Giustizia
Un errore non è per sempre: la lezione di Sbarbaro per i giovani detenuti
Daniele Mencarelli e Alessio Boni leggono il poeta ligure ai ragazzi del carcere minorile Beccaria di Milano. Tra disperazione e desiderio, una riflessione sull'umano per trovare una nuova occasione nella società. L'iniziativa fa parte di Liberi Libri, la rassegna promossa da Fondazione De Sanctis per per portare i classici della letteratura italiana negli istituti di pena

«Sta a voi ma anche a noi, come società civile, offrirvi una possibilità per dimostrare chi siete davvero ed evitare che vi accada quello che è successo a Camillo Sbarbaro, che per tutta la sua vita artistica ha pagato per un solo sbaglio». A parlare è il poeta, scrittore e sceneggiatore Daniele Mencarelli. «Voi» sono i giovani detenuti dell’Istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano. Il «solo sbaglio» di Sbarbaro è quello di aver pubblicato la sua prima raccolta di poesie, Pianissimo, sul giornale La Voce, reputata al tempo (1914) un foglio di basso livello, quasi scandalistico. Un errore, spiega Mencarelli, che lo ha costretto a «vivere un pregiudizio» per il quale è rimasto ai margini della vita artistica del suo tempo, esattamente come troppo spesso accade ai detenuti, che per un solo sbaglio rimangono vittima di un pregiudizio che li tiene ai margini della vita sociale.
Un poeta di nicchia vicino all’anima dei giovani
Sbarbaro, un poeta di nicchia che nella raccolta Pianissimo ha messo in versi una «melanconia struggente che è molto vicina a quello che vivono questi ragazzi», il commento dell’attore Alessio Boni, che ha incontrato i giovani detenuti assieme a Mencarelli il 4 aprile in occasione del quarto appuntamento di Libri Liberi, l’iniziativa promossa da Fondazione De Sanctis col patrocinio del ministero della Giustizia e la collaborazione del Centro per il libro e la lettura del ministero della Cultura per portare i classici della letteratura italiana nelle carceri. L’obiettivo è quello di usare la letteratura e la poesia come veicoli per stimolare nei detenuti una riflessione su se stessi e sull’umano.
Quattro testi, quattro sentimenti
I testi, scelti da Mencarelli e interpretati da Boni, esprimono sentimenti ed emozioni che accomunano a un secolo di distanza i giovani detenuti a Sbarbaro. Così, la disperazione che Sbarbaro manifesta in “Taci, anima stanca di godere”, trasmessa dall’incapacità del poeta di trovare significato in un mondo che per lui è solo «quello che è», è la stessa che si possono trovare a vivere i ragazzi in carcere – ma in realtà vale tutti noi. Una situazione, questo l’ammonimento di Mencarelli, da cui per venirne fuori e ritrovare speranza occorre «scendere a patti col proprio giudice interno e scoprire un po’ di tenerezza verso se stessi».
L’ascolto di se stessi ritorna in “Taci, anima mia”, ma l’accento su cui ha voluto battere Mencarelli è l’attesa. «Voi vivete nell’attesa», ha detto ai ragazzi. «Chi meglio di voi sa come si sente “l’albero ignudo a mezzo inverno” di cui parla Sbarbaro?». E chi, se non loro, conosce bene il significato di «E, venuta la sera, nel mio letto/mi stendo lungo come in una bara»? Ma «da questa presunta morte si resuscita», sottolinea Mencarelli. «Per questo, vi auguro di ricordare questo periodo che state vivendo come di un passaggio che, come arriva, allo stesso modo finisce».
Un invito, questo, a una presa di coscienza, a una prova di maturità, cioè, secondo Mencarelli, «l’unica cosa che può far ritornare la ‘volontà di vivere’» che Sbarbaro menziona nell’ultimo verso di “Adesso che placata è la lussuria”. Un testo che parla di un desiderio che, appagato, non lascia più nulla e che per Mencarelli è un invito a tenersi alla larga dalle dipendenze.
Infine, la scelta di “Padre, se anche tu non fossi il mio” è una scommessa ma anche, di nuovo, un’invito a non perdere la speranza. Nella poesia, Sbarbaro spiega come l’affetto verso il padre non dipenda dal rapporto biologico tra di loro, ma dalle qualità umane del genitore. «Io», ha detto Mencarelli, «ho avuto fortuna, perché ho avuto in dono due genitori per cui i figli erano l’unico patrimonio, ma magari voi no, non lo so. Ma, se inseguite quella dolcezza di cui parla la poesia, questo non significa che non possiate trovare nel mondo un padre che non sia il vostro».
Libri Liberi continuerà fino a dicembre. La prossima tappa sarà all’Ipm Gian Paolo Meucci di Firenze l’11 aprile.
In apertura: Alessio Boni (a sinistra) e Daniele Mencarelli (a destra) sul palco del teatro dell’Istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano (foto di Alessandra Albertini)
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