Famiglia

Un figlio, un voto. Le reazioni. L’idea di Campiglio sfonda a casa Prodi

Presentata al congresso Acli, ha raccolto il consenso di Flavia Franzoni. Ma già Rosmini e don Zeno a Nomadelfia...

di Francesco Maggio

L?idea è tanto semplice quanto dirompente: per invertire il triste trend che sta mettendo in ginocchio le famiglie italiane e che relega l?Italia ai più bassi tassi di natalità al mondo, far sì che i bambini abbiano un peso elettorale. L?idea, anticipata da Il Corriere della Sera e da Vita è stata annunciata davanti alla foltissima platea del congresso delle Acli di Torino domenica 4 aprile. A spiegarla il suo ideatore, Luigi Campiglio, docente di economia e prorettore dell?Università cattolica. Com?è stata accolta questa proposta? Il primo sondaggio è stato fatto tra i delegati: praticamente divisi a metà tra favorevoli e scettici. “Un risultato assolutamente incoraggiante per una proposta che è estremamente innovativa e chiede un po? di tempo per essere assimilata”, commenta Campiglio. Tra i tanti personaggi passati sul palco del Lingotto, una si è dimostrata particolarmente entusiasta. è Flavia Franzoni, moglie di Romano Prodi. Che a Vita spiega le ragioni del suo consenso. “La prima volta che ho sentito parlare di voto ai minorenni è stato circa un anno fa dal professor Wan Parjis, professore di sociologia all?Università di Lovanio, peraltro nostro vicino di casa a Bruxelles, con il quale più volte mi è capitato di discutere a cena di problemi legati ai giovani e alla famiglia. All?inizio pensai che si trattasse di un?intelligente provocazione intellettuale. Poi, invece, ho visto che in realtà da più parti nel mondo si sta approfondendo l?idea di far votare i minorenni e, fatto più importante, si sta cercando di studiare come renderla davvero praticabile. Trovo tutto questo molto interessante”. E così gli altri leader. Ironizza Maroni: “Ho tre figli, quindi mi conviene”. è pensoso, invece, Savino Pezzotta: “Chiedo un supplemento di riflessione prima di esprimermi”. Sfuggenti o negativi Rutelli e Fassino. Entusiasta invece Giampiero Leo, assessore alla Cultura della Regione Piemonte. Per Luigi Bobba, presidente riconfermato delle Acli, questo è solo il primo atto. “Credo che la proposta del voto che rappresenti l?interesse dei bambini e quindi della famiglia sia una scommessa decisiva per il nostro futuro. Quindi faremo le cose per bene per arrivare sino in fondo. Il primo passo è la costituzione di un gruppo di studio che affronti tutte le problematiche connesse. Sarà un gruppo con studiosi europei, perché, è bene ricordarlo, non siamo solo noi a pensare a una soluzione come questa. Poi diffonderemo in modo massiccio una sintesi che Campiglio sta preparando, in modo che tutti possano conoscere la proposta, ragionarci e discuterla”. Un proposta dirompente, ma a cui qualcuno aveva già pensato: Antonio Rosmini l?aveva addirittura inclusa nella sua bozza di Costituzione del 1848. Una proposta che qualcuno aveva addirittura messo in pratica: a Nomadelfia, la celebre comunità vicino a Grosseto fondata da don Zeno Saltini nel 1931, i meccanismi elettorali interni prevedono che la madre possa votare anche per i suoi figli.


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