Mondo

Un figlio dal mondo. Da oggi cambia tutto

Ecco cosa bisogna sapere per affrontare il cammino di un'adozione.

di Gabriella Meroni

Adozioni internazionali, cambia tutto: cambiano le regole, i tempi, i modi, gli interlocutori. La rivoluzione è scattata ufficialmente il primo maggio, con l?entrata in vigore della legge 476/98 sulle adozioni all?estero, e riguarda i futuri mamme e papà adottivi e i loro futuri figli stranieri. Due realtà che è sempre stato difficile far incontrare – solo una coppia idonea su 5 ha realizzato il suo sogno nel 1999, mentre le domande sono aumentate di un terzo dal 1996 -, ma che da oggi potranno farlo con più sicurezza, al riparo dai famigerati ?ladri di bambini?. Ecco le principali novità dell?attesissima normativa.

Più controlli, più sicurezza
La legge 476 realizza un obiettivo ambizioso: porre sotto il controllo di un?autorità centrale tutte le pratiche di adozione di bambini stranieri, per evitare che le famiglie vadano da sole ?alla caccia? di un figlio negli orfanotrofi stranieri e diventino involontari protagonisti di speculazioni sulla pelle dei più piccoli. L?autorità centrale italiana è nata il 2 maggio presso il ministero degli Affari sociali, si chiama ?Commissione per le adozioni internazionali? e gestirà d?ora in poi tutte le pratiche di ingresso dei bambini. Prima azione di questo organismo sarà la preparazione un albo degli enti autorizzati all?adozione internazionale cui i genitori saranno obbligati a rivolgersi per avere un bambino. «È una scommessa di trasparenza» dice il vicepresidente della Commissione e capo dipartimento degli Affari sociali, Paolo Onelli. «Noi garantiamo e controlliamo le organizzazioni iscritte all?albo, e queste si occuperanno dell?adozione dei bambini dall?inizio alla fine». Basta con il fai-da-te, basta con i viaggi in proprio di coppie che, una volta ottenuta la dichiarazione di idoneità all?adozione dai tribunali, partono alla ricerca del sospirato figlio e magari lo ottengono, ma senza sapere esattamente la sua provenienza, il suo ?prezzo?. Oggi invece, non appena l?elenco degli enti autorizzati sarà pronto, i genitori idonei dovranno dichiarare da subito a quale associazione affidano la propria pratica, e impegnarsi a seguire un percorso di formazione. «Speriamo che l?albo sia pronto in fretta» dice Daniela Bertolusso dell?associazione torinese Amici di don Bosco, che ha richiesto di essere inserita tra gli enti autorizzati. «Per far cessare la scandalosa caccia al bambino tuttora in corso specie nell?Est europeo. In attesa che la legge diventi operativa, gli intermediari hanno anche alzato i prezzi perché sanno che non c?è più tempo». I numeri dell?anno passato lo confermano: nel 1999 ben il 70% dei bambini adottati in Italia proveniva dall?Est europeo, in particolare da Russia e Ucraina (44%), Paesi in cui i controlli sugli orfanotrofi e i tribunali sono pressoché inesistenti e le pratiche facilissime. Per fare un paragone, nel 1996 i piccoli dell?Est rappresentavano solo il 40% degli ingressi.

Il ruolo degli enti autorizzati
Se la legge cambia il panorama per le famiglie, le associazioni che si occupano di adozioni internazionali si trovano al centro di una rivoluzione senza precedenti. Fino a ieri gli enti riconosciuti erano una trentina (nomi e indirizzi sul nostro sito www.vita.it), ma gestivano non più di 1200 adozioni, il 30/35% del totale. Tra qualche mese le dovranno smistare tutte, triplicando il lavoro. Ce la faranno? «Certo», è la risposta di Marco Griffini, presidente dell?Ai.Bi. «La maggior parte degli enti autorizzati di vecchia data sono già pronti alla sfida, siamo come delle macchine che potrebbero andare a 200 all?ora e invece vanno a 20». «Il nostro modo di essere e di operare non cambia» aggiunge Daniela Bertolusso. «Visto che gli obblighi che la legge ci dà facevano già parte del nostro modo di agire». Non c?è dubbio in effetti che i criteri che la legge fissa per le associazioni (vedi box) garantiscano trasparenza e affidabilità. Ma anche prezzi accessibili? Non è detto. L?adozione, infatti, costa, e il problema di tariffe certe e definite per tutti non è ancora stato dipanato. «Siamo tutti enti non profit» dice Daniela Bertolusso degli Amici di don Bosco. «Quindi le spese vive che sosteniamo devono essere coperte dalla famiglia, ma sarebbe triste che l?entrata in vigore della legge fosse un?occasione di speculazione». Griffini invoca una regolamentazione precisa: «Nel regime precedente c?erano organizzazioni che chiedevano fino a 40 milioni e non si capiva perché», osserva. «Sarebbe opportuno stabilire delle tariffe-Paese valide per tutti: così chi adotterà in India saprà che costa una certa cifra, in Romania un?altra, indipendentemente dall?ente prescelto».

Tribunali e servizi sotto la lente
La nuova legge coinvolge anche tribunali e servizi sociali, che vedranno da un lato aumentare il proprio carico di lavoro, e dall?altro saranno costrette a rispettare tempi più stretti. I tribunali, ad esempio, dovranno rispondere alla richiesta di idoneità delle coppie entro nove mesi; i servizi sociali si dovranno occupare – come non avevano mai fatto – della formazione e informazione degli aspiranti genitori. «L?informazione è un cardine della nuova legge» osserva Paolo Onelli. «Per questo puntiamo molto sull?attività dei servizi locali, che in collaborazione con gli enti dovranno diffondere le novità». Il prossimo appuntamento per verificare se questa complessa macchina funzionerà è tra qualche mese, quando sarà completato l?albo degli enti e chi sarà fuori, sarà fuori, chi dentro, dentro. La legge prevede un ?periodo finestra? di sei mesi: entro novembre, dunque, le vecchie, incerte adozioni non esisteranno più. E scatteranno i primi, veri bilanci.

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