Famiglia

Un diario diffuso racconta i bambini

Un sito raccoglie storie quotidiane di famiglie

di Benedetta Verrini

Si chiama «Diario d’infanzia» ed è un progetto per raccogliere e raccontare le parole e l’immaginario infantile attraverso il web. Un nuovo sito, online dal 6 febbraio, sarà il grande “raccoglitore” di frasi, esperienze, riflessioni cui potranno contribuire nonni, genitori, educatori.
Il progetto, che fa capo a www.diariodinfanzia.it, è stato elaborato dall’Osservatorio dell’immaginario, un “pensatoio” fondato negli anni 90 dalla compagnia teatrale Stilema, specializzata in spettacoli per l’infanzia. «Avevamo l’esigenza di continuare a “frequentare” l’immaginario dei bambini, per progredire nel nostro lavoro senza fermarci agli stereotipi», spiega Fabio Naggi, membro dell’Osservatorio. «Il nostro obiettivo è quello di produrre un teatro che affronti i rapporti dei bambini con il mondo reale, quello degli adulti». Nel corso degli anni, l’Osservatorio dell’immaginario ha prodotto ricerche di straordinario interesse culturale e sociologico, come quella su “l’essere e l’avere” dei bambini e sulla loro felicità.
Nel caso di Diario d’infanzia, sostenuto dall’assessorato alla Cultura del Piemonte, lo scopo è quello di raccogliere, a livello nazionale e internazionale, migliaia di pagine di “diari” di adulti che raccontano domande, impressioni, parole, situazioni vissute dai bambini. Ci sono già 30 luoghi di riferimento in tutta Italia (e uno in Uruguay) in cui sarà possibile partecipare a gruppi di lavoro e raccogliere questi report: scuole, librerie, biblioteche, compagnie teatrali. Anche i singoli possono andare sul sito, iscriversi e trovarsi di fronte alla pagina bianca: «È un progetto che garantisce la più assoluta privacy», puntualizza Naggi, «perché non nasce per mettere in vetrina, ma per raccogliere e custodire. Viene creata una pagina privata, che sarà messa a disposizione della redazione soltanto se l’autore lo consentirà. E, sempre con il consenso, saranno pubblicati solo degli estratti del lavoro prodotto».
Ma qual è lo scopo di questo lavoro? «Mettere al centro la responsabilità degli adulti. Dovranno decidere se la visione del mondo che ci propongono i bambini può essere un contributo utile al cambiamento. Non stiamo parlando di “dittatura della fantasia”, ma di uno sforzo culturale per ammettere che esiste una cultura dell’infanzia, che è in continua evoluzione, che noi adulti non la conosciamo e che vale la pena, a tutti i livelli, di tentare di scoprirla e capirla».
Lo spin-off di Diario d’infanzia potrebbe essere, tra qualche tempo, «quello di costruire per gli adulti una capacità creativa di ascolto e poi anche di scrittura creativa». «Il nostro sogno è che il Diario d’infanzia abbia un numero infinito di pagine e coinvolga sempre più persone», sottolinea Naggi. «Una rete di persone che racconti l’infanzia, quella vera, quella che abita le nostre case e le nostre scuole e non solo i suoi stereotipi, che ci sono trasmessi dai mezzi di comunicazione».


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