Futuro che Vogliamo” è MEDIOCRE e non è altezza dello spirito e dei passi avanti fatti nei vent’anni trascorsi da Rio92. Né è all’altezza dell’importanza e dell’urgenza delle questioni affrontate. Le agende fragili e generiche per i prossimi negoziati non garantiscono risultati.
Rio+20 passerà alla storia come la conferenza ONU che ha offerto alla società globale un esito segnato da gravi omissioni. Mette a rischio la conservazione e la resilienza sociale ed ambientale del pianeta, così come ogni garanzia di diritti umani acquisiti per le generazioni presenti e future.
Per tutte queste ragioni, come molti gruppi e individui della società civile, registriamo la nostra profonda delusione rispetto ai capi di Stato, sotto i cui ordini e guida hanno lavorato i negoziatori, e dichiariamo che non ammettiamo né avalliamo questo documento.
Firmatari
Ashok Khosla
Bill McKibben
Brittany Trifold
Camilla Toulmin
Carlos Alberto Ricardo
Carlos Eduardo Young
Davi Kopenawa Yanomami
Fabio Feldmann
Ignacy Sachs
Jim Leape
José Eli da Veiga
José Goldemberg
Juan Carlos Jintiach
Kumi Naidoo
Luis Flores
Marcelo Furtado
Marina Silva
Mathis Wackernagel
Megaron Txucarramãe
Mohamed El-Ashry
Oded Grajew
Peter May
Raoni Metuktire
Ricardo Abramovay
Ricardo Young
Roberto Klabin
Sergio Mindlin
Severn Suzuki
Thomas Lovejoy
Vandana Shiva
William Rees
Yolanda Kakabadse
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