Famiglia

Un convegno a Milano. Nessuno bussa allo sportello

L’allarme è di Alessandro Profumo: "La domanda di credito sta diminuendo".

di Francesco Maggio

“Altro che credit crunch: è vero il contrario. Oggi non c?è domanda di credito, questa decresce invece di aumentare”. Per capire lo stato di fiacchezza, l?avvitamento su se stessa in cui è precipitata l?economia italiana, basterebbe questo dato che l?amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, ha sottolineato alla presentazione milanese dell?ultimo libro di Giulio Sapelli Giochi proibiti: Enron e Parmalat, capitalismi a confronto (Bruno Mondadori editore). Se le imprese non chiedono più soldi, se il mercato dei corporate bond si è praticamente bloccato, se ciascun attore economico si lamenta ma non propone vie d?uscita, allora siamo in presenza, è il ragionamento che fa Profumo, di quella che in maniera molto edulcorata si potrebbe definire ?crisi sistemica?. Con parole più spicce, siamo allo sbando. Come se ne esce allora da questo tunnel che sembra non conoscere fine? Come si sconfigge il pessimismo diffuso che attanaglia la società italiana? Sì, perché la questione centrale è proprio questa: ci sono troppi profeti di sventura in giro, troppi che si crogiuolano nel “tanto peggio tanto meglio”, pochi che hanno voglia di rimboccarsi le classiche maniche per ricominciare, cambiando quel che c?è da cambiare. Cosa? Sapelli lo dice chiaro e tondo: “Ristabilendo una semplice, duplice verità. E cioè che l?impresa non è il centro della società. Il centro della società è la società stessa e questa è composta dalle imprese, ma anche dai corpi intermedi, dalla società civile, dai cittadini, dalle persone. E poi bisogna ripartire da ciò che non fallisce mai, l?integrità morale, solo questa non si presta al gioco ?a perdere? di chi vuole sempre guardare, il più delle volte per tornaconto personale, al bicchiere mezzo vuoto”. Ma anche Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, ha le idee chiare: “Oggi c?è un punto che va necessariamente affrontato”, afferma, “ed è quello di ricominciare a guardare la vita in positivo, di ripartire dall?estetica, dal bello, da una moralità come desiderio di bene. L?unica via per approdare a questo risultato è il recupero di una grande forza ideale, solo l?ideale sconfigge i comportamenti egoistici e corrotti”. “In questa partita”, aggiunge Vittadini, “può rivelarsi determinante l?Europa, un?Europa che però sia in grado di recuperare le sue tradizioni di continente aperto al mondo e non invece chiuso negli aut aut, dove vince il neonazionalismo franco-tedesco e quindi quello che è il vero nemico dei nostri tempi da battere: la rendita”. In questo tentativo di uscire dalle secche c?è anche chi come Enrico Letta, responsabile economico della Margherita, si augura che il caso Parmalat alla fine si riveli una crisi salutare, un po? come accadde con lo scandalo del vino al metanolo di qualche anno fa che spinse le aziende vinicole alla riconquista di un mercato di qualità dove oggi sono tornate a essere leader. Andrà così? Chi può dirlo. Fatto sta che per fortuna si ricominciano a tracciare direzioni di marcia, si ricomincia a guardare avanti e chissà che anche libri come quello di Sapelli possano, come sostiene lo scrittore Erri De Luca a proposito di certe letture a lui care, “stendersi sulla vita in corso come garza su una medicazione”.


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