Mondo

Un continente al buio che fa gola ai potenti

Marco Bertotto, presidente della sezione italiana: "Doveroso mobilitarsi, ma non sono guerre dimenticate, il fatto è che paga parlare solo di Iraq e Afghanistan".

di Stefano Arduini

A Marco Bertotto, presidente nazionale di Amnesty International, non convince proprio la definizione di Africa come continente dimenticato: “questo è un genocidio, in Congo dal 1997 sono morte oltre tre milioni di persone, in Ruanda nel 94 le vittime sono state un milione, sono numeri che non si possono dimenticare” . Allora c?è qualcuno che ci mette le mani davanti agli occhi, che ci induce a voltare le spalle a certe tragedie per puntare lo sguardo “dove conviene: in Kosovo, in Afghanistan o in Iraq”.
Vita: In che senso conviene?
Marco Bertotto: Ai grandi della terra, sto parlando del G8. Fa gioco che l?opinione pubblica si concentri su aree che alimentano la discussione sui pericoli del terrorismo internazionale. Puntando i riflettori in una direzione, si lascia nell?ombra l?Africa, dove nel frattempo si fanno affari d?oro. Non è dimenticanza, c?è chi ha deciso di spegnere la luce.
Vita: Avete appena presentato il Rapporto annuale 2003. Come sta il Continente nero?
Bertotto: L?Africa è la regione dove l?anno scorso abbiamo ottenuto meno risultati. Fra tante spine, una rosa: in Sierra Leone, dopo dieci anni di conflitto, il processo di pace sembra avviato. Ma non sono ottimista. In Eritrea, Etiopia, Sudan, Congo e Uganda, per citare solo pochi casi, il diritto alla vita è calpestato ogni giorno. Il meccanismo è semplice: le violazioni dei diritti umani si commettono dove i responsabili hanno la sicurezza dell?impunità. E per noi è molto più arduo portare sul banco degli imputati i signori della guerra africani e i loro mandanti, piuttosto che un gerarca di Milosevic o di Saddam.
Vita: Per quale ragione?
Bertotto: Risposta agevole: è quasi impossibile ottenere un titolo o un servizio giornalistico sulle nostre battaglie in Africa, molto più facile in altri contesti, forse più fruibili anche al grande pubblico.
Vita: Perché allora non cambiare l?agenda arcobaleno e lanciare una campagna per salvare l?Africa, come ha proposto il segretario cislino Pezzotta?
Bertotto:Sarebbe doveroso, ma nutro dubbi sulla capacità del mondo di scaldarsi su questo tema. Nell?immaginario collettivo l?Africa è per natura il regno della violazione dei diritti umani.
Vita: Qual è la strada, allora, per accendere un lumicino su questo continente? Magari la nascita di un ?bel? movimento terrorista africano?
Bertotto: Il terrorismo è un fenomeno creato a tavolino, strumentale alla restrizione dei diritti umani. Perfino in Gambia e Uganda sono state approvate leggi antiterrorismo utili solo a chiudere la bocca alle opposizioni. Bisogna capovolgere il paradigma: allargare i diritti umani per ottenere sicurezza. In Africa prima che dovunque.
Vita: Da dove partire?
Bertotto: Prima dal blocco della vendita di armi, poi dalla certificazione dei tragitti commerciali dei diamanti.

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