Cultura
Un fiore on the road per salvare le lucciole
Prostituzione. La lule, dieci anni in trincea contro la tratta
Quando dieci anni fa hanno iniziato a operare lungo le strade battute dalla prostituzione scelsero di chiamarsi Lule, che in lingua albanese significa ?fiore?. Una scelta non casuale perché in quegli anni le ragazze che volontari e operatori incontravano erano soprattutto albanesi, «ora il fenomeno è cambiato, operiamo in particolare con donne africane, soprattutto nigeriane, e con giovani provenienti dall?Europa dell?Est» spiega Stefano Montorfano, coordinatore del servizio di strada.
Al fenomeno della prostituzione e della tratta per sfruttamento sessuale l?associazione dedica ogni anno una relazione. A scorrere le oltre 40 pagine fitte di numeri, grafici, tabelle e considerazioni si scopre quanto l?attività dei volontari (una quarantina) e degli operatori professionali (venti) non si fermi all?attività con le unità di strada, ma coinvolga anche il livello culturale e soprattutto come negli anni quest?opera sia cresciuta. Se all?inizio i volontari operavano ad Abbiategrasso e dintorni (zona sud-ovest della provincia di Milano) oggi hanno allargato il raggio di azione e arrivano fino alla provincia di Pavia, a sud, e nell?area della futura provincia di Monza a nord. «Abbiamo organizzato incontri, dibattiti e corsi di formazione per volontari. Ne abbiamo conosciuti centinaia e qualcuno si è fermato con noi», continua Montorfano, «e del gruppo storico siamo rimasti in dieci». Il turn-over tra i volontari della Lule è elevato: un quarto di loro sono gli stessi di dieci anni fa «ma per lo più abbiamo giovani tra i 20 e i 30 anni, soprattutto studenti». Negli incontri con le ragazze che si prostituiscono viene distribuito materiale informativo a tema sanitario, con schede in lingua inglese, spagnola, russa, albanese, bulgara, polacca e rumena oltre che in italiano. Ma il principale lavoro è relativo all?instaurarsi di una relazione per favorire un percorso di fuoriuscita dall?emarginazione. «Non è stato modificato l?articolo 18 (quello che prevede percorsi di fuoriuscita dal racket della prostituzione) anche se alcune ragazze scelgono delle vie personali: il problema non può essere generalizzato, c?è il rapporto con gli operatori e poi contano molto le risorse personali di ciascuna», spiega Montorfano.
Alla vigilia del decimo anno di attività, però, per la Lule il primo obiettivo è «sopravvivere. Il momento è difficile, stanno venendo meno i contributi pubblici e per la prima volta prevediamo un buco economico: le risorse dei Comuni si sono dimezzate, quelle legate all?articolo 18 (dlgs 286/98) si sono ridotte e anche i contributi regionali avranno un calo del 40%», dice sconsolato il coordinatore dell?associazione. «Siamo una realtà di nicchia, quando gli enti devono tagliare siamo in prima fila ed è difficile anche per i privati aiutarci». Ma volontari e operatori dell?associazione non si arrendono agli angoli delle strade ci sono ancora troppe ragazze che hanno bisogno d?aiuto.
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