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Un emendamento per i “fuori famiglia”: sarà la volta buona?

Dopo quasi dieci anni di tentativi, il Governo Italiano con la Legge di Bilancio potrebbe prevedere una prima sperimentazione in favore dei neomaggiorenni cresciuti “fuori famiglia”. Presentato un emendamento: il destino dell’intervento, e quindi di migliaia di ragazzi, dipenderà dalla individuazione delle coperture finanziarie

di Redazione

Gli aiuti, il sostegno, gli investimenti, i percorsi d’accoglienza, le case famiglia e poi? Troppi ragazzi vulnerabili oggi, raggiunta la maggiore età, vengono lasciati soli, esposti al rischio di marginalizzazione e povertà. Secondo i dati raccolti dalle associazioni, ben dieci ragazzi al giorno, dopo il sostegno e l’esperienza vissuta nelle case famiglia, sono oggi obbligati a cavarsela da soli per legge, perché con la maggiore età escono dai percorsi di protezione e tutela.

Ora, dopo quasi dieci anni di tentativi, il Governo Italiano con la Legge di Bilancio potrebbe prevedere una prima sperimentazione in favore dei neomaggiorenni cresciuti “fuori famiglia”.

Si tratta di 3200 giovani che ogni anno escono dai percorsi di accoglienza in comunità di accoglienza, case famiglia e famiglie affidatarie. Giovani particolarmente vulnerabili che in questa rinnovata condizione di abbandono per sopravvivere rischiano di diventare manovalanza per i clan criminali, per il caporalato o finiscono nei circuiti della prostituzione o a rischio di sviluppare dipendenze patologiche.

La collaborazione fra Terra dei Piccoli, Fondazione Domus de Luna e Agevolando ha permesso di portare il problema all’attenzione delle istituzioni, dando vita ad un Comitato a cui partecipano due coordinamenti nazionali (CNCA e Cismai) e due grandi associazioni (Progetto Famiglia e Sos Villaggi dei Bambini) che insieme rappresentano più di 500 Associazioni presenti in tutto il territorio nazionale.

Il 9 novembre, in stretta collaborazione con la Vice Presidente della Commissione Bicamerale Infanzia Sandra Zampa, i senatori Mattesini, Ferrara, Amati, Collina, Albano e Fasiolo hanno presentato un emendamento che prevede di disporre, in via sperimentale, l’istituzione di un fondo triennale complessivo di 10 milioni di euro a decorrere dall’anno 2018. Meno di 200 mila euro all’anno per regione, un piccolo ma importante traguardo per il riconoscimento e la tutela di questi giovani.

Tale proposta inizierebbe finalmente a sanare una situazione inaccettabile, che oggi alimenta il circolo vizioso della marginalizzazione e vanifica gli effetti dell'investimento che lo Stato sostiene per promuovere la crescita individuale di ciascun bambino e adolescente senza o fuori famiglia.

L’accoglienza dei minorenni in casa famiglia e in comunità è sostenuta finanziariamente dallo Stato e il costo per ogni intervento, come ha calcolato Andrea Cippone dell'associazione Terra dei piccoli Onlus e presidente del Comitato nazionale neomaggiorenni fuori famiglia, “è di circa 250mila euro a ragazzo fino al compimento del diciottesimo anno. Poi, con la maggiore età, lo Stato termina il suo intervento. Un investimento enorme che rischia di andare perso, fallendo nel raggiungimento degli obiettivi previsti solo perché è stata fissata rigidamente la data di scadenza”.

Commenta il presidente di Agevolando Federico Zullo: “Crediamo che questa Legge di Bilancio – che si dichiara essere per l’occupazione giovanile – debba finalmente dare seguito a un percorso lungo fatto di tanti tentativi di cui ci siamo fatti portavoce a nome di tanti ragazzi e ragazze in Italia e che stiamo continuando con costanza a portate avanti anche con il gruppo ‘#5buoneragioni per accogliere i bambini che vanno protetti’ e con il Care Leavers Network, la prima rete informale di giovani cresciuti fuori famiglia”.

Aggiunge Ugo Bressanello, presidente della Fondazione Domus De Luna e della Federazione Isperantzia: “In Italia la percentuale dei ragazzi provenienti dai ceti più disagiati che riescono a laurearsi è tra le più basse d’Europa. Il nostro paese è agli ultimi posti nella classifica dei paesi Ocse per la povertà infantile. Il tasso di disoccupazione fra le giovani generazioni è ormai altissimo, ma ad essere particolarmente penalizzati sono proprio i giovani cresciuti fuori dalla famiglia. In Sardegna abbiamo dimostrato che è possibile fare qualcosa di utile con l’approvazione, unica in Italia, della Legge Regionale 4/2006 e successive modifiche”.

Lo Stato non ci può abbandonare nel momento più importante e delicato del nostro percorso – sostiene Nancy del Care Leavers Network Italia – perché è una contraddizione assurda. Siamo ormai tra i pochi, tra i Paesi più sviluppati, a non prevedere soluzioni certe per i ragazzi nelle nostre condizioni. Finalmente una risposta concreta attraverso l’approvazione di questa misura sperimentale!”

Sono circa 30mila i minorenni “fuori famiglia” in Italia. La maggior parte sono bambini nati in famiglie con gravi difficoltà personali, sociali, economiche. Le comunità di accoglienza e le famiglie affidatarie, spesso, diventano l'unica soluzione per dare una possibilità ai ragazzi di costruirsi un futuro. Ma fino al diciottesimo anno d’età. Ci sono alcune migliaia di ragazzi neomaggiorenni ogni anno che non è possibile fare rientrare a casa perché hanno alle spalle situazioni terribili ed è difficile avviarli ad una vita autonoma esattamente al compimento dei 18 anni. Per questo è necessario agire al più presto con un intervento mirato.

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