Mondo

Un documento attualissimo che l’Italia non rispetta del tutto

Parla Vincenzo Spadafora, presidente di Unicef Italia

di Redazione

Migranti, giustizia minorile, mancanza di un Piano nazionale, del Garante
e dei Liveas: ecco le lacune da colmare La Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza costituisce una pietra miliare nella costruzione di una cultura dell’infanzia nel mondo poiché, prima di allora, i pochi documenti internazionali esistenti in materia di promozione e protezione dei diritti dei minori di 18 anni consistevano in mere dichiarazioni di principi o intenti, cioè non erano giuridicamente vincolanti per i governi che le sottoscrivevano.
La Convenzione del 1989 invece è un trattato multilaterale, cioè, lega tra loro gli Stati contraenti e una volta da essi ratificato diventa a tutti gli effetti legge dello Stato. È ancora oggi un documento attualissimo e flessibile ai bisogni di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, in qualunque parte del mondo si trovino a vivere, e non a caso la Convenzione del 1989 è il trattato maggiormente ratificato al mondo.
L’Unicef vigila sulla piena ed efficace applicazione della Convenzione in tutti i Paesi del mondo. Questo avviene anche in Italia, che l’ha ratificata nel 1991, utilizzando come indicatori dei progressi raggiunti e delle lacune da colmare le Osservazioni che periodicamente il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia, organo posto a presidio dell’attuazione della Convenzione tra gli Stati contraenti, rivolge al nostro Paese.
Gli argomenti attualmente sensibili nel contesto italiano possono collocarsi sotto l’ombrello di due principi cardine della Convenzione: il rispetto del principio di non discriminazione e del superiore interesse del minore. Il riferimento è, in particolare, alla delicata condizione dei minori migranti sul territorio italiano, alla mancanza dal 2004 di un Piano nazionale Infanzia, alla non più procrastinabile riforma del sistema di giustizia minorile, all’assenza di un Garante nazionale per i diritti dell’infanzia e adolescenza, alla mancata definizione dei Liveas (livelli essenziali delle prestazioni civili e sociali) che assicurerebbero degli standard minimi comuni a tutte le Regioni italiane in materia di infanzia e adolescenza.
Per onorare i dettami della Convenzione e celebrare il suo ventennale, gli Stati, incluso quello italiano, dovrebbero garantire a tutti i minori sotto la propria giurisdizione pari dignità, pari opportunità, pari diritti, pari accesso ai servizi, pari tutela a parità di condizioni, ove l’unica condizione cui fare riferimento dovrebbe consistere nella “condizione di minore età”, cercando di tenere presenti le conseguenze dirette ed indirette che le politiche istituzionali hanno su di essa.

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